I Carabinieri della Compagnia di Giarre, nell’ambito dell’operazione denominata “Camaleonte” e in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, presso il Tribunale di Catania nei confronti di Giovanni Pellizzeri,
Nel mirino degli investigatori – con il coordinamento del magistrato titolare delle indagini, dott. Marco Bisogni, la cooperativa Esperanza gestita dai Pellizzeri e che aveva il controllo su sei centri di accoglienza, ubicati nel Giarrese. Dalle indagini è emerso che il giro d’affari delle cooperative riconducibili a Pellizzeri era di circa 2 milioni di euro, che i minori ospitati dalle sei strutture erano in totale 196 e che le cooperative incassavano, per ogni ragazzo, un rimborso quotidiano di € 45,00.
I reati sono stati posti in essere nell’ambito della gestione dei minori stranieri non accompagnati giunti sul territorio italiano in occasione degli sbarchi. Al centro delle indagini anche il sanguinoso pestaggio fra alcuni migranti avvenuto sul terrazzo dell’immobile di proprietà dell’Ipab Bonaventura di via De Gasperi a Giarre (nella foto sotto a sinistra).
Le indagini – secondo quanto emerso nella conferenza stampa tenutasi in mattinata, alla presenza del procuratore Carmelo Zuccaro – si sono sviluppate seguendo alcune tappe fondamentali alla fine del 2014, a seguito di alcuni episodi di violenza, venivano avviati accertamenti sulle comunità di accoglienza per minori gestite dalla cooperativa “Esperanza”; nella stessa comunità la Onlus “Save the Children” aveva segnalato gravi negligenze della cooperativa nella gestione dei minori; venivano quindi avviati degli accertamenti sugli amministratori della comunità e veniva individuato in Giovanni Pellizzeri il reale amministratore della stessa.
Durante le indagini veniva accertato pure che Pellizzeri aveva ottenuto dall’Ufficio tecnico comunale del Comune di Sant’Alfio un parere positivo per il rilascio dell’autorizzazione ex art. 28 l.r. 22/86 fondato su palesi falsità materiali ed ideologiche. Fatti questi che hanno portato all’emissione di una misura interdittiva nei confronti di un dipendente del Comune di Sant’Alfio.
Nell’ambito del procedimento sono indagate in totale 10 persone.