Giarre e le incompiute: ecco le idee dei giovani architetti
Le incompiute giarresi sono muse ispiratrici per tanti giovani laureati che a queste opere pubbliche rimaste incomplete dedicano le loro tesi di laurea.
Il sogno inseguito è quello di dare una nuova vita e funzionalità alle incompiute, ma anche a ciò che c’è attorno. Così come ha immaginato l’arch. Cristina Bella che ha redatto un progetto urbano (nella foto di copertina) che «Non si limita – spiega – alla riprogettazione del campo di polo, che verrà comunque ripensato per le attività sportive e non solo, ma realizza anche una connessione tra le varie incompiute esistenti e le infrastrutture sportive locali grazie a percorsi ciclopedonali con annessi bike sharing e palestre ecosostenibili che coinvolgeranno l’agrumento dell’area di intervento (attualmente quasi del tutto in stato di abbandono). Quest’ultimo diventerà luogo di attrattiva turistica e locale grazie alla progettazione di un “Museo Open Air” e orti urbani reintegranti le antiche colture locali, un istituto secondario per l’agricoltura ed il turismo con annessa area mercatale a km 0 e il rammendo delle maglie urbane esistenti».
A ispirare i giovani architetti anche il centro polifunzionale di Trepunti, dietro la piscina incompiuto. La tesi dell’ arch. Alessandra Grasso è un progetto di riqualificazione e completamento del salone, nato come struttura ricreativa a sfondo teatrale.
«L’idea del progetto (foto a destra) – spiega l’arch. Grasso – è quella di ridare utilità alla struttura, permettendone un’ampia fruizione che coinvolga più fasce d’età e porti anche un benefit economico alla città. Si è optato dunque per la trasformazione del salone in un “Extreme Park” diviso fra spazi esterni e interni. Gli spazi esterni sono deputati a ospitare attrezzature ludiche per bambini, aree picnic, un parco avventura artificiale e un percorso per soft-air. Le aree interne ospitano vari spazi di servizio, una pista per skatebording, una zona ristoro, una palestra e pareti d’arrampicata. Gli interventi di risanamento previsti puntano a mantenere l’originaria impronta rurale del fabbricato, senza snaturarla con camuffamenti di intonaco. Tutte le parti aggiunte previste per il completamento si “aggrapperanno” alla struttura come simbionti, al contempo distaccandosi nettamente dalla stessa per materiale e colore. Le parti aggiunte sono realizzate con la stessa tecnologia usata per le pareti d’arrampicata: pannelli lignei trattati con particolari resine, le cui strutture siano autoportanti o agganciate alla preesistente struttura in calcestruzzo armato.
Insomma, i soldi per una riqualificazione delle incompiute non ci sono, ma se ci fossero, nella mente dei giovani architetti non si pensa a un parco dell’incompiuto, ma ad una trasformazione delle incompiute.
«La Sicilia metafora del Paradiso e Isola del Sole come ci suggerisce la tradizione letteraria (foto a sinistra) – spiega un’altra architetta, Alessia Gullotto – si è trovata spesso sotto i riflettori a causa di una programmazione errata che ha generato una serie di architetture mai finite, di scheletri che gravano pesantemente su tutto il territorio, siciliano e non solo. La mia tesi sottolinea l’attitudine di queste architetture incompiute alla trasformazione, che con il loro carattere irrisolto si prestano maggiormente ad impregnarsi di nuovi significati e identità. Per tali opere diventa immediato pensare ad una ‘strategia d’uscita’: è l’incompiuta stessa che si propone come risorsa e opportunità. In questo processo di ‘riscatto’, il centro polifunzionale di Giarre, diventa un luogo per l’arte e per il tempo libero».