Catania, stroncato traffico di droga. 25 arresti e sequestri ingenti di stupefacenti NOMI FOTO VIDEO DETTAGLI

Dalle prime ore di questa mattina, lunedì, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, supportati dai Comandi Provinciali di Roma, Napoli, Palermo e dal Gruppo Aeronavale di Messina, su delega della Procura distrettuale etnea, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 25 persone (21 ristrette in carcere e 4 agli arresti domiciliari) indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana, hashish e “crack”) aggravata dalla finalità di agevolare il clan mafioso “Santapaola-Ercolano” e dalla detenzione di armi. È stato disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione di un’attività imprenditoriale e 2 proprietà immobiliari.

L’indagine del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (G.I.C.O.), consentiva di pervenire a ripetuti riscontri dell’operatività di molteplici gruppi criminali organizzati (clan catanesi riforniti da formazioni criminali campane, albanesi, calabresi e laziali) attraverso l’arresto in flagranza di 6 “corrieri della droga” e il contestuale sequestro di oltre kg. 4 di cocaina, kg. 52 di marijuana e kg.25 circa di hashish.

Sebastiano Sozzi Davide
Silvana Mirabella
Salvatore Catania
Salvatore Amato
Rodolf Sotiri
Roberto Spampinato
Maurizio Vitale
Maurizio Valenti
Klodian Shkrela
Giuseppe Vasta detto Baku
Giovanni Papa
Francesca Patrocelli
Fortunato Vitale
Cristoforo Crisafulli detto Cristian
Cristofaro Angelo Fuselli
Catello Gargiulo
Antonio Pane
Antonino Mirco Guglielmino detto Coccolino
Antonino Fuselli
Angelo Pasqualino
Alfio Giuseppe Maggiore detto Graziano
Agatino Ventimiglia
Carmelo Straniero
Gaetano Damone Sessa
Giovanni Nicolò Straniero

CUSTODIE IN CARCERE

  1. Amato Salvatore, nato a Catania l’11.06.1998;
  2. Catania Salvatore, nato a Catania il 27.10.1983;
  3. Crisafulli Cristoforo, nato a Catania il 12.04.1983;
  4. Dammone Sessa Gaetano, nato a Catania il 09.10.1989;
  5. Fuselli Antonino, nato a Catania il 04.07.1974;
  6. Gargiulo Catello, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 28.06.1974;
  7. Guglielmino Antonino Mirko, nato a Catania il 07.05.1992; già recluso presso la casa circondariale di Catania Bicocca;
  8. Maggiore Alfio Giuseppe, nato a Catania il 02.07.1988;
  9. Mirabella Silvana, nata a Catania 02.01.1980;
  10. Papa Giovanni, nato a Riposto (CT) il 04.06.1973;
  11. Pasqualino Angelo, nato a Catania il 15.11.1982;
  12. Shkrela Klodian, nato in Albania il 15.05.1984;
  13. Sotiri Rodolf, nato in Albania (EE) il 03.03.1975, alias SOTIRI Rudolf (Albania (03.03.1975), alias AGALLIU Elton (Albania 23.09.1974);
  14. Sozzi Sebastiano, nato a Catania il 01.07.1982;
  15. Spampinato Roberto, nato a Catania il 30.09.1971;
  16. Straniero Giovanni Nicolò, nato a Catania il 06.12.1991;
  17. Valenti Maurizio, nato a Catania l’11.02.1974;
  18. Vasta Giuseppe, nato a Catania il 13.01.1988; già recluso presso la casa circondariale di Agrigento;
  19. Ventimiglia Agatino Maurizio, nato a Catania il 15.12.1974;
  20. Vitale Fortunato, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 08.06.1973;
  21. Vitale Maurizio, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 27.06.1987.

ARRESTI DOMICILIARI

  1. Fuselli Cristofaro Angelo, nato a Catania il 02.10.1957; già recluso presso la casa circondariale di Augusta;
  2. Pane Antonio, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 05.03.1987;
  3. Patrocelli Francesca, nata a Catania il 06.08.1985;
  4. Straniero Carmelo, nato a Militello in Val di Catania (CT) il 09.05.1971.

Nel dettaglio, l’indagine dei Finanzieri del G.I.C.O. di Catania trae la sua origine dallo sviluppo diretto delle evidenze emerse in un distinto procedimento penale (Operazione “Stop And Go”, Guardia di Finanza Catania) che portò, nel maggio 2019, all’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 16 persone espressione di due distinte compagini associative, aventi la loro base operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia (Torino, Siena e Reggio Calabria) e all’estero (Spagna e Sud America).

L’odierna operazione “Shoes” ha permesso di tracciare con dovizia i traffici criminali condotti da due associazioni armate finalizzate al traffico di stupefacenti, una delle quali operativa anche allo scopo di agevolare Cosa Nostra etnea (gruppo criminale “ottantapalmi” poi assorbito dai “Nizza”) mediante la destinazione di parte dei proventi illeciti alle famiglie dei detenuti.

