Un sussulto di orgoglio o la piena consapevolezza di avere commesso un clamoroso errore (quasi a volere emulare il primo atto ufficiale dell’Osl)? E chi può dirlo.
Sta di fatto che il nuovo Collegio dei revisori dei conti ha preso le distanze dal contenuto della delibera n. 81 del 29 novembre scorso con la quale il Consiglio comunale ha approvato il piano di riequilibrio riformulato.
Un voto bipartisan giunto al termine di una frenetica seduta nella prospettiva di avvalersi dei potenziali benefici di un emendamento del decreto “Milleproroghe” che sospende l’iter avviato dalla Corte dei conti sul default del Comune di Giarre.
Una seduta consiliare, quella del 29 novembre scorso, nel corso della quale il nuovo Collegio di Revisori, i cui componenti per la prima volta sono stati sorteggiati tra quelli che avevano presentato istanza, platonicamente presente in aula, ha fatto pervenire via posta elettronica certificata una comunicazione che erroneamente, con il pieno avallo del segretario generale, nonostante le perplessità manifestate dai consiglieri Giusi Savoca e Giannunzio Musumeci, è stata acquisita nella forma di un parere, dando il via libera, alle 23.30, all’approvazione del Piano di riequilibrio riformulato.
Ma, come detto, il Collegio dei revisori, con sorprendente mossa, ha preso le distanze da quell’amministrazione inadeguata e da un Consiglio comunale compassionevole, palesando in una lettera trasmessa ai consiglieri comunali e al segretario generale, la propria posizione (lo hanno fatto due settimane dopo l’approvazione dell’atto contabile) smentendo di avere mai espresso un parere favorevole, ribadendo che l’Organo di revisione contabile, non è stato messo nelle condizioni di farlo, in considerazione del limitato tempo, rilevando che “il proprio parere, inviato a mezzo Pec, non è stato reso disponibile durante i lavori del Consiglio nella versione integrale, innescando possibili equivoci sul contenuto dello stesso. Il Collegio, in prosecuzione di parere, ha solo espresso una condivisone del “favor” che il legislatore esprime nei confronti della procedura di pre-dissesto rispetto alla procedura di dissesto”.
Una precisazione che pesa come un macigno e che annichilisce l’amministrazione e il sindaco in particolare. A questo punto se quella delibera del 29 novembre valeva meno che zero per le inesistenti possibilità di bloccare l’iter del dissesto, adesso sprofonda nell’abisso del ridicolo.
Un atto contabile nullo e per di più impreziosito di un parere mai espresso e in “favor” – per usare lo stesso linguaggio dei Revisori virtuali – di un sindaco che ha solo riempito il suo albero di Natale con l’ultima delle innumerevoli perle di inadeguatezza.