Anche se è stato dichiarato lo stato di crisi regionale e richiesto a Roma lo stato di emergenza, connesso alle abbondanti piogge di cenere vulcanica verificatesi nelle ultime settimane, i sindaci dei Comuni di Milo (Alfio Cosentino), Santa Venerina (Salvatore Greco) e Zafferana (Salvatore Russo) confermano la conferenza stampa già indetta per domani mattina (9 marzo), alle ore 10.30, nell’Aula Consiliare di Zafferana.
Ai tre primi cittadini promotori si aggiungono anche quelli degli altri centri colpiti dal fenomeno: Giarre, Sant’Alfio, Mascali, Riposto, Acireale, Trecastagni, Nicolosi, Viagrande, Pedara, Piedimonte, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia e Linguaglossa.
Nei giorni scorsi i sindaci di Milo, Santa Venerina e Zafferana Etnea avevano provveduto ad inviare al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e al Direttore Regionale della Protezione Civile Salvatore Cocina, formale richiesta di attivazione per la dichiarazione dello stato di emergenza.
La loro richiesta è stata ritenuta meritevole di accoglimento con la dichiarazione dello stato di crisi regionale ed inoltrata a Roma. La Regione ha già stanziato un milione di euro. Ma la somma è poca cosa rispetto ai danni finora subiti.
I sindaci hanno l’esigenza di comunicare la reale entità del fenomeno che è apparso a tratti sottovalutato dalle autorità superiori, hanno la necessità di chiedere assicurazioni sulle spese derivanti dagli affidamenti in somma urgenza già operati e di rappresentare che la misura degli aiuti finora stanziati (un milione di euro) è del tutto inadeguata rispetto alle innumerevoli esigenze a cui fare ancora fronte e che saranno oggetto dell’incontro di domani.
Gli eventi parossistici dell’Etna si susseguono ormai da diverse settimane ed hanno interessato numerosi Comuni con straordinari accumuli al suolo.
La sabbia, di granulometria consistente e molto abrasiva e friabile, ha fatto registrare accumuli anche di diversi centimetri pari anche a 9/10 kg al metro quadrato.
“E’ evidente – affermano i sindaci – che da una parte esiste la necessità impellente di liberare le strade e le altre superfici per contenere i pericoli di incidenti e il sollevamento di polveri con conseguenze a carico delle vie respiratorie e degli occhi oltre a tutte le altre conseguenze, dall’altra è altrettanto evidente che i costi derivanti non sono di proporzioni tali da poter essere sostenuti dai Comuni”.
A rendere particolarmente gravosi tali costi, oltre alle spese per gli uomini e i mezzi impiegati nella raccolta, concorre anche la voce per lo smaltimento della sabbia attualmente classificata dalle norme vigenti come un rifiuto: in particolare, mentre quella raccolta da superfici domestiche può essere assimilata a “terre e rocce da scavo”, quella raccolta dalle superfici stradali urbane viene classificata come “residui della pulizia stradale” con costi di conferimento in discarica esorbitanti.
La ricaduta di sabbia delle ultime settimane e i fenomeni più acuti delle due ultime domeniche (28 febbraio e 7 marzo) costituiscono situazioni eccezionali che vanno trattate con strumenti e risorse finanziarie eccezionali – insistono i sindaci. Intanto decine di imprese sono impegnate nella pulizia delle strade con provvedimenti di somma urgenza e con il deposito temporaneo del materiale raccolto che entro sei mesi dovrà trovare una collocazione definitiva.
E i Comuni aumentano di giorno in giorno la stima dei costi, ormai milionari, man mano che si riscontrano le difficoltà di rimozione e le enormi quantità che ne derivano. Allo spazzamento e allo smaltimento del materiale conferito dai privati si aggiungeranno i costi di pulizia delle coperture degli edifici pubblici e soprattutto di tombini e sistemi di scolo che immancabilmente saranno messi a dura prova con le prossime piogge.