Ad organizzarlo è stata l’associazione “Comunità Siciliana nel Mondo”. Politici ed intellettuali si sono confrontati su una problematica che, specie al Sud, investe anche le generazioni contemporanee, costrette a lasciare la loro terra per affermarsi nelle rispettive professioni o, semplicemente, guadagnarsi da vivere
Il fenomeno dell’emigrazione visto in tutte le sue diverse sfaccettature, sia negative che positive, è stato ad oggetto del convegno sul tema “Il migrante imprenditore”, svoltosi nei giorni scorsi a Taormina nella sede dell’Archivio Storico Comunale su iniziativa dell’associazione “Comunità Siciliana nel Mondo” e con il patrocinio del Comune dei Taormina e della Regione Siciliana.
I lavori sono stati introdotti da Nino Romanzo, segretario generale dell’associazione organizzatrice, il quale si è soffermato sul triste dato dei tantissimi giovani che ogni anno lasciano l’Italia, ed in particolar modo la Sicilia, per cercare occupazione all’estero. Il relatore ha quindi invocato un maggiore impegno da parte dello Stato affinché gli italiani possano trovare lavoro nei rispettivi territori d’origine anziché essere costretti a fare le cosiddette “valigie”.
Hanno fatto seguito i saluti del sindaco di Taormina, Eligio Giardina, che si è detto onorato di ospitare l’iniziativa convegnistica della Comunità Siciliana nel Mondo e tutte le altre che la stessa vorrà organizzare in futuro.
Il convegno è entrato nel vivo con l’intervento di Filippo Ricciardi, presidente dell’associazione organizzatrice, il quale ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla nascita del sodalizio da lui guidato, consistenti nella volontà di aiutare gli emigrati siciliani che si sono ritrovati in situazioni di difficoltà determinate da svariati motivi, come coloro che, recatisi nei Paesi del Sud America, hanno dovuto fare i conti con realtà politiche ed economiche particolarmente delicate.
E’ stata quindi la volta del deputato nazionale Carmelo Lo Monte (nella foto in piedi durante il suo intervento), che ha evidenziato come dal sacrificio dell’emigrazione sia scaturita la risorsa più importante per lo sviluppo economico del Mezzogiorno d’Italia grazie ai risparmi maturati dagli emigranti tra gli Anni Cinquanta e Settanta e da loro inviati ai parenti rimasti a casa.
Ed in qualità di storico, il docente dell’Università di Messina, Giuseppe Restifo, ha confermato che l’emigrazione è un fenomeno che non va visto solo in modo negativo, bensì anche positivamente essendo un qualcosa che da sempre ci appartiene.
I lavori convegnistici sono stati arricchiti da un toccante video realizzato dall’architetto Mimmo Costa, che è riuscito ad esprimere attraverso le immagini le gioie, gli sforzi ed i sacrifici dei nostri emigranti.
Un altro significativo momento, introdotto da Tony Ricciardi, è stato quello della premiazione del signor Filippo Saglimbeni, il quale nello scorso Natale è stato sequestrato per ventiquattro giorni da un gruppo di guerriglieri in Venezuela. Il premio a lui destinato, realizzato dal noto scultore Nino Ucchino, è stato consegnato dal famoso attore siciliano Gilberto Idonea.
Infine gli interventi del parlamentare Mario Caruso, eletto dagli italiani all’estero, e dell’europarlamentare Michela Giuffrida.
La conclusione è stata affidata all’arte delle sette note, con l’esibizione del quartetto dell’Orchestra a Plettro di Taormina, del tenore Sebastiano Lo Medico e del soprano Makiko Tanaka.
A tutti gli intervenuti è stato offerto un cocktail nella terrazza dell’Archivio Storico di Taormina, che si affaccia sul panorama “mozzafiato” della baia di Naxos.
Per quanto ci riguarda, e con particolare riferimento all’emigrazione “contemporanea”, andare a misurarsi ed a fare esperienza in altri contesti territoriali costituisce sicuramente un fattore di crescita professionale ed umana. Ma, non trattandosi spesso di una libera scelta, è indubbio che si è in presenza di una “patologia” della società in quanto il ritrovarsi costretti a staccarsi dalle proprie radici è un qualcosa di pur sempre traumatico ed innaturale. Pertanto, come è stato affermato da qualcuno nel corso del recente convegno taorminese, sarebbe doveroso, da parte della classe politica italiana, tentare di arginare la cosiddetta “fuga dei cervelli”, ma anche dei comuni lavoratori, creando le condizioni affinché ognuno possa affermarsi professionalmente e, comunque, guadagnarsi da vivere dignitosamente rimanendo nei luoghi a sé cari e con accanto i propri affetti.
Rodolfo Amodeo