Nella piccola chiesa di Nunziata una folla commossa ha reso omaggio a Luigi Magaraci il 44 enne originario di Mascali e residente a Macchia di Giarre, vittima lo scorso giovedì di un presunto caso di malasanità al Pte dell’ospedale Sant’Isidoro.
Don Carmelo Di Costa che ha officiato il rito funebre non ha risparmiato critiche contro quella sanità piena di gravi e persistenti lacune: “mi auguro una sanità più vera, sensibile e soprattutto umana, con i medici che vivono la propria missione e non il mestiere, sapendo accogliere e dire sempre la verità. Mi auguro – ha tuonato il prelato – che Luigi sia l’ultima vittima nel triste elenco della malasanità nella nostro distretto. 16 vittime fino ad oggi. In troppi hanno pagato un prezzo altissimo. L’indignazione per la morte di Luigi non deve partire solo dal basso, ma deve convincere, una volta per tutte le istituzioni che ad oggi non hanno saputo dire basta”.
E non sono mancate le velate accuse alle istituzioni che hanno fatto poco per evitare queste morti. Persino i sindaci del territorio non hanno potuto fare nulla. Altri più in alto, invece, hanno gravi responsabilità.
Struggenti e al tempo stesso composte anche le parole della moglie di Luigi, Manuela Tomarchio: “Quello che è accaduto è inaccettabile. Non si può strappare alla vita un uomo ancora giovane, privando un ragazzino di 10 anni di un padre. Quel papà gioioso di seguire il figlio impegnato nelle partite di basket e che continuerà a vedere, sostenendoci nel nuovo difficile cammino che dobbiamo intraprendere”.
Toccante l’abbraccio della mamma con il figlio Matteo al termine di quella profonda lettura che ha scosso la coscienza dei presenti.