Giardini Naxos: «Non dimentichiamoci di quando ci chiamavamo “Schisò”»

Aldo Di Blasi, esperto del sindaco per le attività culturali e le ricerche storiche, ha svolto approfonditi studi sull’antica e tradizionale denominazione della cittadina turistica, frutto di traduzioni e trasformazioni fonetiche tra i vari idiomi che si sono parlati in Sicilia. Ha quindi proposto di rivalutare tale denominazione e di promuovere dei gemellaggi con le città che hanno accolto i profughi naxioti

Ormai da oltre quarant’anni il Comune di Giardini si fregia dell'”elegante” accostamento con la denominazione di “Naxos”, originata dai suoi primi colonizzatori provenienti, nel 734 a.C., dall’omonima isola greca. Nella memoria collettiva locale e dei paesi limitrofi continua tuttavia a permanere il ricordo della denominazione di “Schisò”, come anche si evince da certa cartellonistica stradale ancora esistente.

Cos’è dunque “Naxos” e cosa è “Schisò”? Se lo è chiesto Aldo Di Blasi, affermato medico legale originario della prima colonia greca di Sicilia, che il sindaco Nello Lo Turco ha nominato suo esperto per le attività culturali e le ricerche storiche.

L’isola di Naxos in Grecia

Come ha scritto Di Blasi in diverse sue pubblicazioni nonché in una lettera da lui recentemente inviata al primo cittadino giardinese, «c’è una coincidenza identitaria tra i due toponimi “Schisò” e “Naxos”, il primo corruzione volgare del secondo. Eppure le due denominazioni vengono a tutt’oggi trattate come cose diverse. Al riguardo ho personalmente condotto degli studi sugli scritti di eminenti storici ed intellettuali siciliani del calibro di Tommaso Fazello, Giovanni Andrea Massa, Michele Amari, Vito Amico e Pietro Rizzo, dai quali è agevole evincere le progressive trasformazioni del nome “Naxos”: prima “Nascsòs” e successivamente “Naschisòs”, “Quisòs”, “Schisòs” fino ad arrivare a “Schisò”. Dagli scritti dell’Amari e del Rizzo si deduce, in particolare, che il nome greco “Naxox” sia stato erroneamente tradotto in arabo in “Qusûs” (anziché in “Nusùs”), nel periodo normanno probabilmente trasformato in “Quisò”, foneticamente molto somigliante a “Schisò”. Infine, se si osservano le cartine geografiche di prima e dopo il  ‘500, il toponimo “Schisò” appare nello stesso sito dell’antica Naxos».

Cosa ha dunque chiesto Aldo Di Blasi all’Amministrazione Comunale di Giardini Naxos nella sua lettera su “Schisò”?

«Innanzi tutto – risponde l’esperto – di ristabilire la verità storico-linguistica collocando dei cartelli toponomastici nella zona del quartiere Schisò con sovrapposti i tre relativi toponimi in greco, latino e siciliano (Νάξος, Naxos, Schisò), il che  potrebbe stimolare la curiosità e l’interesse sia dei turisti che degli stessi abitanti del luogo. Ho proposto inoltre di promuovere dei gemellaggi con le città del Messinese e della Calabria che accolsero i profughi naxioti dopo la distruzione della loro città, nel 403 a. C., ad opera del tiranno siracusano Dionisio il Minore: oltre che nella vicina Tauromenium (Taormina), essi si rifugiarono a Mylai (Milazzo), Nasso (Naso), Region (Reggio Calabria) e Kroton (Crotone)».

Rodolfo Amodeo

 

FOTO PRINCIPALE: il quartiere di Giardini Naxos tradizionalmente chiamato “Schisò” su cui si affaccia l’omonimo Castello