Giardini e l'"incantesimo" del Palanaxos: tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia -
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Giardini e l'”incantesimo” del Palanaxos: tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia

Giardini e l'”incantesimo” del Palanaxos: tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia

La grande tendostruttura di Viale Apollo Arcageta, che tra gli Anni Ottanta e Novanta ha ospitato prestigiosi eventi televisivi, fieristici e culturali, è oggi inutilizzata ed in stato di abbandono e degrado. L’attuale Amministrazione Comunale è da tempo alla ricerca di un partner privato che possa riqualificarla e gestirla, ma ogni volta che le trattative sembrano a buon punto si registra puntualmente una “fumata nera”

Per anni è stata location-simbolo della prima colonia greca di Sicilia, in grado di ospitare eventi di rilievo internazionale (tra cui un convegno mondiale della Nasa), programmi televisivi (come il prestigioso “Premio Regia” di Raiuno) e manifestazioni fieristiche. Ma ormai da tempo il “Palanaxos” versa in condizioni di abbandono e degrado che lo rendono inutilizzabile.

In questi giorni il vicesindaco giardinese Carmelo Giardina (nel riquadro sulla foto principale), anche in qualità di assessore comunale con delega al Patrimonio, ha rispolverato il “dossier” relativo alla capiente tendostruttura per tentare di capire come e se sia possibile rinverdirne i fasti.

I Pooh sul palco del Palanaxos durante un’edizione del Premio Regia Televisiva “Oscar Tv” tramesso da Raiuno

Ma spulciando i relativi documenti prodotti in questi anni sembrerebbe che sull’impianto di Viale Apollo Arcageta aleggi una sorta di “maledizione” che ne impedisce la rinascita.

Come spiega il vicesindaco Giardina, «la riattivazione del Palanaxos costituiva una delle priorità dell’attuale Amministrazione Comunale giardinese, insediatasi nel giugno del 2015. Così, nel marzo 2016, la nostra Giunta deliberava un atto di indirizzo per la riqualificazione e gestione della struttura, che versava già in uno stato di avanzato degrado (provvedemmo anche al suo accatastamento, sino ad allora non ancora effettuato). In ogni caso, il nostro Comune non aveva e non ha le risorse finanziarie necessarie per un intervento di ristrutturazione del Palanaxos. Si è quindi fatto ricorso al sistema del Partenariato Pubblico-Privato (P.P.P.).

«Il primo a farsi avanti fu un noto impresario di Catania, mostratosi particolarmente interessato, ma che al momento di presentare il relativo project-financing rinunciò  all’iniziativa, pare anche su suggerimento di una figura di rilievo dell’Amministrazione Comunale.

«Noi stessi abbiamo quindi avviato contatti diretti ed ufficiali con importanti agenzie fieristiche nazionali per sondare la loro disponibilità a riqualificare e gestire la struttura, ma senza ottenere alcun risultato.

Il compianto presentatore Daniele Piombi nella grande platea del Palanaxos durante un’edizione del Premio Regia Televisiva “Oscar Tv” da lui organizzato e condotto per Raiuno tra gli Anni Ottanta e Novanta (inquadrati anche Fiorello ed il regista ed autore Michele Guardì)

«L’anno scorso, infine, c’è stata al riguardo un’interlocuzione con un importante studio di Catania associato ad un gruppo di imprese di Roma, ma anche in questo caso si è registrato un nulla di fatto, ossia la rinuncia all’iniziativa progettuale.

«Il problema del Palanaxos rimane dunque insoluto. La cosa strana è che ogni qualvolta un soggetto privato si fa avanti con interesse ed entusiasmo intervengono fattori esterni che impediscono di concretizzare il progetto.

«Comunque sia, questa Amministrazione Comunale continuerà, sino alla fine del proprio mandato, la ricerca di possibili partner finanziatori. Ma qualora non si dovesse trovare nessuno, bisognerà seriamente valutare l’ipotesi di inserire il Palanaxos nel piano delle alienazioni in quanto le condizioni oltremodo fatiscenti della struttura pongono anche preoccupazioni legate alla sicurezza. Ovviamente, per una questione di correttezza, una decisione di questo tipo spetta agli amministratori comunali che si insedieranno dopo le elezioni della primavera prossima».

Rodolfo Amodeo

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