La cosiddetta “strada dei trentaquattro miliardi”, completata ed inaugurata nel 2008 dopo una lunga serie di traversie burocratiche (i relativi lavori ebbero inizio nei primi Anni Novanta), è indubbiamente un’arteria comodissima, in quanto collega direttamente, in appena qualche minuto, il Comune di Calatabiano con lo svincolo autostradale di Fiumefreddo di Sicilia, col centro abitato di quest’ultimo e con l’imbocco della Statale 120 che conduce ai Comuni pedemontani etnei (Piedimonte, Linguaglossa, ecc.).
Grazie ad essa, dunque, gli automobilisti provenienti dai centri della Valle dell’Alcantara, una volta arrivati a Calatabiano possono raggiungere in una manciata di minuti il “cuore” della provincia catanese jonica (ossia i Comuni di Giarre, Mascali, Fiumefreddo, ecc.), evitando l’attraversamento degli agglomerati urbani messinesi spesso congestionati dal traffico quali Gaggi, Trappitello e Giardini Naxos.
Negli ultimi tempi, inoltre, alla luce di spiacevoli notizie di cronaca riportate dai mezzi d’informazione, diversi automobilisti vorrebbero richiamare l’attenzione degli organi competenti su di un serio fattore di rischio.
Come ci segnala uno dei tanti utenti della “strada dei trentaquattro miliardi”, «proprio qualche giorno fa si è appreso dell’ennesimo guard rail “interrotto” che ha trapassato da una parte all’altra un’autovettura, in transito in un’arteria del Salernitano, provocando la morte della donna che era alla guida. Ebbene: anche la strada intercomunale Calatabiano-Fiumefreddo presenta diversi di questi guard rail discontinui (v. foto qui pubblicate), che se malauguratamente un’automobile dovesse finire addosso ad essi, potrebbero trasformarsi in “apriscatole”, per non dire in “lance acuminate”. Morale della favola: in queste condizioni il guard rail, che dovrebbe essere un dispositivo di sicurezza atto a contenere i veicoli all’interno della carreggiata riducendo gli effetti degli incidenti dovuti a sbandamento, diventa in realtà un qualcosa di altamente pericoloso. Cosa si aspetta, dunque, per eliminare le discontinuità di queste protezioni?!».
Rodolfo Amodeo