La diocesi di Acireale nella sala conferenze del Credito Siciliano ha promosso l’interessante iniziativa “Incontro con l’autore” per riflettere a voce alta sul recente volume “Un Paese senza Leader – Storie, protagonisti e retroscena di una classe politica in crisi”, Longanesi editore (febbraio 2018).
L’autore del saggio, presente all’incontro, è Luciano Fontana, classe 1959, nativo di Frosinone, laurea in Filosofia del Linguaggio all’Università La Sapienza di Roma, direttore responsabile de Il Corriere della Sera, dal maggio 2015.
E’ stato mons. Antonino Raspanti vescovo della diocesi di Acireale e vice presidente della Cei, a dialogare con Fontana sul suo corposo volume dove analizza i recenti venticinque anni di storia italiana e sostiene che ormai mancano personalità che riescano ad essere guide nei quali i cittadini si possono riconoscere. La crisi, infatti, investe la tradizionale forma dell’organizzazione partitica dato che i nuovi leader si basano sul consenso ottenuto direttamente dal contatto popolare.
L’incontro è stato presentato dal giornalista professionista dell’acese Mario Agostino e moderato da Salvo Fallica, classe 1970, laurea in Filosofia, altro giornalista professionista, già autore di diversi saggi su Camilleri e Cacopardo nonchè sulla nuova questione meridionale.
Fontana e Raspanti stimolati dalle accorte, puntuali e pungenti domande di Fallica, hanno risposto a delicate questioni come la debolezza della classe dirigente politica italiana, che a volte ha toccato vere e proprie punte di declino, la questione della formazione della leadership, la politica nel mondo che cambia, sempre più iper-tecnologico.
La riflessione si è ampliata anche sulla dimensione europea ed internazionale, ed il vescovo Raspanti ha parlato anche del ruolo della Chiesa e di papa Francesco a livello mondiale, una leadership morale, spirituale e sociale vera ed autentica.
Nel volume di Fontana c’è spazio per tutti i leader, da D’Alema, Veltroni e Prodi a Berlusconi, Salvini e Di Maio, per gli ovvi motivi dell’analisi critica condotta e sviluppata dall’autore a seguito di una sua stessa domanda: “come mai siamo finiti così?”.
Raspanti nei suoi puntuali interventi ha concordato con l’analisi di Fontana e fatto presente che è mancata finora la creazione di valori sociali, l’etica nella responsabilità, oltre che una vera e propria “credibilità” nelle competenze dei leader. Per cui la nuova classe dirigente dovrebbe meglio curare il radicamento nel territorio, interagire con le altre forze politiche, e fare in maniera tale che gli elettori, la gente comune, debbano rivedersi in essa e non contrapporsi.
In conclusione del dibattito ed anche per dare una concreta risposta all’ultima domanda del moderatore Fallica, il direttore del Corsera ha così risposto, dando anche un filo di speranza alla folla dei presenti. “Sì, è possibile ricostruire una classe dirigente all’altezza dei compiti istituzionali, a condizione che ci sia un ‘nobile’ compromesso”. Affermazione condivisa in pieno ed auspicata dal vescovo Raspanti.
Camillo De Martino
Nella foto di copertina, da sinistra: il vescovo A. Raspanti, Salvo Fallica, Luciano Fontana
Foto piccola N. 1 – il vescovo Antonino Raspanti
Foto piccola N. 2- il giornalista Luciano Fontana