Nella sua interessante tesi di laurea in Economia Aziendale, discussa nei giorni scorsi, Daniele Russo ha effettuato un’attenta e documentata analisi dei motivi per cui il versante nord del vulcano risulta turisticamente meno frequentato rispetto al versante sud, tra carenza di strutture ricettive e di impiantistica e lungaggini burocratiche
Ormai da tempo sono in tanti a denunciare la disparità esistente tra i due “volti” del vulcano Etna per quanto concerne le presenze turistiche, con un versante sud notevolmente più sviluppato rispetto a quello a nord. La questione è adesso approdata anche nelle aule universitarie attraverso l’interessante tesi di Daniele Russo (nella foto), un giovane di Linguaglossa molto impegnato nel sociale e nelle attività a difesa dell’ambiente, laureatosi qualche giorno fa in Economia Aziendale presso l’ateneo di Catania.
“Linguaglossa e Nicolosi – Il turismo sull’Etna ed i limiti allo sviluppo” è il titolo-tema del suo elaborato, che ha avuto come relatore il prof. Rosario Faraci, docente di Economia e Gestione delle Imprese nonché grande appassionato del vulcano siciliano.
Per la dissertazione conclusiva del suo percorso di studi il neo dottore Russo ha scelto questo argomento anche per una questione affettiva in quanto la sua famiglia è stata la prima a svolgere un’attività ristorativa e ricettiva a Piano Provenzana, ossia la stazione sciistica situata sul versante nord dell’Etna che, come prima accennavamo, malgrado la sua indubbia attrattiva registra un numero inferiore di presenze turistiche rispetto al versante sud. Nella sua tesi di laurea Daniele Russo ha effettuato un’accurata disamina delle cause di questa discrepanza, avvalendosi anche dello strumento tipicamente aziendale del “Business Model Canvas”.
«Le classiche analisi dell’Etna – spiega il dottor Russo sintetizzando i contenuti e le conclusioni della sua apprezzata ricerca – ci hanno proposto una visione unitaria di questo bene, meritatamente assurto a patrimonio dell’umanità. Nel mio elaborato, invece, ho analizzato da un punto di vista socioeconomico i due diversi volti del vulcano, la cui vetta si può raggiungere unicamente o dal versante di Linguaglossa (nord) o da quello di Nicolosi (sud).
«Sta di fatto che, sulla base dei dati raccolti da istituti qualificati (come il Parco dell’Etna e l’Osservatorio Turistico Regionale), a Nicolosi si superano annualmente le cinquantamila presenze turistiche mentre a Linguaglossa ci si ferma ad appena diecimila. Un altro dato abbastanza eloquente riguarda i biglietti per il parcheggio di mezza giornata venduti a Piano Provenzana, che sono solamente l’1,05% degli equivalenti ticket staccati a Nicolosi.
«Per giustificare queste differenze c’è chi sostiene che il versante di Nicolosi è più vicino a Catania e quindi all’aeroporto e ad altri importanti servizi. Ma tale argomentazione non mi convince molto in quanto anche Linguaglossa avrebbe la sua “carta vincente” da giocare per colmare questo gap, ossia la vicinanza territoriale ad una rilevantissima realtà turistica quale è il comprensorio di Taormina e Giardini Naxos. Perché, allora, a parità di condizioni geografiche i risultati economici tra il versante nord ed il versante sud sono profondamente diversi?
«Intanto balza subito all’occhio che Nicolosi offre un maggior numero di posti letto rispetto a Linguaglossa (che invece primeggia per numero di aziende agrituristiche). A tal riguardo c’è anche da considerare che, a seguito dell’eruzione distruttiva del 2002, a Piano Provenzana non esistono più strutture ricettive (adesso la mia famiglia gestisce lì solo un piccolo bar).
«Le differenze si riscontrano pure sul fronte infrastrutturale in quanto il versante di Linguaglossa non può certo vantare le cabinovie e gli altri impianti attrattivi di cui è dotato il versante di Nicolosi».
Daniele Russo si è quindi interrogato sui fattori che sino ad oggi hanno determinato queste carenze (scarsa capacità ricettiva ed assenza di un’adeguata impiantistica) del versante nord. Ed alla fine ci si rende conto che a monte ci sono essenzialmente le solite pastoie politico-burocratiche.
«A livello imprenditoriale – fa notare Russo – sul versante sud ci si muove più agevolmente in quanto i lotti su cui insistono buona parte delle strutture ricettive e commerciali sono privati. I terreni di Piano Provenzana sono invece demaniali e ciò comporta vincoli e lungaggini non indifferenti. Basti pensare alla questione dell’affidamento della strada di accesso ai crateri sommitali, con tutte le problematiche che ne conseguono (bandi espletati a ridosso della stagione escursionistica, durata dell’affidamento troppo breve per permettere investimenti seri, improgrammabilità delle stagioni estive, incertezza nell’avvio delle escursioni, ecc.)».
Morale della favola: considerando il tipo di corso di laurea concluso con successo da Daniele Russo, per l’auspicabile sviluppo turistico e socioeconomico del versante nord dell’Etna sarebbe il caso di applicare le fondamentali e sane regole di Economia Aziendale, sicuramente più efficienti e produttive dei criteri di gestione della cosa pubblica.
Rodolfo Amodeo