Il porto commerciale di Riposto e quello del primo bacino rappresentano la principale fonte di scambi commerciali e crocevia di comunicazioni a Riposto. La globalizzazione dei mercati e l’incremento degli scambi commerciali a scala mondiale trovano nel trasporto marittimo e nei grandi porti il loro spazio funzionale e simbolico.
A cominciare dal decoro. Rifiuti lasciati a vista, giardini di rovi e sterpaglie che adornano il lungoporto, mortificando le aspettative di una città con forti vocazioni turistiche.
Le competenze sul porto sono del Demanio marittimo e la Guardia Costiera avrebbe il compito di vigilare e fare rispettare le regole elementari di decoro e benchè l’intera area portuale è dotata di impianti di video sorveglianza collegati con la centrale operativa della Guardia costiera, lungo il molo si segnalano episodi di inciviltà sfrenata: in assenza di servizi igienici, accade che i muri vengano trasformati in vespasiani fai da te.
Ma la vera indecenza sono i rifiuti e ad oggi sul tema pochi fatti concreti al netto di qualche riunione. Alla fine conta il risultato: degrado sulla banchina e rifiuti in bella “vetrina”, uno stucchevole panorama offerto a chi ormeggia, portando via un ricordo di squallore e stato di abbandono. Ma al porto commerciale di Riposto accade dell’altro, nell’assoluta anarchia.
Nelle prime ore del mattino mezzi – evidentemente autorizzati che superano la transenne automatizzate – scorrazzano indisturbati lungo il molo a folle velocità, mettendo in pericolo la sicurezza dei pescatori e di chi frequenta il porto. Lo sanno bene anche i tanti runner che la mattina presto, tra le 6 e le 8.30, mettono a repentaglio la propria sicurezza correndo il pericolo di essere falciati da auto e furgoni che percorrono il braccio portuale a velocità sostenuta.
C’è qualcosa di scritto. Un impregno formale dell’impresa e della stessa Regione che sta finanziando gli interventi? O il bacino si trasformerà in una mortificante discarica di vecchi pontili? Vedremo.