Giarre e Riposto, di nuovo sepolte dalla cenere dell'Etna. Rallentamenti sulla A18 -
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Giarre e Riposto, di nuovo sepolte dalla cenere dell’Etna. Rallentamenti sulla A18

Giarre e Riposto, di nuovo sepolte dalla cenere dell’Etna. Rallentamenti sulla A18

A distanza di poco più di venti giorni riesplode l’emergenza cenere. Giarre e Riposto di nuovo sepolte.  Poco prima delle 19 di questa sera una pioggia di lapilli si è abbattuta nel territorio ricompreso tra Santa Venerina, Sciara, Macchia, Giarre e Riposto.

Difficile percorrere le strade ricolme di cenere. Impercorribile la via Callipoli, l’asse viario che attraversa la città e attraverso la quale centinaia dei vacanzieri raggiungono la barriera autostradale di Trepunti di rientro da una giornata trascorsa al mare. Rallentamenti anche sulla A18 nel tratto di competenza di Giarre per la cenere vulcanica presente sull’asfalto. La nuova pioggia di cenere vulcanica è connessa alla nuova attività stromboliana in ripresa sull’Etna.

 

L’INTERVENTO DEL GOVERNATORE MUSUMECI

“Una nuova e fittissima pioggia di cenere vulcanica sta cadendo su molti comuni del versante ionico siciliano, Giarre e Riposto in particolare. Mentre ancora i boati del Vulcano, dove è in corso l’ennesimo evento parossistico, non si placano, sono già evidenti i danni enormi che lapilli e cenere stanno provocando.  E domani sarà, di nuovo, conta dei danni”. Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

“L’abbiamo detto e ripetuto – aggiunge il governatore – non si tratta di un fenomeno sporadico, questi “episodi” sono sempre più frequenti e non possono essere gestiti come occasionale emergenza. E’ necessario che la Protezione civile nazionale ed il governo di Roma facciamo un ulteriore sforzo finanziario e intervengano su Bruxelles affinché l’Unione europea – sottolinea Musumeci – riconosca finalmente questo fenomeno come calamità nazionale e autorizzi un Piano che ci consenta di dare risposte immediate e congrue a sindaci e cittadini, ancora oggi costretti da sette mesi ad affrontare una emergenza che è diventata routinaria”.

A MILO UN DISASTRO, L’AMARO COMMENTO DEL SINDACO

“Un disastro, sono avvilito e disperato. Il paese è sommerso da un tappeto alto 5 centimetri di cenere vulcanica. Circa 7 kg per metro quadrato, caduti nello spazio di due ore, dalle 18 alle 20, dopo il nuovo risveglio dell’Etna e la ripresa dell’attività stromboliana del cratere di sud-est documentata dai bollettini Ingv”. Così il sindaco di Milo, Alfio Cosentino, dopo l’ultima attività eruttiva del vulcano che ha provocato una copiosa caduta di materiale piroclastico.

“Come sindaco sono pronto anche a gesti eclatanti – aggiunge – se serve andrò dal prefetto a consegnare la mia fascia tricolore. Questo della cenere dell’Etna, che si ripresenta da ormai sette mesi, è un problema insostenibile sia per noi amministratori che dobbiamo ripulire strade, piazze, il cimitero e i tetti degli edifici pubblici come le scuole, il municipio, sia per i privati che devono pure sostenere spese consistenti che intaccano i risparmi delle famiglie.

Come Comune – sottolinea Cosentino – abbiamo impegnato e ancora non pagato alle ditte private circa 300mila euro, una cifra enorme per un Comune di appena mille abitanti. Occorre che la Regione Siciliana, anche tramite la Protezione Civile, dia supporto alle comunità e alle amministrazioni. Perché se è vero che non si attiva lo stato di emergenza, riservato solo a terremoti, eruzioni e incendi, nessuno può negare che questo della cenere sia un’urgenza silenziosa, continua. Che crea enormi problemi anche alle produzioni agricole: agrumi, ortofrutta e viticoltura, che a Milo è la principale fonte di economia tanto che nei prossimi giorni abbiamo in programma la 41esima ViniMilo. Ma adesso siamo in emergenza – conclude – occorre intervenire subito, perché da sindaco ho l’impegno civile e morale della salute pubblica e dell’incolumità dei cittadini, e la cenere per le strade provinciali, di competenza della Città Metropolitana, è anche un fattore di rischio per la viabilità. Abbiamo visto tanti proclami ma pochi risultati. Così non si può andare avanti”.

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