Lo studioso locale tenta di stemperare le polemiche scaturite dalle recenti celebrazioni del tricentenario dell’epico combattimento austro-ispanico di tre secoli fa, “conteso” tra i due Comuni dell’Alcantara. «Il territorio francavillese – afferma – è stato sicuramente il principale teatro del cruentissimo scontro, ma in quelle giornate di giugno del 1719 le truppe in campo si spinsero anche nel limitrofo territorio mottese»
Come scrivevamo nei giorni scorsi, alle recenti celebrazioni del tricentenario dell’epica Battaglia di Francavilla, combattuta il 20 giugno del 1719 nel territorio del Comune dell’Alcantara tra l’esercito spagnolo e quello austriaco, ha fatto da sfondo un’altra “contesa” (fortunatamente molto meno cruenta…) tra la municipalità che tre secoli fa fu teatro dello storico evento, costato la vita ad oltre cinquemila soldati di varia nazionalità, e quella limitrofa di Motta Camastra. Quasi contestualmente al convegno internazionale di studi organizzato per l’occasione dall’Amministrazione Comunale francavillese in collaborazione con l’Università di Messina, se ne è svolto infatti uno sullo stesso argomento, ma di portata più localistica, nel vicino centro abitato mottese su iniziativa dell'”Istituto per la Cultura Siciliana” di Catania.
Nella concomitanza temporale dei due simposi alcuni cittadini di Francavilla particolarmente sensibili alla cultura hanno intravisto un ritorno a “vecchi campanilismi” ed a “gelosie paesane”, quasi come se Motta Camastra volesse “togliere la scena” al Comune contiguo.
Ma, una volta “sedati gli animi” ad ormai quasi due settimane dalla conclusione dei due eventi “concorrenziali”, il cultore di storia e tradizioni locali Salvatore Maugeri, tra i relatori ufficiali del convegno di Motta Camastra, intende fare chiarezza al riguardo. Lui, del resto, ne ha pieno titolo in quanto al combattimento austro-ispanico ha dedicato anni addietro una delle sue tante pubblicazioni (“La battaglia di Francavilla nel contesto dell’Europa del ‘700”, scritta a quattro mani con Giuseppe Ferrara).
«Vero è – esordisce Maugeri – che, pur vivendo e lavorando a Francavilla di Sicilia, sono molto legato a Motta Camastra avendo lì trascorso i miei anni giovanili ed avendo rivestito per lungo tempo la carica di Presidente del Consiglio Comunale; ma è anche vero che certi dati storici non possono essere assolutamente negati. E, nella fattispecie, non si vuole negare affatto che il centro strategico della battaglia del 1719 siano stati la fiumara del torrente Zavianni e l’adiacente convento dei Frati Minori Cappuccini, ricadenti nel territorio francavillese. Tuttavia, anche il limitrofo territorio del feudo di Motta Camastra, al tempo governato dal marchese Giuseppe Branciforte, ha avuto un ruolo importante nella dinamica di tale combattimento che, con la vittoria degli Austriaci sugli Spagnoli, ha notevolmente influito sulle sorti della Sicilia e, più in generale, del Mediterraneo.
«A parte il notorio fatto che all’interno della Chiesa Madre di Motta Camastra è stato sepolto il generale austriaco Ferdinando Carlo, Principe di Wolkenstein Trostburg, alcuni squadroni dell’esercito austro-ungarico, dopo aver occupato il crinale del Monte San Giovanni, si sono posizionati sull’altura del colle Buschetto, che lo storico Carmelo Grassi ha chiamato “Monte Pippione”. Questo colle, tra l’altro, è il luogo, ricadente nel territorio di Motta Camastra, da dove l’incisore e tipografo palermitano Francesco Cichè ha ritratto l’antistante area in cui si svolse la battaglia di Francavilla, realizzandone la famosa stampa (nel riquadro della foto principale con accanto Salvatore Maugeri).
