Queste le altre condanne: Giovanni Bonaccorso, 6 anni di carcere e 6 mila euro di multa, Abdelmajid Boualloucha, 11 anni e 4 mesi, Massimiliano Mancuso, 11 anni e 4 mesi, Giuseppe Campo, 12 anni, Cateno Mancuso, 12 anni, Liborio Previti, 12 anni, Ornella Cartia, 7 anni e 4 mesi, Andrea Sapienza, 7 anni e 4 mesi, Paolo Castorina, 6 anni 12 mesi e venti giorni, Andrea La Spina, 6 anni 12 mesi e venti giorni, Giovanni Russo, 9 anni, Salvatore Marletta, 4 anni, 8 mesi e 22 mila euro di multa.
Indagini che hanno consentito di delineare anche numerosi episodi di violenza sfrenata come il pestaggio a sangue di un ladruncolo ripostese reo di avere messo a segno – in autonomia – una rapina in danno di una pizzeria di Riposto che risultava però “coperta” dal gruppo di La Motta, versando regolarmente il pizzo e che pertanto essendo sotto l’”ombrello” del clan non poteva essere soggetta ad alcun tipo di azione predatoria. Episodio dietro il quale i carabinieri hanno anche accertato il ruolo preminente della moglie di La Motta, Grazia Messina, operativamente subentrata al marito nel periodo in cui, nel dicembre del 2017, era finito in manette su ordine di carcerazione. La donna, stando all’accusa contestata, facendo le veci del marito, non solo riceveva i proventi delle estorsioni, ma dimostrava di saper amministrare anche la giustizia criminale quando, per l‘appunto, in occasione della predetta rapina “autonoma” ai danni di una pizzeria sottoposta al pizzo, avrebbe commissionato il pestaggio, proprio per non dare segni di debolezza.