Ha sortito un clamoroso effetto la lettera che nelle settimane scorse il noto politico e sindacalista di Giardini Naxos (ma originario di Graniti) Giuseppe Russo, in qualità di presidente dell’associazione culturale “Tradizione, Ambiente e Turismo”, ha inviato al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ed al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Ad oggetto di tale missiva l’ennesima lamentela per le oltremodo critiche condizioni in cui, ormai da tempo immemorabile, versa la A18, ossia il tratto di autostrada siciliana che collega Giardini Naxos e Messina e che, all’altezza del Comune di Letojanni, “ospita” ancora i detriti della frana abbattutasi sulla carreggiata oltre due anni fa.
Quanto scritto da Russo sembrava essere la solita “vox clamantis in deserto”, ossia un appello destinato ad essere ignorato, mentre invece potrebbe avere conseguenze significative ai fini dell’agognato “risanamento” dell’asse viario in questione.
A rispondere al presidente dell’associazione “Tradizione, Ambiente e Turismo” di Giardini Naxos è stato il dottor Vincenzo Cinelli, direttore generale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per quanto riguarda la vigilanza sulle concessioni autostradali, il quale ha scritto senza mezzi termini «di aver già da tempo adottato ogni possibile iniziativa tesa a sensibilizzare l’attuale gestore-concessionario, ossia il Consorzio Autostrade Siciliane (C.A.S.), circa l’ottemperanza agli obblighi previsti dai vigenti atti convenzionali. Persistendo l’attuale situazione di gravi inadempimenti, si procederà all’applicazione dei disposti convenzionali relativi alla decadenza della concessione».
Il Governo nazionale potrebbe quindi quanto prima revocare la concessione all’attuale ente gestore delle autostrade siciliane, così come da tempo invocato da più parti alla luce dello stato di assoluta precarietà del bene pubblico di cui il Cas dovrebbe prendersi cura, garantendo la sicurezza degli automobilisti, ai quali invece tocca fare pericolosamente i conti con buche sul manto stradale, gallerie al buio, frequenti cambi di carreggiata e, come prima si accennava, con una frana “permanente” che attende da due anni di essere rimossa.
La verità è che il Cas si ritrova senza una lira malgrado i pedaggi pagati dagli automobilisti, interamente prosciugati dagli stipendi dei dipendenti e dai risarcimenti per i contenziosi scaturenti dai danni subiti dall’utenza.
Negli ultimi tempi sia il Governo nazionale che quello regionale uscente hanno spinto affinché si costituisse una società mista tra Cas ed Anas, che dal punto di vista economico-finanziario gode di ottima salute e, come tale, potrebbe finalmente risollevare le sorti della “famigerata” autostrada siciliana. Ma “qualcuno” (ci riferiamo in particolare ad alcuni parlamentari regionali) rema contro tale soluzione sostenendo che al “colosso” Anas basta ed avanza la competenza sulle strade statali.
A questo punto le “speranze” sono due: o che il nuovo Governo regionale guidato da Nello Musumeci prenda una volta per tutte di petto la questione riorganizzando il sistema gestionale delle autostrade siciliane, o che giunga il drastico provvedimento di revoca-decadenza nei confronti del Cas che quell’autorevole direttore generale del Ministero dei Trasporti ha preannunciato nella sua recente risposta alla lettera di Peppino Russo.
Rodolfo Amodeo
FOTO: la frana sulla A18 all’altezza del centro abitato di Letojanni e, nel riquadro, il presidente dell’associazione “Tradizione, Ambiente e Turismo” Giuseppe Russo