Nel ridente Comune etneo di Calatabiano esiste un importantissimo sito archeologico-monumentale, espressione della memoria storica e culturale della Sicilia Orientale ed, in generale, di tutto il Mediterraneo: trattasi della fortezza di epoca bizantina, assurta successivamente a castello arabo-normano, che vanta oltre duemila anni di storia.
Il Castello di Calatabiano si erge su una collina ed è raggiungibile attraverso un ascensore panoramico oppure tramite un suggestivo percorso naturalistico.
Una volta giunti al maniero calatabianese, appartenuto alla nobile famiglia catalana dei Cruyllas, si dominano la foce del fiume Alcantara e si può godere di un panorama con vista mozzafiato sia su Taormina che sull’Etna.
Ovvie le aspettative che la comunità calatabianese ha sempre nutrito verso le opportunità di sviluppo turistico e socioeconomico che tale significativo monumento potrebbe arrecare. Esso è però di proprietà della Curia Vescovile di Acireale e, come tale, la locale Amministrazione Comunale non può più di tanto interferire nella sua gestione.
Negli ultimi anni, comunque, nel sempre acceso dibattito politico del Comune etneo sono state tirate in ballo le responsabilità di sindaci ed assessori per la mancata rivendicazione dei diritti da vantare al riguardo nei confronti della Curia acese. Ed in proposito sono scoppiate diverse polemiche.
Tanto per citarne qualcuna, a degli imprenditori locali di comprovata professionalità nel settore turistico, cui una società legata alla Curia acese aveva ufficialmente affidato l’organizzazione di eventi artistico-culturali all’interno del Castello di Calatabiano, sono stati frapposti svariati ostacoli, che li hanno costretti a gettare la spugna malgrado le risorse finanziarie da essi già investite in tale sito per migliorarne l’aspetto strutturale (ne è scaturito un contenzioso legale).
Un paio d’anni fa, inoltre, ha destato parecchio clamore lo spostamento della statua di San Filippo, veneratissimo patrono del paese, alla volta della chiesa sconsacrata del Castello sol perché si trovava lì un alto esponente della Diocesi di Acireale in occasione della presentazione di una nuova “curiale” società di gestione del bene culturale calatabianese. Secondo tanti credenti del luogo, infatti, sarebbe dovuto essere l’alto prelato a recarsi a rendere onore al simulacro laddove esso è stabilmente riposto, ossia la chiesa del Santissimo Crocifisso, e non pretendere che lo si portasse “ai suoi piedi”.
Ultimamente si è anche appreso di eventi più o meno “effimeri” svoltisi all’interno del Castello di Calatabiano nel corso della recente stagione estiva, senza che la locale Amministrazione Comunale né gli abitanti del paese ne sapessero nulla. Eventi che non hanno nulla a che vedere con quelli di alto spessore già programmati da quegli imprenditori locali cui prima si accennava, i quali avevano mobilitato tutto il loro bagaglio di relazioni maturate negli anni per ospitare nel Castello Cruyllas mostre d’arte ed iniziative culturali dal respiro internazionale.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: cosa si prospetta per il futuro del glorioso Castello Cruyllas e per i cittadini calatabianesi, che da questo bene storico-culturale potrebbero trarre parecchio giovamento in termini di sviluppo socioeconomico ed occupazionale?
Rodolfo Amodeo