L’operatore economico di Bivona, in provincia di Agrigento, è stato ospite nel Comune etneo della locale associazione “Ascùta” per parlare della sua esperienza di “testimone di giustizia”, grazie alla quale sono stati tratti in arresto i malavitosi che avevano preso di mira la sua attività. Alla sua vicenda diversi scrittori hanno dedicato in questi anni i loro libri
Un imprenditore siciliano senza peli sulla lingua, che non si è mai piegato ai ricatti mafiosi sin da quando, esattamente vent’anni fa, la sua ruspa venne data alle fiamme, primo di una quarantina di atti intimidatori da lui subiti. E’ Ignazio Cutrò, che nei giorni scorsi è stato ospite a Linguaglossa, nell’auditorium del teatro “Don G. Pennisi”, della locale associazione giovanile “Ascùta” per parlare del libro “In culo alla mafia”, nelle cui pagine lo scrittore Emanuele Cavallaro ha narrato le sue vicissitudini.
Originario di Bivona, in provincia di Agrigento, Cutrò è oggi presidente dell’associazione nazionale dei testimoni di giustizia, «una categoria – ha tenuto a precisare il protagonista dell’incontro linguaglossese – da non confondere con quella dei cosiddetti “collaboratori di giustizia”: questi ultimi, infatti, hanno commesso dei reati, mentre noi testimoni siamo solo ed esclusivamente delle vittime».
Grazie alle testimonianze del coraggioso imprenditore di Bivona venne avviata l’operazione “Face Off”, che una decina di anni fa ha consentito di trarre in arresto alcuni suoi concittadini dediti alle estorsioni ed al controllo dei pubblici appalti.
La collaborazione attiva con la magistratura ha però negativamente inciso sull’attività di imprenditore edile di Ignazio Cutrò, che di punto in bianco non ha più ricevuto commesse di lavoro perché “emarginato” dalla sua voglia di denuncia e dal non voler scendere a patti con chicchessia.
Il coraggioso operatore economico siciliano, pur tuttavia, non ha mai voluto abbandonare la sua terra, nemmeno per entrare nel “Programma Testimoni” in una qualche località segreta. Ha quindi preferito rimanere in Sicilia e fondare l’associazione nazionale “Testimoni di Giustizia”, con la quale si batte per rivendicare i diritti degli imprenditori vittime della criminalità organizzata.
Oggi Ignazio Cutrò ha riacquistato la propria dignità di lavoratore essendo stato assunto presso un ufficio della Regione Siciliana del suo paese (il Centro per l’Impiego di Bivona) in forza di un decreto legge del 2013 che consente ai testimoni di giustizia di entrare a far parte della pubblica amministrazione.
Oltre che nel recente “In culo alla mafia” di Emanuele Cavallaro, l’esemplare storia di Ignazio Cutrò è raccontata anche nel libro “La forza del gruppo”, scritto nel 2011 da Mauro Baricca, Salvatore Vella e Demetrio Pisani.
Come ha dichiarato Daniele Russo, esponente dell’associazione organizzatrice “Ascùta” e moderatore dell’incontro con l’eroico imprenditore siciliano, «le parole di Ignazio Cutrò hanno profondamente emozionato e commosso, a cominciare dal sottoscritto, tutti i partecipanti a questa sua conferenza a Linguaglossa. Il sodalizio che mi onoro di rappresentare ringrazia i numerosi intervenuti all’iniziativa, e soprattutto l’unica istituzione presente in prima fila, ossia l’Arma dei Carabinieri».
Rodolfo Amodeo