Giardini Naxos si aggiunge ai vari Comuni italiani (tra cui Gorizia, Bolzano, Latina, Fano e Narni) che hanno inserito il nome di Norma Cossetto nella loro toponomastica. Nei giorni scorsi, infatti, si è svolta la cerimonia di intitolazione di una strada della prima colonia greca di Sicilia alla giovane studentessa istriana vittima dell’odio anti italiano dei partigiani slavi i quali, nel settembre del 1945, la torturarono ed uccisero gettandola nella foiba di Villa Surani.
La nuova Via Norma Cossetto ricade del popoloso quartiere Chianchitta, sede anche di diverse attività commerciali.
A richiedere tale intitolazione è stato, alcuni anni addietro, il noto politico e sindacalista Giuseppe Russo in qualità di presidente della locale associazione culturale “Tradizione, Ambiente e Turismo”. Il sindaco Nello Lo Turco ha accolto tale richiesta nel 2017, ma l’iter per l’inserimento nella toponomastica giardinese si è concluso solo adesso con la relativa autorizzazione prefettizia prevista dalla normativa in materia.
Alla cerimonia di intitolazione dei giorni scorsi, oltre al primo cittadino naxiota Lo Turco ed al promotore dell’iniziativa, Giuseppe Russo, sono intervenuti anche alcuni amministratori del limitrofo Comune di Taormina, con in testa il presidente del Consiglio Lucia Gaberscek ed il consigliere comunale Manfredi Faraci, in quanto la via in questione ricade in una contrada confinante con il territorio della Città del Centauro. A commemorare la figura della Cossetto ha provveduto con un interessante intervento l’operatore culturale Rosario Gambacorta.
Tra il 1943 ed il 1947, infatti, migliaia di italiani residenti in Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia furono perseguitati ed uccisi dalle truppe jugoslave di Tito per desiderio di conquista dei territori contigui. Molte di queste vittime vennero gettate, spesso ancora vive, nelle foibe, ossia le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, al confine tra Italia e Slovenia. Si parla di dieci-quindicimila morti, cui bisogna aggiungere i tanti costretti a lasciare le proprie case ed a cambiare per sempre il corso della propria vita perché cacciati dagli sloveni e dai croati, che li vedevano come usurpatori ed invasori.
Rodolfo Amodeo