Era il 31 gennaio del 1965 quando entrò in carcere per la prima volta per un furto di melanzane e peperoni, di una bicicletta e di una Motom 48, una moto che oggi è roba per collezionisti. Dopo 49 anni, due omicidi, due tentati omicidi e una condanna all’ergastolo, Antonino Marano, il detenuto più longevo della storia d’Italia per reati commessi in carcere, nel 2014 ha ottenuto la libertà dal Tribunale di sorveglianza di Torino e si è riaffacciato al mondo.
Eppure tanti anni di carcere non sono bastati. Nino “u minnau” (il mediano) questa mattina, venerdì, alle 9 è finito di nuovo in manette. Ad arrestarlo sono stati i carabinieri di Giarre, al termine di un breve inseguimento tra le campagne di Macchia e Santa Venerina.
L’anziano viaggiava a bordo di una Seat Toledo guidata da un 70enne giarrese, incappando per sua sfortuna in un posto di controllo. A riconoscerlo è stato personalmente il capitano Luca Leccese, comandante della locale compagnia, insieme al proprio autista che ha inseguito la Toledo.
Marano teneva stretto in mano un borsello, all’interno del quale, i carabinieri hanno rinvenuto un coltello a serramanico di 20 cm e con lama da 10 cm e una pistola “Beretta”, calibro 7,65, con matricola abrasa, munita di serbatoio con 6 cartucce del medesimo calibro e un colpo in canna. L’arma è stata inviata al Ris di Messina per gli accertamenti tecnico balistici, mentre il 75enne, al termine degli adempimenti è stato tradotto nel carcere di piazza Lanza a Catania.
Una storia criminale incredibile quella di Nino Marano. Mezzo secolo di carcere, una lunga detenzione – costellata da gravi episodi di sangue – durante la quale è stato coinvolto nelle risse, nelle vendette, nelle rivolte a colpi di coltello degli Anni 70 e 80.
Nell’ottobre del 1975 il primo delitto nel carcere di Catania; poi due tentati omicidi nel marzo e nel giugno del 1976, e un secondo omicidio nel luglio 1976 contro un disgraziato che aveva violentato un ragazzino in cella tutta la notte. Quasi impossibile seguire l’incredibile successione di episodi criminali, processi, condanne, trasferimenti da un penitenziario all’altro, come una trottola senza requie. Noto. La famigerata isola di Pianosa. Agrigento. Potenza. Porto Azzurro. Sassari. Novara. Milano. Voghera.
Per i giudici Marano è stato un temibile «killer delle carceri», per i volontari che negli ultimi 20 anni hanno lottato per tirarlo fuori, una sorta di sfortunato Forrest Gump, sempre tirato in ballo perché “cane sciolto” e senza difese.