Il primo sodalizio era capeggiato da Vasta Giuseppe (cl.1988), già noto alle cronache giudiziarie per essere stato tratto in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di cocaina celata tra salumi nonché per la detenzione illegale di un’arma clandestina e munizioni; Vasta rappresentava, nella citata operazione “Stop And Go”, uno dei principali collettori di rilevanti quantitativi di hashish ed eroina forniti dai fratelli Maggiore Alfio Giuseppe (cl.1988) detto “Graziano” (cantante neomelodico catanese noto per i suoi pezzi in napoletano), Giuseppe e Orazio Valentino per essere poi rivenduti all’ingrosso ai fornitori di piazze di spaccio nei quartieri catanesi di Librino, San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Tra il gennaio e il giugno 2017, Giuseppe Vasta, soprannominato “Bakù” dai fornitori partenopei in onore di una nota piazza di spaccio di Scampia (chalet Bakù), promuoveva e dirigeva l’associazione attraverso la collaborazione del succitato “Graziano” Maggiore, dei suoi cognati Ventimiglia Agatino Maurizio (cl.1974) e Papa Giovanni (cl.1973), di Crisafulli Cristoforo (cl.1983) detto “Cristian”, i quali curavano sia la fase di reperimento ed acquisto dello stupefacente dai fornitori che quella successiva di vendita nel territorio di Catania. Anche durante il periodo di detenzione in carcere, Vasta, come palesato in alcune delle conversazioni telefoniche intercettate, per il tramite della consorte, impartiva precise direttive per la prosecuzione dei suoi illeciti traffici.

LE INTERCETTAZIONI

Il gruppo “Vasta” si approvvigionava stabilmente, mediante collaudati sistemi di comunicazione tesi a eludere anche eventuali intercettazioni telefoniche in atto, dalle seguenti formazioni criminali:

INTERVISTA AL DOTT. ZUCCARO, PROCURATORE D.D.A. DI CATANIA

Ulteriore formidabile attività di riscontro della disponibilità di armi da parte del Gruppo “Vasta” veniva messa a segno nel settembre del 2017, quando, i Finanzieri del G.I.C.O., nel quartiere di San Berillo Nuovo (Corso Indipendenza, Catania), traevano in arresto 2 soggetti in possesso di un arsenale costituito da un fucile mitragliatore ak 47 kalashnikov, 3 revolver, 1 pistola semiautomatica e circa 500 cartucce di vario calibro, alcuni passamontagna e oltre un chilo di marijuana.

Il secondo focus investigativo dell’operazione “Shoes” era rappresentato dall’associazione armata capeggiata da Sozzi Sebastiano (cl.1982), detto “Davide”, promotore e coordinatore di un’attività di spaccio di stupefacenti nel territorio di Catania, il quale si procurava cocaina e “crack” da fornitori catanesi e calabresi e gestiva la lucrosa attività unitamente alla moglie Mirabella Silvana (cl.1980) incaricata della contabilità dei crediti vantati nei confronti degli acquirenti e della suddivisione in dosi. Altri sodali del gruppo “Sozzi”, tutti destinatari dell’odierna misura cautelare, erano Patrocelli Francesca (cl.1985), con il ruolo di magazziniere, Guglielmino Antonino Mirko (cl.1992), detto “Nino Coccolino”, organizzatore della fiorente piazza di spaccio di via Alogna (Quartiere San Cristoforo, Catania), Amato Salvatore (cl.1998), Spampinato Roberto (cl.1971), Fuselli Antonino (cl.1974) e Cristofaro Angelo (cl.1957) con lo specifico ruolo di “broker” nell’acquisizione e rivendita all’ingrosso e al dettaglio degli stupefacenti oltreché di recupero di eventuali crediti da forniture di stupefacenti scaduti e non saldati. Al sodalizio prendevano parte anche Pasqualino Angelo (cl.1982), detto “Angelo il palermitano”, e Valenti Maurizio (cl.1974), quali stabili fornitori.  

I proventi del traffico di stupefacenti, oltre che essere ripartiti tra gli affiliati in relazione alle mansioni svolte, erano destinati da Sozzi anche alle famiglie di alcuni affiliati in carcere del gruppo mafioso catanese di cui questi, per sua stessa ammissione, faceva parte, ovvero il clan “Santapaola – gruppo Nizza”. Numerose le conversazioni intercettate nelle quali Sozzi, contrariato dalla gestione non adeguatamente redditizia della succitata via Alogna da parte di Guglielmino e successivamente preoccupato per il suo arresto avvenuto nel febbraio del 2018 per spaccio di cocaina, palesava la necessità di affidare la piazza a soggetti in grado di garantire introiti superiori anche per sostenere adeguatamente le famiglie dei detenuti i quali, all’atto della loro carcerazione, avevano in Sozzi riposto la fiducia affidandogli il controllo delle loro piazze. Tra questi detenuti figuravano, tra gli altri, Amato Salvatore (cl.1955), detto “Turi Amato”, storico esponente di spicco del clan Santapaola, reggente del gruppo “Ottantapalmi”, coniugato con Santapaola Grazia (cl.1957) cugina di primo grado del boss “Nitto” Santapaola; Amato Alfio (cl.1980), figlio dei predetti, anch’egli esponente di rilevo del clan Santapaola e Scuderi Francesco, detto “Niculitto”, genero dei coniugi Amato-Santapaola. “Turi” Amato, storico capo del gruppo degli “Ottantapalmi”, aveva gestito, tra le altre, la piazza di via Alogna e i ricavi dello spaccio erano sempre stati destinati dagli Amato al mantenimento dei detenuti del gruppo ed alla cassa comune del clan mafioso.

Gli odierni provvedimenti cautelari sono completati dall’esecuzione della misura reale del sequestro preventivo finalizzato alla confisca di sproporzione adottata nei confronti di Giuseppe Vasta della ditta Individuale Giuffrida Isabella, denominata “Bar Rocher”, avente la sua sede d’esercizio a Catania in via Acquicella, attività intrapresa nel gennaio del 2018.

Nell’ultimo decennio, il nucleo familiare di Vasta ha conseguito e dichiarato un reddito complessivo di circa 6 mila euro assolutamente non adeguato a fronteggiare le spese sostenute in ragione delle quali viene in rilievo una complessiva sproporzione di circa 350.000 euro rappresentata dagli specialisti delle Fiamme Gialle quale prima significativa traccia dell’avvenuta immissione nel circuito legale di capitali di illecita provenienza.