Su delega della Procura e in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di un’articolata indagine in materia di frode IVA che ha portato alla denuncia di 11 soggetti, hanno sottoposto a sequestro preventivo denaro e beni per un valore complessivo di 4 milioni di Euro, nei confronti di sei società ed una ditta individuale, operanti nel settore del commercio di generi alimentari e non (soprattutto bevande alcoliche), tutte aventi sede nella Provincia di Catania.
L’indagine ha permesso di portare alla luce una complessa frode all’Iva, perpetrata tra il 2014 e il 2018 attraverso l’emissione di false lettere di intento, ovvero di documenti che dovrebbero attestare l’uscita dal territorio nazionale di beni destinati all’estero, al fine di beneficiare del regime dell’esenzione Iva da versare in Italia. In pratica, i soggetti economici coinvolti, professandosi falsamente esportatori abituali, hanno effettuato presso le principali catene nazionali di supermercati acquisti di beni per oltre 6 milioni di euro in esenzione Iva , così risparmiando una somma superiore al milione di euro.
I beni falsamente destinati all’estero sono stati poi rivenduti a commercianti al minuto o piccoli supermercati del territorio catanese ad un prezzo estremamente concorrenziale, sia perché scontati fraudolentemente dell’ammontare dell’Iva, sia perché non veniva emessa alcuna fattura di vendita, ovvero “in nero”.
Le imprese coinvolte, infatti, non registravano le vendite e presentavano dichiarazioni fiscali pari a zero o non le presentavano proprio, evadendo così anche le imposte dirette per un imponibile complessivo ricostruito dalle Fiamme Gialle pari a 5 milioni di euro.
Tali accertamenti, condotti attraverso complessi accertamenti bancari su oltre 30 conti correnti nonché con intercettazioni telefoniche, hanno consentito di individuare due distinte associazioni di persone che, operando sul mercato per mezzo di società di comodo destinate ad un fallimento “pilotato”, falsavano la concorrenza con le imprese oneste e si arricchivano indebitamente non versando quanto dovuto all’Erario.
A conclusione dell’attività d’indagine sono emerse responsabilità penali in capo a 11 persone per associazione per delinquere, truffa aggravata, infedele o omessa dichiarazione, bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Sulla base di queste evidenze, il Giudice per le indagini preliminari, condividendo l’impianto accusatorio di questa Procura, ha disposto il sequestro di denaro e beni pari all’ammontare delle imposte evase.
Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti, hanno così sottoposto a sequestro: 5 conti correnti bancari, 35 mezzi (autoveicoli, motoveicoli e autocarri), 14 beni immobili e le quote di sette società di capitali, tutti nella disponibilità dei soggetti raggiunti dal provvedimento.