L’imprescindibilità di un’informazione efficiente in un mondo dinamico e veloce. E’ stato questo il concetto principale messo a fuoco nel corso di un appuntamento teso anche ad evidenziare la prolificità del territorio catanese ed in particolare jonico in materia di giornalismo.
Nell’alveo degli incontri organizzati e promossi dalla “Società di Storia Patria e Cultura” e dal suo presidente Nicolò Mineo, ha avuto luogo, presso la “Sala Romeo” del Palazzo delle Culture di Giarre, la presentazione del volume del giornalista Nino Milazzo “Il mio Novecento – Memorie del secolo breve”, edito dalla “Domenico Sanfilippo Editore”.
Alla serata, erano presenti il sindaco di Giarre Angelo D’Anna ed il primo cittadino ripostese Enzo Caragliano. Entrambi hanno evidenziato che la società odierna ha bisogno di punti di verità e di certezza in un mondo carente di valori. Mineo, sottolinenado che il volume di Milazzo riflette la volontà di ripensare i tempi storici, mette in evidenza che Milazzo è il giornalista che si fa storico. In particolare, ciò che emerge dalle considerazioni sulla storia vista dal giornalista, è che la figura del predetto guarda dal presente verso il futuro. Lo storico accademico invece pensa al presente dal passato, in funzione del futuro. In generale comunque, il giornalista riserva attenzione al fatto, mette lo storico corre verso le interpretazioni.
La figura del giornalista Nino Milazzo, autore del predetto volume, assurge a stella polare per i giornalisti attuali. Milazzo, che vanta nel suo curriculum una militanza non solo nel giornale “La Sicilia” ma anche nel “Corriere della Sera”, dove ricoprì pure il ruolo di vicedirettore, indossò i panni del commentatore di politica estera e del notista politico, dopo essere stato forgiato dal microcosmo del giornalismo di provincia.
Il giornalista de “La Sicilia” Giuseppe Di Fazio, successivamente all’aver evidenziato come gli anni 50′ rappresentarono a Catania un periodo di grande produttività nel campo dell’informazione, in quanto si stampavano ben cinque giornali (“La Sicilia”, “Corriere di Sicilia, “Corriere di Catania”, “Giornale dell’Isola” e “Ultimissime”), ha esplicitato che il giornalismo siciliano deve molto a Giarre e a Riposto per le prestigiose firme ascrivibili al predetto territorio.
Tale giornalismo siciliano si è avvalso anche del contributo di intellettuali che, misuratisi con fatti concreti, hanno permesso di leggere l’attualità e di conferire alla notizia uno spessore storico. L’antesignano in materia di trasmissione del modello di giornalismo ripreso da Nino Milazzo, fu Alfio Russo, storico giornalista giarrese di Macchia che diede il nome ad un premio internazionale organizzato dal compianto cavaliere Alfio Di Maria all’indirizzo delle più autorevoli firme della carta stampata.
Altra figura importante nella dimensione del giornalismo siciliano, fu Livio Messina. Russo, direttore del giornale “La Sicilia”, chiedeva ai giornalisti un’attenzione alla realtà. Egli però partiva anche dal presupposto che il giornale, pur avendo una sua linea, la quale era liberale e anti-separatista, potesse raccontare la realtà dei fatti. Fu così che predispose la preparazione di un’inchiesta sul separatismo, chiedendo al proprio giornalista di riferimento di raccontare il punto di vista dei contadini e dunque di vivere il fenomeno dall’interno per poi snocciolare le dinamiche che connotavano il mondo dei separatisti.
Milazzo, autore del libro “Il mio novecento”, mosse i suoi primi passi sul “Giornale dell’Isola”. Pur essendo un repubblicano, Milazzo si adattò a questa testata giornalistica di anima monarchica. Come ha sottolineato il giornalista Di Fazio, riportando una dichiarazione dell’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, Milazzo non appartiene alla categoria dei giornalisti che cercano se stessi nell’acqua del pozzo, bensì è disposto a prendere atto della vera realtà anche se essa si discosta dalle previsioni da lui formulate. Più della metà del suo libro è composta da articoli di politica estera che trattano anche lo scandalo “Watergate”.
A proposito degli Stati Uniti, i suoi articoli sono determinanti per comprendere il presente poichè egli riscontrò negli Usa una vocazione a quell’isolazionismo psicologico che adesso, attraverso il Presidente repubblicano Trump, è diventato politico. Milazzo dunque comprese la necessità di aprirsi al mondo anche per leggere la realtà siciliana. Nei suoi scritti, vi è pure una condanna all’autonomia siciliana, poichè tradì i suoi doveri per darsi al libertinaggio.
Il predetto giornalista, di fronte ad una platea che includeva anche il preside Girolamo Barletta e la scrittrice Silvana Grasso, ha specificato che la sua opera è un compendio della sua attività professionale. Si tratta pertanto di una selezione di articoli scritti tra il “Corriere della Sera” e “La Sicilia”. Il suo volume è nato con l’ambizione di recuperare il passato e dargli un senso, al fine di conoscere meglio il presente.
Milazzo, nel corso del suo intervento, ha specificato che la politica è cambiata poichè i partiti sono finiti. Esistono solo delle forze populiste. Anche il terrorismo ha mutato pelle. Mentre prima esisteva il terrorismo italiano (“Brigate Rosse”), o quello del Perù o dell’Uruguay, adesso esiste un terrorismo globale che mette in dubbio la nostra stessa esistenza.
Umberto Trovato