Una imponente operazione – denominata “Iddu” – si è svolta nel territorio giarrese ad opera dei carabinieri.
Sono stati un centinaio i militari impegnati dalle 2 della notte in una attività di servizio che si è concentrata tra Giarre e Riposto con 21 arresti, tra cui due donne. In azione diversi reparti operativi dell’Arma. Al setaccio dei cc diverse zone di Giarre, Riposto e Comuni limitrofi. Un elicottero ha seguito dall’alto l’attività operativa.
Le 21 persone fermate sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e lesioni pluriaggravate, tutti reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
L’indagine ha consentito di delineare la posizione apicale di Benedetto La Motta, di anni 62, referente per la zona di Riposto della famiglia di Cosa Nostra catanese dei Santapaola-Ercolano, nonché quella dei suoi più fedeli collaboratori tra i quali il 76enne Antonino Marano, noto come il killer delle carceri.
L’attività investigativa ha consentito di documentare le intimidazioni e i pestaggi commessi dagli indagati finalizzati ad imporre il controllo mafioso del territorio. Peraltro alcuni degli odierni indagati erano già stati individuati quali mandanti ed autori dell’omicidio del giovane Dario Chiappone commesso nell’ottobre del 2016.
L’operazione dei Carabinieri si inserisce nell’ambito di una precisa attività di contrasto avviata d’intesa con la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica etnea e posta in essere dall’Arma nei confronti della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano sia nel capoluogo che nell’intera provincia, attraverso l’impiego delle componenti investigative altamente specializzate per il contrasto alle infiltrazioni del sodalizio nel settore delle attività economiche, nonché delle Compagnie Carabinieri per la disarticolazione dei gruppi mafiosi protesi al controllo diretto del territorio ed alla realizzazione delle ordinarie attività delittuose.
Il provvedimento trae origine da una complessa indagine condotta dalla Compagnia Carabinieri di Giarre dal 2017 al 2019, mediante attività tecniche e dinamiche, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di più collaboratori di giustizia, che ha consentito di:
- individuare e colpire con provvedimento restrittivo della custodia cautelare in carcere, alcuni appartenente al gruppo di Riposto della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola – Ercolano, operante nei comuni di Riposto e Giarre;;
- definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli indagati nell’ambito del sodalizio malavitoso, ricostruendone l’ingente volume di affari illegali, il sistema di gestione delle “piazze di spaccio”, le modalità di approvvigionamento/cessione degli stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) e il mantenimento degli appartenenti all’organizzazione detenuti;
- documentare 5 estorsioni consumate ed un’altra tentata ai danni di esercenti, di vari settori, commesse al fine di agevolare l’organizzazione mafiosa di appartenenza;
- arrestare, a riscontro dell’attività investigativa, n.10 persone e sequestrare complessivamente kg. 210 di marijuana, gr. 320 di cocaina, gr. 40 di hashish, nonché una piantagione costituita da 170 piante di canapa indiana, n. 4 cartucce per pistola cal. 7.65 e la somma in contanti di 4.715,00€.
Per quanto riguarda la gestione delle piazze di spaccio, l’indagine ha permesso di documentare un’attività svolta 24 ore su 24, con venditori al dettaglio articolati in turni. Sono stati poi identificati gli indagati che si occupavano dell’approvvigionamento delle sostanze, del loro occultamento, confezionamento e di rifornire regolarmente gli spacciatori. L’incasso giornaliero complessivo dell’organizzazione è quantificabile in diverse migliaia di euro al giorno.
Significativo notare che il sodalizio finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti, nonostante nel corso delle indagini siano stati operati degli arresti in flagranza di pusher o il sequestro in rilevanti quantità di droghe, è sempre riuscito in breve tempo a riorganizzarsi per proseguire nelle attività illecite.
La gestione del mercato illecito degli stupefacenti era affidata agli uomini di fiducia che si occupavano di reclutare i pusher, fornirli di telefoni cellulari e motorini elettrici e corrispondere loro circa 250 euro a settimana quale compenso.
Le investigazioni portavano altresì alla luce una serie di attività estorsive poste in essere ai danni di diversi esercizi commerciali di Giarre e Riposto, le cui parti offese non hanno mai denunciato le vessazioni subite, ad ulteriore riscontro del carattere mafioso del sodalizio e della grande forza intimidatrice del vincolo associativo che continua ad imporre omertà alle vittime.
A seguito dell’arresto di La Motta, avvenuto nel dicembre 2017 su ordine di carcerazione, le attività non si interrompevano e, anzi, subentrava al marito Messina Grazia, la quale, sino alla successiva scarcerazione dello stesso (avvenuta nel giugno 2018) non solo riceveva i proventi delle estorsioni, ma dimostrava di saper amministrare anche la giustizia criminale quando, in occasione di una rapina avvenuta ai danni di un esercizio commerciale sottoposto al pizzo, commissionava il pestaggio di uno dei rapinatori, proprio per non dare segni di debolezza.
Dei 22 destinatari del provvedimento, 14 sono stati tradotti presso le Case Circondariali di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Milano e Lecce ad altri 7 indagati il provvedimento è stato notificato nelle carceri dove sono già detenuti, mentre per un indagato, attualmente localizzato all’estero, è stata avviata la procedura per la richiesta di M.A.E.
TUTTI I NOMI E LE FOTO DEGLI ARRESTATI
- Bonaccorso Giovanni, inteso “u ciasco”, nato a Riposto, 46 anni;
- Boualloucha Abedelmajid, inteso “macido”, nato a Giarre, 27 anni;
- Campo Giuseppe, inteso “fantino”, nato a Riposto, 46 anni;
- Cartia Ornella, nata a castiglione di Sicilia, 68 anni;
- Castorina Paolo, inteso “spiddo” nato a Giarre, 37 anni;
- Cucé Gianluca Leonardo, inteso “Leo”, nato a Catania, 42 anni;
- La Motta Benedetto, inteso “Benito”, “Iddu”, “patrozzo” e “zio”, 62 anni, già detenuto;
- La Spina Andrea, inteso “bassotto” e “turchino”, nato a Giarre, 37 anni;
- Leotta Graziano, nato a Riposto, 52 anni;
- Mancuso Cateno, inteso “Tino ciuffo”, nato a Riposto, 39 anni;
- Mancuso Massimiliano, inteso “Massimo o Massimitto”, nato a Giarre, 35 anni;
- Marano Antonino, inteso “u vecchio” o “zu Nino”, il killer delle carceri, nato a Mascali, 76 anni, già detenuto;
- Marletta Salvatore, inteso “Turi di Palagonia”, nato a Palagonia, 47 anni, già detenuto;
- Messina Grazia, intesa “Idda”, “patrozza”, e “la zia”, nata a Riposto, 58 anni;
- Patané Davide, inteso “zappitta”, nato a Giarre, 28 anni;
- Patané Salvatore, inteso “zappa-zappitta” nato a Mascali, 49 anni;
- Previti Liborio, inteso “u tignusu”, nato a Catania, 39 anni, già detenuto;
- Russo Giovanni, inteso “u grossu”, nato ad Acireale, 31 anni, già detenuto ai domiciliari;
- Sapienza Andrea, inteso “Andrea mito”, nato a Giarre, 46 anni, già detenuto;
- Tuccio Agatino, inteso “Tino o Catino”, nato a Giarre, 54 anni, già detenuto;
- Zammataro Gaetano, inteso “fasola”, nato a Catania, 33 anni.