Si sta svolgendo in questi giorni un presidio permanente dinnanzi alla Presidenza della Regione per richiamare l’attenzione del Governo Musumeci sulle difficoltà cui anche quest’anno andranno incontro i coltivatori per irrigare i loro terreni. «A causa di una mancata programmazione – spiega Ernesto Abate di “Sifus Confali” – dagli invasi vengono riversati ogni mese in mare milioni di metri cubi d’acqua, di cui dovrebbero invece beneficiare gli utenti dei Consorzi di Bonifica»
La Sicilia resta sempre la terra delle grandi contraddizioni. Oltre che dal turismo, il volano della sua economia dovrebbe essere rappresentato, così come un tempo, dall’agricoltura, settore recentemente “riscoperto” dalle giovani generazioni che si scommettono in tale ambito in maniera per così dire “eroica” in quanto non certamente sostenute dalle pubbliche istituzioni.
Da qui il presidio permanente che da avantieri e sino a domani, sabato 29 marzo, si svolge a Palermo in Piazza Indipendenza, dove ha sede la Presidenza della Regione Siciliana, su iniziativa dell’organizzazione “Sifus Confali”, che si occupa delle problematiche dei Consorzi di Bonifica.
I manifestanti intendono in particolare richiamare l’attenzione del Governatore Nello Musumeci e del suo assessore all’Agricoltura Edgardo Edy Bandiera sulle difficoltà che da alcuni anni a questa parte gli agricoltori siciliani incontrano per poter irrigare i loro campi.
Come spiega Ernesto Abate (nella foto accanto), segretario regionale del Sifus Confali, «abbiamo la certezza che tre invasi della nostra isola (ossia il Garcia nel Palermitano, il Trinità nel Trapanese ed il Pozzillo nell’Ennese) sversano le acque in eccedenza in mare. Questo per ragioni di sicurezza in quanto l’acqua raggiunge il massimo livello ammissibile. Ogni mese, dunque, in Sicilia si perdono costantemente milioni di metri cubi d’acqua, che vengono “buttati via” facendo rimanere a secco le campagne.
«La verità è che i Consorzi di Bonifica, relegati al ruolo di “carrozzoni”, offrono un servizio irriguo con il criterio del… gelataio, ossia da giugno a settembre, mentre fino a meno di un ventennio fa tale servizio era distribuito su dieci mesi l’anno, quando si partiva con l’acqua di fluenza invernale, per poi passare all’acqua di sollevamento estiva ed, infine, con la fluenza in autunno.
«È altrettanto vero che i Consorzi di Bonifica non si impegnano per ottenere il rientro del personale operaio stagionale, anche perché non sono ancora pronti con i Bilanci di Previsione 2019, che permetterebbero di richiedere il contributo regionale previsto. Purtroppo con tali tempistiche si arriverà ad aprile inoltrato.
«E quest’anno si profila una situazione ancora peggiore rispetto a quella dello scorso anno, quando c’era la scusa della penuria d’acqua: in questo 2019 le scarse programmazioni delle attività manutentive impediscono di vettoriare l’acqua verso i canali di distribuzione per consentire ai laghetti privati degli agricoltori di riempirsi.
«Tutto ciò si traduce in costi notevoli ed inutili derivanti dai contenziosi a carico dei Consorzi e dall’acquisto di acqua a caro prezzo da pozzi privati a carico dei consorziati.
«Il presidio permanente di questi giorni è dovuto al fatto che il Sifus aveva chiesto al presidente Musumeci ed all’assessore regionale all’Agricoltura Bandiera delle risposte al riguardo entro il 25 marzo, che però non sono arrivate. Chiediamo sostanzialmente – conclude Abate – date certe sulle riforme promesse in tale ambito da Musumeci e dal suo Governo durante la campagna elettorale, ma poi via via “sbiaditesi” sino al punto da non parlarne più».
Morale della favola: un tempo un’espressione indicativa di una situazione di spreco era “portare l’acqua alla fontana“, mentre oggi, nella sempre “paradossale” Sicilia, l’acqua viene addirittura portata al… mare.
Rodolfo Amodeo