Francavilla di Sicilia si “riappropria” dei suoi tesori venuti dall’antica Grecia
Sono in corso i lavori, diretti dal Parco di Naxos-Taormina, per allestire a Palazzo Cagnone il nuovo Museo Civico Archeologico in cui verranno esposti permanentemente i tantissimi reperti di età ellenica affiorati dal sottosuolo del Comune dell’Alcantara e sino ad oggi conservati in altre sedi espositive dell’isola. Per Aldo Di Blasi, consulente culturale del Comune di Giardini Naxos, «si tratta di una conquista importante»
Francavilla di Sicilia punta sempre più alla valorizzazione delle proprie origini elleniche. In questi giorni fervono a Palazzo Cagnone i preparativi per l’allestimento nel settecentesco edificio del nuovo Museo Civico Archeologico, la cui direzione scientifica è affidata al Parco di Naxos-Taormina, guidato dalla direttrice Gabriella Tigano, che nella predisposizione dell’apparato museale francavillese è coadiuvata dall’archeologa Maria Grazia Vanaria, da Diego Cavallaro ed, ovviamente, dalla locale Amministrazione Comunale del sindaco Enzo Pulizzi.
L’importante operazione viene salutata molto favorevolmente da Aldo Di Blasi, affermato medico legale originario di Giardini Naxos, il cui sindaco Nello Lo Turco ha nominato suo esperto per le attività culturali e le ricerche storiche.
«Per Francavilla di Sicilia – afferma il dottor Di Blasi (nella foto accanto) – questo nuovo Museo Civico Archeologico costituirà una straordinaria opportunità di crescita culturale e turistica. Negli appositi spazi espositivi in allestimento a Palazzo Cagnone seguendo un criterio cronologico-topografico, i visitatori potranno ammirare il primo nucleo dei reperti di epoca greca affiorati dagli scavi condotti dal 1979 al 1987 dalle Soprintendenze di Siracusa e Messina e sinora esposti nell’Antiquarium di Via Liguria, diversi reperti inediti provenienti dai magazzini del museo “Paolo Orsi” di Siracusa e da quelli di Giardini Naxos, e quanto rinvenuto negli ultimi decenni attraverso gli scavi in contrada Fanterilli, che in queste settimane è stata ripulita dal Parco Archeologico “Naxos-Taormina” per essere resa fruibile ai visitatori ed agli studiosi. Quest’area, ubicata ai piedi della collina del Castello medievale, rivela un lembo della città antica, risalente al V secolo avanti Cristo che, nell’assetto urbano e nelle tecniche costruttive, è molto simile a Naxos, della quale Francavilla sembra essere stata una sub colonia.
«Fra i reperti già conosciuti saranno esposti maschere di Sileno, simili a quelle di Naxos, corredi funerari, monete di varie zecche, terrecotte provenienti dai depositi votivi del santuario di Demetra e Kore (in corrispondenza dell’odierna Via Don Nino Russotti) ed alcuni raffinatissimi pinakes, ossia bassorilievi simili a quelli rinvenuti in Calabria, nel santuario di Persefone a Locri Epizefiri.
«Il Museo Civico Archeologico di Francavilla di Sicilia, dunque, costituirà senz’altro un punto di riferimento per tutto il nostro comprensorio e, più in generale, per la Sicilia e la più complessiva area geografica dell’Italia meridionale denominata “Magna Grecia”».
Se oggi Francavilla di Sicilia si ritrova con questo ingente ed importante patrimonio archeologico, prima in parte disseminato in altre sedi espositive dell’isola, lo si deve all’impegno quarantennale di diversi soggetti, a cominciare da quei giovani del luogo, sensibili alla cultura, i quali intuirono che quanto affiorato da uno scavo edilizio del 1979 in Via Don Nino Russotti erano materiali votivi. Una decina d’anni dopo, ossia nel 1990, la locale sezione dell’associazione “Italia Nostra”, guidata dal presidente Salvatore Ferruccio Puglisi, fu insospettita dal continuo transito di camion dal centro del paese, che trasportavano “nascostamente” reperti di tipo funerario affiorati da uno scavo edilizio lungo Via Regina Margherita, dove avrebbe avuto sede un’antica necropoli. Dopo un lungo braccio di ferro, il presidente di “Italia Nostra”, Puglisi, riuscì finalmente a smuovere le coscienze della Soprintendenza di Messina, che si decise ad imporre il proprio controllo preventivo su tutti gli scavi edilizi da effettuare nel Comune dell’Alcantara onde appurare se da essi potessero emergere testimonianze del passato. E’ stato così possibile giungere all’ultima serie di ritrovamenti, riguardanti l’area archeologica di contrada Fanterilli. Una lunga “epopea”, insomma, che ora sta per giungere al suo giusto coronamento.