I Carabinieri del ROS stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, in carcere ed agli arresti domiciliari, nei confronti di 9 persone, emessa dal GIP Distrettuale, su richiesta della DDA di Catania.
Il provvedimento è scaturito da articolata attività d’indagine avente a oggetto gli investimenti immobiliari eseguiti, negli anni ’90, direttamente da Santapaola Benedetto, Ercolano Aldo cl. 60, Mangion Francesco e Cesarotti Giuseppe.
Le fattispecie delittuose perseguite sono quelle di cui agli artt. 416 bis c.p. (associazione di tipo mafioso), 110 e 416 bis c.p. (concorso esterno in associazione di tipo mafioso), 629 c.p.(estorsione), 648 bis c.p. (riciclaggio), 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) e 513 bisc.p. (illecita concorrenza con minaccia).
Il provvedimento, come scritto, riguarda 9 persone, e in particolare:
- custodia cautelare in carcere per:
- Cesarotti Giuseppe, nato a Catania il 6.12.1944;
- Cesarotti Salvatore (figlio di Giuseppe), nato a Catania il 2.4.1965;
- Di Grazia Orazio, nato a Giarre (CT) il 22.1.1982;
- Geremia Francesco Antonino, nato a Catania il 15.6.1960;
- Mangion Giuseppe, inteso Enzo, nato a Catania il 24.10.1959;
- Pulvirenti Armando, nato a Catania il 20.10.1955;
- Russo Cateno, nato ad Acireale (CT) il 12.2.1981;
- arresti domiciliari:
- Palermo Mario, nato a Linguaglossa (CT) il 24.4.1944;
- Pulvirenti Vincenzo, nato a Catania il 9.6.1952.
Il GIP ha altresì disposto il sequestro preventivo di società e beni mobili per un valore complessivo calcolato in € 12.660.000,00.
Nel corso di alcune intercettazioni sarebbe emerso come Cesarotti consegnava denaro contante a Mangion. Denaro che doveva finire nelle casse delle cosche. Cesarotti sapeva anche di investimenti fatti in passato da Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano e Francesco Mangion defunto padre di Giuseppe. Anche nell’ambito di un precedente processo è emerso che i Cesarotti avrebbero avuto un ruolo attivo nella gestione del patrimonio economico del clan catanese. I carabinieri hanno dunque avviato complesse indagini per risalire agli interessi degli storici vertici della famiglia.
Cesarotti, al fine di ritirare le somme investite a garante di sé stesso, per i parenti morti e degli ergastolani del clan. A seguito di approfondimenti investigativi sulle relazioni tra Cesarotti e Mangion è emerso anche il nome dell’imprenditore farmaceutico Mario Palermo, risultato legato da risalenti rapporti fiduciari a Santapaola, Ercolano e Mangion Francesco. In passato era stato prestanome dei boss comprando immobili, con fondi di cosa nostra e negli anni 90 arrivò anche a coprire la latitanza di Ercolano e Mangion Francesco. L’investimento iniziale ammontava a 2 miliardi di lire.
Durante le indagini è emerso anche che Santapaola, Ercolano, Mangion Francesco e Cesarotti Giuseppe, negli anni ’90, con fondi propri, attraverso la società Mascali S.r.l., acquistarono un grosso appezzamento di terreno sul quale realizzare immobili. Negli anni 2000, la società fu venduta a imprenditori che, ignari della riferibilità dell’assetto societario a cosa nostra, divennero oggetto di richieste estorsive, formulate da Cesarotti nell’intento di recuperare così le somme investite.
Cesarotti, nell’avanzare le richieste, pretese l’intestazione di un appartamento e, sempre al fine di sollecitare ulteriormente gli imprenditori, ordinò l’incendio, avvenuto nell’agosto del 2017, dello stabilimento balneare mascalese denominato Jaanta Bi, gestito dagli impresari edili. L’ammontare degli investimenti è stato quantificato in un miliardo e 800 milioni di lire.
Santapaola, Ercolano, Mangion Francesco e Cesarotti Giuseppe, inoltre, negli anni ’90, attraverso la società Co.Invest. S.r.l., acquistarono altri beni immobili. Cesarotti, secondo i carabinieri, investì personalmente un miliardo di lire e ha avviato preliminari attività volte alla stima del valore dei beni per poi venderli. In relazione a ciò, è stato disposto il sequestro dei beni riconducibili a Cesarotti attraverso la Co.Invest. S.r.l., consistenti in terreni siti in Belpasso (20 ettari circa) e villette site in Marina di Gioiosa (RC).
Nello stesso tempo è stato accertato che Cesarotti Giuseppe e Salvatore, nonostante fossero formalmente estranei agli assetti della LT Logistica e Trasporti S.r.l. e della G.R. Transport Logistics S.r.l., hanno personalmente curato e fatto fronte, alle vicissitudini aziendali, intervenendo tanto sui committenti quanto sugli altri operatori del settore dei trasporti, al fine di obbligare l’iniziativa imprenditoriale di questi ultimi ed acquisire una posizione di sostanziale monopolio sul mercato. L’azienda G.R. Transport Logistics S.r.laveva anche sede legale all’interno di immobile fittiziamente intestato ad altri ma nei fatti riconducibile a Cesarotti.