Conosco lo scrittore e poeta Franco Pappalardo La Rosa solo virtualmente, o meglio attraverso la sua scrittura.
Oltre vent’anni fa leggevo i suoi raffinati articoli sul Gazzettino di Giarre, oggi attraverso le sue poesie ed il suo delizioso romanzo Mozart, sulla cui precoce e misteriosa morte ricama con ironia, pur mantenendo alta la figura del grande musicista.
Mozart realmente muore nel giro di poche settimane a 36 anni di una malattia mai individuata. Il decesso, nel romanzo, viene, invece, ricostruito ed immaginato attraverso le sue inquiete abitudini erotiche.
Pur sposato con Costanza non disdegna qualche altro approccio femminile come quello con la sua allieva, anch’essa sposata. Il marito, scoprendo la tresca, decide di dare una lezione al fedifrago, infatti non si sente onorato del disonore causato dal gran maestro. L’uomo, però, si fa prendere la mano e riduce male l’amante della moglie.
Il musicista non si riprende più dalle bastonate e durante la sua breve malattia tutti tentano di tenere celata la vera causa. Tutti si impegnano per controllare il silenzio sul caso Mozart, i ministri e gli alti funzionari del Kaiser, gran mecenate dell’artista, perché il musicista non poteva morire miseramente a causa di volgari bastonature di un marito tradito. E perché non poteva dirsi che il Kaiser avesse sostenuto un uomo, seppure un grande musicista, dalle turpi abitudini e che, ancor di più, la sicurezza dello Stato avesse fallito nel tutelare gli uomini ricadenti sotto la propria protezione.
Per evitare la perdita del controllo della situazione scende in campo il ministro dell’Educazione, impegnato, anche, a non lasciare traccia dei pettegolezzi sulla figura di Mozart. Dicerie, però, a volte fondate sulle stesse lettere inviate dallo stesso maestro.
Il ministro architetta un piano secondo cui nessuno dei soggetti coinvolti potesse testimoniare sulla vera causa della morte del maestro. Sul caso Mozart i poteri dello stato lavorano per non intaccate l’immagine dell’artista e di chi l’aveva favorito artisticamente, appunto il Kaiser.
Lo scrittore non tralascia di ipotizzare la questione dell’opera incompleta Requiem, anche questa oggetto di miseri intrallazzi da parte della moglie del musicista. Due sono i piani o gli aspetti del romanzo: un grande artista che, pur scrivendo della musica sublime, conduce una vita sregolata immersa in faccende di miserie quotidiane dalle quali si pensava che, per la sua grandiosità artistica, potesse essere esente; e la Ragion di Stato che condiziona e massacra i soggetti coinvolti in questa storia, a partire dal colpevole, un funzionario dell’apparato statale costretto a suicidarsi su suggerimento dei poteri e per volontà della moglie del musicista.
Alla fine sono le donne a beneficiare del caso, la moglie dell’artista, che ha deciso della vita del bastonatore, alla quale sarà assicurato un futuro agiato di giovane vedova e di pensionata emerita, alla vedova dell’uomo tradito una piccola rendita di sopravvivenza.
Il romanzo ci immerge nell’atmosfera viennese di fine settecento, in cui operano i medici con i pochi mezzi dell’epoca, i poteri forti sempre uguali in ogni tempo e luogo e gli artisti della musica, che vivevano e lavoravano nell’ambito della corte viennese, i cui rapporti intrisi di gelosie e competizione si manifestavano sotto una apparente normalità.
La letteratura come verità storica, come teorizzarono Manzoni e Sciascia, secondo cui Franco Pappalardo La Rosa ricostruisce sentimenti e passioni che non troveremmo in nessuno documento d’archivio, mentre sono fonte di precise, di misurabili e di valutabili azioni. La sua scrittura, infine, è scorrevole ma non banale, elegante e ben costruita.
Nunziatina Spatafora