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Parte da Catania la protesta dei pescatori italiani preoccupati per il loro futuro

Parte da Catania la protesta dei pescatori italiani preoccupati per il loro futuro

L’associazione nazionale di categoria “A.P.M.P.”, avente sede ad Aci Catena, ha indetto insieme all'”U.P.I.” dei sit-in pacifici in tutta la penisola per richiamare l’attenzione dei governanti sulla crisi del comparto e sulle sue molteplici problematiche, tra inquinamento marino, spopolamento ittico, abusivismo, leggi restrittive e sperpero di denaro pubblico

I politici vanno “a pesca” di voti, ma alla pesca vera e propria non ci pensano affatto. Potrebbe sintetizzarsi con questa battuta la protesta pacifica in corso dei pescatori italiani, iniziata avantieri con la prima “Giornata Nazionale per il Diritto al Futuro dei Pescatori Marittimi Professionali”, indetta dall’Associazione Pescatori Marittimi Professionali (A.P.M.P.) e dall’Unione Pescatori Italiani (U.P.I.) con il sostegno dell’Unione Sindacale di Base (U.S.B.).

Avendo l’A.P.M.P. la sua sede nazionale ad Aci Catena, la mobilitazione non poteva non interessare anche il capoluogo etneo con un sit-in tenutosi presso i cosiddetti “Archi della Marina”, nei paraggi della Capitaneria di Porto di Catania (v. foto principale).

Come spiega Alfio Fabio Micalizzi, presidente nazionale dell’Associazione Pescatori Marittimi Professionali, «in Italia il comparto della pesca sta attraversando un momento molto critico. Basti pensare che negli ultimi anni, pur essendo le flotte italiane diminuite di oltre il cinquanta per cento, il ripopolamento ittico è paradossalmente calato di oltre il sessanta per cento. Questo per far capire che con meno pescatori ci dovrebbe essere più pesce, ed invece, per tutta una serie di fattori, accade “stranamente” il contrario.

«Si pensava che con il nuovo Governo nazionale Salvini-Di Maio il settore potesse beneficiare di cambiamenti positivi, ma tutto è rimasto così come prima.

«Sono tante le problematiche che la classe politica dovrebbe al riguardo attenzionare. A cominciare dall’inquinamento marino provocato dalla quasi totale assenza di collettori fognari in diversi territori, cui si aggiunge lo smaltimento illegale di rifiuti tossici in mare.

Il presidente nazionale dell’Apmp Alfio Fabio Micalizzi (al centro) con alcuni operatori della pesca durante la protesta di avantieri a Catania

«Si dovrebbe inoltre perseguire la pesca abusiva, che danneggia non poco le piccole e medie imprese, penalizzate anche dall’intollerabile sistema sanzionatorio introdotto dalla Legge 154/2016 (con multe fino a centocinquantamila euro) di cui chiediamo la modifica. E sempre con riferimento alle piccole e medie imprese della pesca bisognerebbe garantire ad esse un reale sostegno attraverso un accesso più agevole ai mercati finanziari e creditizi.

«Vi è poi il problema dell’eccessiva presenza di tonni, che stanno divorando tutte le specie ittiche presenti nei nostri mari, impedendo di fatto l’agognato ripopolamento.

«La verità è che, a partire dal 1999, in Italia sono stati spesi fiumi di denaro in ricerche, progetti, corsi di formazione e creazioni di marchi di qualità, tutti sconosciuti agli utenti consumatori ma anche agli stessi addetti ai lavori. I fondi impiegati sono stati quelli dei vari Programmi Por, Pit, Feb, Feamp e Gac e dei Consorzi di Ripopolamento Ittico (presenti anche nelle zone di montagna…). A beneficiare di questi soldi pubblici sembra siano sempre gli stessi progettisti, associazioni e “comitati d’affare”. In questi anni, dunque, la nostra organizzazione Apmp ha depositato al riguardo diversi esposti giudiziari in tutta Italia, che hanno portato all’apertura di fascicoli con riscontri importanti. A chi amministra la cosa pubblica chiediamo pertanto di smetterla una volta per tutte di assegnare i fondi per la promozione del pescato a soggetti ed enti nelle “grazie” della politica, ma che nulla hanno a che vedere con i pescatori “veri”, unici conoscitori delle problematiche e delle reali esigenze del nostro comparto. Se si vuole dunque effettivamente sostenere la pesca bisogna avere come principali interlocutori le imprese di pescatori e di armatori e le nostre organizzazioni di categoria anziché docenti universitari, centri di studio e politici poco o per nulla addentrati nella materia».

Alfio Fabio Micalizzi preannuncia infine che la protesta dei pescatori italiani proseguirà in queste settimane, anche per approfittare della presenza in giro per lo Stivale dei leader politici nazionali “a pesca” (tanto per rimanere in tema…) di voti per le imminenti elezioni europee.

«Nel corso delle assemblee pubbliche di protesta svoltesi avantieri – dichiara il presidente nazionale dell’Apmp – abbiamo deciso di manifestare pacificamente il nostro malessere ai vari esponenti del Governo giallo-verde, ed in particolare al ministro degli Interni Matteo Salvini, che tra l’altro verrà anche in Sicilia. In realtà, con lui e con altri esponenti leghisti i rappresentanti dei pescatori ci siamo già incontrati varie volte, ma senza ottenere alcun risultato. Adesso, probabilmente perché si è in campagna elettorale, sentiamo parlare di “inviti al dialogo” e “vicinanza ai problemi della nostra categoria”. Ebbene: è proprio questo il momento di mettere alla prova chi ci governa, altrimenti il nostro comparto sarà inesorabilmente destinato a scomparire entro i prossimi cinque anni».

Rodolfo Amodeo

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