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Graniti: il cantante Giovanni D’Amore ambasciatore del dialogo interreligioso

Graniti: il cantante Giovanni D’Amore ambasciatore del dialogo interreligioso

Il tenore originario del Comune dell’Alcantara è stato invitato alla solenne ed esclusiva cerimonia tenutasi in occasione del cinquantennale della Comunità Islamica di Lisbona. Con lui le massime istituzioni politiche del Portogallo e tante altre autorevoli personalità di rilievo internazionale. Il suo commosso ricordo del compianto presentatore televisivo Fabrizio Frizzi, prematuramente deceduto avantieri

Qualche giorno fa il sindaco di Graniti, Paolino Lo Giudice, esprimeva pubblicamente tutto il proprio rammarico per il dileggio subito dal suo Comune in certi servizi giornalistici che diverse emittenti televisive nazionali hanno dedicato al “curioso” successo elettorale riportato nel paesino siciliano dalla lista “Noi con Salvini” in occasione delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.

«La nostra comunità – ha in sostanza lamentato il primo cittadino – non merita di essere presa in giro dai mass media, che invece potrebbero occuparsi di ciò che di bello e positivo Graniti ha espresso e riesce ancora ad esprimere, come i suoi tanti figli affermatisi in Italia e nel mondo».

Giovanni D’Amore con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres

Ed a proposito di questi benemeriti concittadini, il pensiero del sindaco Lo Giudice sarà sicuramente andato anche al “contemporaneo” Giovanni D’Amore, apprezzato tenore originario del Comune dell’Alcantara, sui cui palcoscenici ha mosso i primi passi per poi studiare canto a Parma.

Oggi il maestro D’Amore risiede in Portogallo, dove è felicemente sposato con una dirigente scolastica e dove continua a mietere successo ad ogni sua esibizione e con le incisioni discografiche sia di brani editi che inediti scritti appositamente per lui.

In questa sua seconda patria il cantante granitese gode di una grande considerazione derivante, oltre che dalla sua arte, anche dalle sue doti umane e dalla sua statura intellettuale. Lo dimostra, ad esempio, la sua presenza, nei giorni scorsi, alla solenne cerimonia del cinquantennale della Comunità Islamica di Lisbona, fondata nel 1968 da un gruppo di giovani musulmani delle ex colonie, che all’epoca studiavano in Portogallo.

All’esclusivissimo evento Giovanni D’amore ha preso parte, dietro invito ufficiale, insieme al “gotha” delle istituzioni politiche portoghesi, ai tre ex presidenti della repubblica, al segretario generale dell’Onu António Guterres, al Grande Imam di al-Azhar ed a tante altre personalità di rilievo internazionale.

Giovanni D’Amore con l’ambasciatrice del Marocco Karima Benyaich

«Ero lì non in veste di cantante – dichiara Giovanni D’Amore da noi raggiunto telefonicamente – bensì di “Ambasciatore della Speranza”, missione questa che ho recentemente abbracciato con grande entusiasmo per tentare, nel mio piccolo, di dare un contributo al miglioramento delle sorti del mondo. E questo miglioramento deve innanzi tutto avvenire attraverso il dialogo tra le religioni. Per il resto, il bene ed il male esistono dovunque, sia nell’Islam e sia nel Cristianesimo, ma non bisogna cadere nell’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Personalmente sono convinto che alla base di tutto ci debba essere il rispetto reciproco, sia tra singole persone, sia tra fazioni politiche e sia tra confessioni religiose. Ed è quel rispetto che io mi sono imposto nel momento in cui sono andato a vivere in Portogallo, un Paese che mi ha affettuosamente accolto sin dal primo istante proprio perché ne ho accettato pacificamente le leggi e le regole di vita. A tal proposito, da artista, non posso in queste ore non rivolgere un pensiero all’amico Fabrizio Frizzi, prematuramente deceduto qualche giorno fa, che ebbi modo di conoscere diversi anni or sono quando conduceva un’edizione di “Miss Italia” in quel di Salsomaggiore. Come stanno riferendo in questi giorni i mass media, il compianto presentatore televisivo italiano si è fatto apprezzare e lascia in tutti un ricordo indelebile proprio per quella serenità cui ha improntato la sua condotta di vita, che non ha mai conosciuto invidie e rancori, ma che ha dispensato solo sorrisi. E l’inattesa scomparsa di Fabrizio ci deve anche far riflettere sulla fragilità della nostra condizione umana: a che serve arrabbiarsi ed odiare il prossimo, spesso per motivi effimeri e banali, quando tutti, prima o poi, dovremo terminare questa breve esistenza terrena?…».

Rodolfo Amodeo

 

FOTO PRINCIPALE: Giovanni D’Amore tra l’ambasciatore egiziano a Lisbona ed il Grande Imam di al-Azhar

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