Martedì scorso, davanti alla sede della Rai di Catania, “Contro gli esiti della mobilità”, si è svolto un sit-in autorganizzato dalle docenti e dai docenti della scuola primaria (nelle foto), prevalentemente donne e giunte da vari centri della Sicilia orientale.
Il prossimo martedì, la protesta si sposterà davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale, in via Pietro Mascagni: “Non possiamo – dice Antonella Trovato, una delle organizzatrici della protesta davanti alla sede Rai – vivere lontani dalle nostre famiglie a 1600 chilometri da casa con lo stipendio da insegnanti. Abbiamo mutui, figli, anni di carriera alle spalle, tutto al Sud. E’ un’emergenza sociale a livello nazionale, qualcuno ci deve ascoltare senza creare una guerra tra poveri”.
Con la protesta in corso l’USB, l’unico sindacato che ha partecipato al sit-in di martedì scorso: “Gli esiti della mobilità della scuola primaria – mette in evidenza la professoressa Claudia Urzì, dell’USB Scuola Catania – dimostrano, ancora una volta come la legge 107 abbia condannato all’esilio migliaia di lavoratrici e di lavoratori della scuola che per più di quindici anni avevano lavorato nelle proprie terre. Una nuova questione meridionale che coinvolge, in modo particolare, una massa di lavoratrici del sud e con un’età media di 53 anni, che senza una massiccia trasformazione dell’organico, vedranno la loro carriera lavorativa terminare al Nord Italia fino alla pensione”.
“Un dramma sociale – denuncia la sindacalista dell’USB – che disgrega famiglie e spezza esperienze lavorative decennali, che dimostra come la legge 107 abbia devastato la scuola pubblica statale e ridotto le lavoratrici e i lavoratori a pedine di una mobilità coatta. Come USB- annuncia la Urzì- chiediamo al MIUR l’eliminazione del vincolo triennale sulle assegnazioni provvisorie e un intervento straordinario che trasformi tutto, 100.000 posti ogni anno, l’organico di fatto in diritto”.
Dopo il sit-in previsto per martedì 20 giugno, la protesta delle vittime della “mobilità-deportazione” si trasferisce a Palermo, per una mobilitazione regionale. La lotta, insomma, non va mai in vacanza.
Orazio Vasta