Incastonato su uno dei costoni lavici più alti della Timpa di Acireale, il borgo di Santa Caterina custodisce un passato ricco di storia. Nel XV secolo si dice che qui girovagavano delle guardie a cavallo per sottoporre l’area a presidio. Non a caso, anticamente era anche conosciuto con il nome di borgo dei Cavallari.
Sappiamo pure che fu un luogo strategico ampiamente sfruttato per l’avvistamento di navi nemiche e la sorveglianza delle coste. I giri di ronda erano costantemente attivi nell’attuale piazza del Belvedere, collocata su un’altura e dotata di una vista panoramica da cui è possibile vedere il mare, Taormina e la costa della Calabria.
Vicino alla piazzetta si trova una stradina che conduce verso il noto “Sentiero di scale”, costituito da 392 scalini e abbellito da alberi di carrubo, fico e agrumi. In fondo si accede alla sorgente “Acqu’e ferru” che, secondo la fantasia popolare, è il luogo in cui ancora oggi scorre il sangue di Aci. Infatti, il colore rossastro lì presente rimanda al famoso mito di Aci e Galatea. Al centro del paese svetta la chiesa di Santa Caterina, edificata nel 1520.
Nel 1571 la chiesetta ricevette la visita pastorale del vescovo di Catania e, proprio in quell’occasione, venne elevata a sacramentale coadiutrice della chiesa Matrice dell’antica Acireale, fino ad allora soprannominata Aci-Acquilia. L’edificio di culto, danneggiato dal terremoto del 1693, venne ristrutturato interamente nel XVIII secolo.
Al suo interno sono conservate opere e sculture di inestimabile valore: la tela del “Trionfo di Santa Caterina”, attribuita al pittore scese Paolo Vasta, e la statua della “Santa”, molto venerata dagli abitanti locali e realizzata nel 1519. Alcune testimonianze riportano che il simulacro veniva trasportato ogni anno dalla chiesa di Acquilia a quella di Santa Caterina. Dai documenti d’archivio emerge che nel 1638, su richiesta degli abitanti, venne acquistato e spostato definitivamente nel complesso di culto della borgata.
Venerata da moltissimi secoli, la festa in sua memoria si celebra il 25 Novembre di ogni anno. Le notizie biografiche della devota cristiana riportano che nacque ad Alessandria d’Egitto nel 287. Di ottima famiglia, sin da bambina, non fece altro che avvicinarsi alla fede cristiana e ai precetti di Gesù Cristo. A soli diciotto anni fu in grado di convertire al credo cristiano gran parte dei filosofi dell’epoca e una moltitudine di peccatori.
Dotata di una fede incrollabile, diede prova della sua forza con l’imperatore Massimino Daia. Si dice che quest’ultimo organizzò ad Alessandria dei festeggiamenti, celebrando dei sacrifici in onore delle divinità pagane. Caterina si presentò al palazzo nel bel mezzo dei rituali, esortando l’imperatore a convertirsi al cristianesimo e rinnegare la religione pagana. Massimino, colpito dalla bellezza della giovane donna, si offrì di sposarla e ordinò ai suoi retori di convincerla ad onorare gli dei. La tradizione, però, riferisce che ad essere convertita fu proprio la cerchia intellettuale delegata dall’imperatore. Profondamente adirato per il tradimento ricevuto, condannò a morte sia gli oratori che la “Santa”.
Al momento della decapitazione della martire, si racconta che dal suo corpo sgorgò latte in abbondanza senza alcuna traccia di sangue.