Nel paese di Aci Catena, ubicato vicino Acireale, si trova l’area archeologica di “Santa Venera al Pozzo”. Proprio qui esisteva un complesso termale che, secondo le fonti storiche, era ampiamente sfruttato dai romani. Le terme erano alimentate dalla sorgente di acque sulfuree che scorreva dall’Etna.
Alcune testimonianze riportano che in questo luogo fu condannata a morte Santa Venera; non a caso, l’epoca in cui visse la martire era funestata dalle persecuzioni dei romani ai danni dei cristiani. A tal proposito si racconta che, dopo la decapitazione, i soldati gettarono la sua testa nel pozzo delle acque termali.
In epoca medievale il sito venne considerato sacro e miracoloso; ben presto, infatti, fu costruita una piccola chiesa che venne arredata con una statua lignea della santa e una vasca marmorea. Si dice, tuttavia, che ancor prima dei romani furono i greci a sfruttare l’acqua sorgiva a scopo termale; successivamente, invece, i romani abbatterono le strutture preesistenti e innalzarono nuovi edifici di cui ancora oggi se ne possono ammirare i ruderi.
Gli archeologi sostengono che gli edifici rimasti risalgano al I secolo. Gli studiosi, per di più, hanno constatato che queste antiche costruzioni erano articolate in più ambienti intercomunicanti. Le stanze più importanti erano le seguenti: il frigidarium, il tepidarium, il calidarium. Si trattava rispettivamente di vani adibiti a bagni in acqua fredda, tiepida e calda; in particolare, il tepidario e il calidario sono costituiti da un impianto voltato a botte che riproduce fedelmente lo stile delle terme di Ercolano e Pompei. Nel pavimento di ambedue i locali si nota pure un pavimento di legno supportato da colonnine di mattone, conosciute anche come suspensurae. Esse erano fondamentali per la circolazione dell’aria calda che risaliva lungo apposite scanalature.
L’aria, dunque, veicolava attraverso una conduttura arcuata che riscaldava l’interno del calidarium impedendone qualunque dispersione di calore. Per evitare che ciò accadesse, si realizzavano delle pareti munite di una bordura in battuto di coccio, molto utili per mantenere l’interno della “camera” perfettamente al caldo. Dentro erano presenti anche una vasca e una fonte per le abluzioni. Sui tetti c’erano dei fori dai quali usciva il vapore in eccesso.
Oltre a ciò, le indagini archeologiche hanno persino riportato alla luce un tempietto probabilmente dedicato al culto di Venere; accanto è presente una vasca che forse era utilizzata come piscina o per la piscicoltura. Nelle vicinanze è stato pure rinvenuto un complesso edilizio adibito alla produzione di laterizi. Nel corso delle perlustrazioni sono state, altresì, recuperate delle monete che si pensa appartengano a fasi cronologiche differenti. Alcune tipologie monetali pare siano state prodotte in età classica nelle poleis di Messàna e Siracusa; quanto alle altre, è opinione condivisa credere che siano di fattura tardo-romana.