Dopo il felice esordio di qualche anno fa con la sua prima produzione discografica “Twentysix and Dreams”, accolta molto favorevolmente dalla critica, Alessandra Fichera, cantautrice di Mascali che ha scelto come nome d’arte “Alex AllyFy”, si riconferma una della proposte più interessanti del panorama musicale siciliano, ed in particolare jonico-etneo.
Le canzoni che Alessandra Fichera propone in “ChikitakaBum!” si fanno apprezzare per la freschezza musicale ma anche per la profondità dei contenuti e dei messaggi in esse comunicati, tra cui l’importanza di essere sempre se stessi, l’incontrollabilità dei sentimenti, le problematiche ambientali ed il rapporto spesso complicato che si ha con Dio.
Dal punto di vista stilistico l’album “ChikitakaBum” si contraddistingue per il sapiente intreccio tra rap e musica leggera, gradevole sia alla generazione contemporanea che a quelle più “datate”.
Alessandra Fichera si rivela un’artista veramente straordinaria, soprattutto in quei brani in cui riesce a pronunciare “a raffica” un’enorme quantità di parole rimate e ritmate in lingua inglese senza che esse si trasformino in un crogiuolo indistinto ed incomprensibile.
La cantante etnea ama molto utilizzare l’idioma anglosassone «perché – spiega – consente a ciò che produco di “viaggiare” il più lontano possibile. Ma, a parte ciò, la lingua inglese è per me, che sono molto riservata, una sorta di “scudo di protezione”: quando sono a casa e creo le mie canzoni non mi va di far sapere a tutto il vicinato il mio stato d’animo e cosa mi sta passando per la testa».
Inevitabile chiedere ad Alessandra come nasce il suo rapporto con l’ukulele, ossia la “chitarrina” a quattro corde inventata nel 1879 dagli immigrati portoghesi nelle Hawaii, che rappresenta una sorta di “estensione” della cantautrice mascalese, tanto da comparire nei suoi videoclip con un “look” sempre diverso, quasi fosse un artista in carne ed ossa. «Inizialmente – racconta Alex AllyFy – suonavo la chitarra classica di mio fratello, ma non sapevo cambiarne le corde e non rimanevo soddisfatta del suono che ne veniva fuori. Ma un giorni rimasi “folgorata” dall’esibizione di una ragazza che con l’ukulele proponeva una cover dei Beatles, dando vita a delle sonorità che mi hanno affascinato e che erano proprio quelle che avrei voluto esprimere con la chitarra. Così è arrivato il mio inseparabile ukulele “Luke”, uno strumento versatile ed agevole da portare in giro, che ho fatto diventare una sorta di “personaggio”».
Rodolfo Amodeo
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