Macchia, da culla politica a villaggio fantasma. L’ultima perla: la chiusura della caserma dei Cc

Chi conosce la politica giarrese, quella datata che affonda le proprie radici negli anni 60 e 70, riconoscerà a Macchia quel ruolo fondamentale e strategico nelle competizioni elettorali. Anni raggianti durante i quali i compianti sindaci Nello Cantarella e Giuseppe Russo hanno lasciato segni indelebili. Opere e servizi da fare invidia a Giarre. E non solo. Scuole, musei, parchi, aree attrezzate, piazze.

Nel corso degli anni le amministrazioni che si sono susseguite non sono però riuscite a preservare quanto ereditato. Anzi, progressivamente, hanno persino cancellato i ricordi di quella Macchia dinamica, baricentro di interessi culturali, fucina politica.

Più di tutte quest’ultima amministrazione, quella guidata dal sindaco D’Anna che un ricordo ai posteri lo lascerà: avere traghettato la città al dissesto, incapace di approvare correttamente gli atti contabili, ottenendo in ritardo 8 milioni di euro di trasferimenti statali, solo dopo il riconoscimento dello status di Comune dissestato; amministrazione che non è riuscita ad avere prima tali some a causa di quella consolidata inadeguatezza, recentemente ratificata persino dall’inventrice di Città Viva, Sara Giuffrida. Un Movimento che ha cavalcato l’onda emotiva del progressivo depotenziamento dell’ospedale senza però riuscire, in tutti questi anni di roboanti annunci, a riottenere la riapertura del pronto soccorso che, semmai avverrà, la si dovrà esclusivamente alla forza del comitato civico e del governatore Musumeci.

Ma torniamo a Macchia – per lunghi decenni culla della politica giarrese – e ai suoi record. Un luogo ridotto a villaggio fantasma privo di identità, rappresentata da inconcludenti consiglieri comunali, al netto di quale salsicciata nella mortificata e abbandonata Miscarello.
Macchia che ha perso – ora è ufficiale – persino la caserma dei carabinieri. Una vergogna che mortifica l’intero territorio ma che non sembra scuotere più di tanto le coscienze dei cittadini. Certo il presunto cemento depotenziato utilizzato per l’edificazione del presidio militare di viale Mediterraneo, le gravi criticità strutturali, così come accertato sin dal 2009, hanno dato la spallata finale. Ma come non ammettere le incapacità delle amministrazioni di questi ultimi anni, compresa quella guidata dal sindaco D’Anna che si è limitato ad effettuare l’ennesimo accertamento statico salvo poi non riuscire ad intercettare un solo euro da un bando regionale, a differenza di altri Comuni del circondario che, invece, caparbiamente e con assoluta competenza, sono riusciti ad evitare la chiusura – nel caso di Macchia – dopo un secolo di storia, la sede del comando stazione dei Cc.

Stucchevoli le precisazioni del sindaco che ha, in quale mondo, celato le proprie incapacità, accusando velatamente il presidente della Regione Musumeci, reo di non averlo ascoltato. Di non avere dato riscontro ad una sua segnalazione 6 mesi fa.
Alla fine conta il risultato. La caserma chiude i battenti entro dicembre e i 4 militari che vi prestavano servizio implementeranno l’organico della compagnia di Giarre. Certo nessun militare in meno. A Macchia però sparisce la caserma. Quel presidio che fino ad oggi ha arginato i fenomeni criminali in un territorio di 6 mila abitanti.

Macchia, dicevamo, villaggio fantasma. Con il museo antropologico “Genti dell’Etna” chiuso da quasi tre anni per l’inagibilità di quella struttura realizzata, con estrema lungimiranza, sul greto del torrente che attraversa la frazione. E poi l’Oscar del fallimento targato D’Anna: il micro asilo di via Russo che, nonostante sia stato rifunzionalizzato con i fondi “Pac” ad oggi, a distanza di oltre due anni dalla conclusione dei lavori, rimane ancora chiuso. Peggio ancora, la struttura comunale, priva di vigilanza, è stata depredata in più occasioni. Ladri che hanno cannibalizzato quell’edificio nella totale indifferenza delle istituzioni comunali. Da due anni l’assessore Rosano ci inonda di parole e annunci sul bando. Altre evidenti incapacità di gestire la Cosa pubblica. Un mortificante teatrino che disarma tutti.

E cosa dire, poi, dei servizi igienici a supporto del parco “Giardino” di viale dello Jonio: da oltre un decennio si alimenta il dibattito sulla loro ristrutturazione e si susseguono, nel contempo, gli inutili sopralluoghi delle commissioni. Esemplari quelle della scorsa primavera. Risultato tangibile: il parco non ha i servizi igienici e le associazioni e organizzano saggi ed eventi musicali, sono costretti, a loro spese, alla collocazione di bagni chimici.

E nell’elenco infinito di Macchia c’è poi l’ex plesso elementare di via Manzoni dichiarato inagibile dal terremoto dal 2003 e da allora lì con il suo aspetto tetro a pochi metri dal micro asilo. Altra chicca, la villetta di piazza del Tricolore. Una autentica offesa. Degrado e abbandono alla portata dei bambini costretti a fruire di uno spazio pubblico ridotto ai minimi termini. Concludendo Macchia non è più nulla. Un villaggio fantasma. Non solo. Perché, forse, il termine villaggio, a pensarci bene, è fuori luogo. E purtroppo riduttivo.