Aveva 38 anni Salvatore Crisafulli quando, l’11 settembre del 2003, stava accompagnando suo figlio a scuola. Un furgone lo travolse facendolo cadere nel buio di uno stato vegetativo post traumatico. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa, fino alla morte, avvenuta nel 2013. Le cure di rianimazione attuate presso gli ospedali di Messina e Catania non evitarono il trasferimento in Toscana, a casa del fratello Pietro, in attesa di un ricovero presso un centro riabilitativo di Imola. Nella sofferenza di chi lo vuole bene, Salvatore si risveglia due anni dopo, a ottobre del 2005, intrappolato nel suo corpo, stretto nella morsa del “locked in”, inibito nel comunicare. I medici lo visitano, interpretando le sue lacrime come riflessi incondizionati involontari, ma i familiari si rendono conto che è ancora cosciente e lottano per dargli giustizia. La comunicazione avviene tramite gli occhi o attraverso un computer a scansione. Una battaglia, quella del “Terri Schiavo” italiano, come l’avevano soprannominato i mass media, terminata nel giorno dell’addio, il 21 febbraio del 2013, con una risposta, da parte della magistratura, in merito alle cure con le cellule staminali, che sarebbe dovuta arrivare il 16 aprile.
Crisafulli ricopre anche il ruolo di referente A.I.F.V.S. per la sede di Catania. Componenti dello staff: Maria Maugeri, Carmelo De Luca, Pietro Crisafulli, Giovanni Gagliano, Francesca Tropea, Orazio Campagna, Karim Anselmi, Jonathan Crisafulli, Domenico Crisafulli (defunto nell’anno della presentazione ufficiale del contenuto; nel film interpretava orgogliosamente lo spirito di Agatino, fratello di Pietro scomparso all’età di 21 anni nel 1992), Agata Reale, Rosalba Bologna, Enzo Campisi, Maurizio Bologna e Giuseppe Santostefano.
88 minuti di pellicola proiettati presso la Camera dei deputati il 15 febbraio del 2017. Un film che ha ottenuto il premio “Messaggio importante – Sezione lungometraggi oro invisibile” in occasione del 19° Festival Internazionale svoltosi a Lenola, tenutosi il 12 giugno 2019, oltre al “Premio alla vita” e “Siciliani si nasce”. Grande la risonanza per il caso in America, dove è stato motivo di dibattito pubblico. “La voce negli occhi”, per le denunce rivolte al mondo della sanità e documentata formalmente, è stato censurato nelle sale italiane.
“Si tratta di un film scomodo, che ha fatto è farà discutere sotto tanti punti di vista – afferma Pietro Crisafulli -, anche perché contiene le volontà di Salvatore, la sofferenza di chi mostrava l’emozione della vita e che veniva definito un vegetale da tanti luminari assenti. La storia di mio fratello ha scosso la comunità politica e scientifica, imponendo l’urgenza di una riflessione sui parametri assistenziali ed etici che segnano il confine tra vita e morte. Si tratta di uno stimolo importante alla ricerca scientifica e, per altro verso, di un richiamo a migliorare la Sanità sotto diversi suoi aspetti. l’iniziativa presa dalla prima circoscrizione di Catania deve essere abbracciata dal tutto il consiglio comunale, partendo dal primo cittadino Salvo Pogliese fino all’ultimo, Anche perché ormai si tratta di passato e non ha nulla a che vedere con gli amministratori attuali. Lo sfondo è quello della città catanese. E’ molto importante proiettare il film soprattutto per sensibilizzare le persone rispetto al tema della sicurezza stradale. Ogni giorno, confrontandoci con le cronache di giornali e telegiornali, ci ritroviamo dinanzi a giovani vite spezzate o cambiate per sempre da gravissime lesioni permanenti a causa di incidenti stradali. Un dramma continuo, spiegato in maniera efficace dai numeri che abbiamo anche pubblicato nel mio film. Bisogna far capire che è necessario riflettere attentamente quando si guida una vettura, una moto, un camion, tenendo comportamenti di guida corretti e responsabili. È veramente atroce che un Paese come l’Italia veda distruggere vite innocenti. E’ doveroso intervenire insieme alle famiglie, partendo anche dalle scuole, e fare in modo che i giovani capiscano il valore della vita e non la mettano in gioco con atteggiamenti sconsiderati. Si devono rendere conto che la strada non è una playstation, né tanto meno un cellulare. Solo in questo modo si può combattere il fenomeno e diminuirne i casi fenomenici”.
“Pietro Crisafulli è un uomo speciale, una persona che ha sofferto tanto e che noi come associazione siamo orgogliosi di avere come responsabile della sede di Catania – afferma Alberto Pallotti, presidente Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus -. La storia di Salvatore è dimostrazione di quanto un incidente stradale possa cambiare per sempre una vita, annichilendo una persona ed imprigionandola nel suo dolore. Il nostro impegno è per un futuro dove si registri un numero sempre inferiore di incidenti, un futuro dove si prende consapevolezza che la guida non è un gioco e che il rispetto delle regole può salvare vite umane. Insieme – conclude – ce la possiamo fare”.