«E sempre a proposito del ruolo di Motta Camastra, è inoltre da considerare che, cessate le prime ostilità, il grosso dell’esercito alemanno si accampò nella cosiddetta “Piana di Campanistri” prolungando le operazioni logistiche fino al torrente Zangale, nel territorio mottese, per attingervi acqua. Tali località vengono espressamente citate nei loro scritti dagli storici De’ Colpi (“Al calar della notte del giorno 20, finite le ostilità, gli Austriaci superarono lo sbarramento creato dagli Spagnoli e si portarono verso la Piana di Campanistri e di Ghiritinna, superando così i confini di Francavilla ed entrando in Motta Camastra…”) e Grassi (“…si accampò l’esercito tedesco nella contrada Solì di Motta Camastra”).
«Infine, tra la sera del 22 giugno e l’alba del 23 giugno 1719 uno squadrone di seicento soldati tedeschi, sotto il comando del colonnello Petendorf, occupò il centro di Motta Camastra ed uccise cinquanta soldati spagnoli ed altrettanti micheletti (ossia mercenari) messi a custodia della torre cannoniera del locale castello, dove erano allocati sei cannoni a lunga gittata che creavano non poco disagio agli accampati in contrada Solì ed ai soldati alemanni che si spostavano lungo la direttrice Francavilla-Giardini. Dopo il primo scontro all’interno del centro abitato mottese, gli Spagnoli fuggirono verso l’altura di Montagna Grande, dove infuriarono vari scontri fra i due eserciti (al riguardo il Grassi scrive che “forti contingenti tedeschi stettero sempre dislocati dal fondo della Valle fino alla Montagna di Motta per stare in osservazione ed impedire agli spagnoli i soccorsi che potessero giungere dal versante Nord, sia da Messina che da Palermo”)».
Dopo aver rivendicato il ruolo di Motta Camastra nel contesto strategico della battaglia del 20 giugno 1719, Salvatore Maugeri lancia dei segnali di “distensione” nei confronti della comunità francavillese.
«Per il futuro – dichiara infatti lo studioso – sarebbe cosa buona ed opportuna trovare tra i due Comuni interessati una soluzione unitaria che possa portare ad una rievocazione storica in cui alla parte strettamente accademica venga affiancata anche una parte spettacolare e popolare con, ad esempio, una sfilata in costumi militari dell’epoca, un concerto bandistico nel greto del torrente Zavianni a base di marce militari del ‘700, ed un cannoneggiamento simbolico con “botta e risposta” mediante fuochi d’artificio tra la torre cannoniera di Motta e la collina dei Cappuccini di Francavilla».
Intanto il poliedrico Salvatore Maugeri, incline agli studi sulla storia e le tradizioni della Valle dell’Alcantara ma pure alla poesia, alla pittura ed all’arte in genere, non fa mistero di essere alle prese con la composizione di un poema in vernacolo siciliano a lui ispirato proprio dalla sanguinosa battaglia austro-ispanica del 1719 e che, nella prospettiva di una futura “drammatizzazione” della relativa ricorrenza, potrebbe sicuramente costituire un ulteriore elemento di attrattiva. L’autore ci dà anche il privilegio di gustare in anteprima alcuni versi di questa sua ancora abbozzata composizione, che così recitano: “Nta la ciumara di lu Zavianni / arristanu firiti Spagnoli e Alimanni / e cadaviri sciamminati a tutti i banni / ca parevunu di macellu carni. / Arristanu ddi poviri suddati / cu ciunchi e cu sciancati / cu li testi muzzi e li brazza tagghiati / ca parevunu animi dannati…“(trad.: “Nella fiumara dello Zavianni / restarono feriti Spagnoli ed Alemanni / con cadaveri sparsi dappertutto / che sembravano carne da macello. / Son rimasti quei poveri soldati / alcuni zoppi ed altri storpi / con le teste mozzate e le braccia tagliate / al punto da sembrare anime dannate…“).
Rodolfo Amodeo