Nell’emozionante scenario del parco archeologico di Segesta la prima edizione del “Segesta teatro festival”

Nella terra del Mito, l’Antico incontra il Contemporaneo. Nel mondo delle tecnocrazie, lo sguardo rivolto al Sacro. Nell’epoca dell’istantaneo, l’esperienza del tempo dilatato, sospeso, circolare.

È il Segesta Teatro Festival, con la direzione artistica di Claudio Collovà, il programma di arti performative che si svolgerà dal 2 agosto al 4 settembre in uno dei parchi più affascinanti della Sicilia: il Parco Archeologico di Segesta, in provincia di Trapani, fra il Teatro Antico, il Tempio Afrodite Urania e i comuni limitrofi circondati da vigneti e colline: Calatafimi Segesta, Contessa Entellina, Poggioreale, Salemi e Custonaci.

Ben 26 spettacoli di cui 7 Prime Nazionali, per un intenso mese di programmazione multidisciplinare fra teatro, danza, musica, poesia, installazioni, spettacoli all’alba e notti a scrutare la volta celeste, progetti speciali, eventi diffusi e incontri. Da Virgilio Sieni a Salvatore Sciarrino, da Roberto Latini a Mimmo Cuticchio, da Compagnia Zappalà Danza a Mamadou Dioume, da Anna Bonaiuto a Giorgina Pi, passando per i Dervisci Rotanti di Damasco e i Cuncordu e Tenore di Orosei, Massimo Cacciari e Umberto Galimberti. E molto, molto altro.

Promosso dalla Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e dall’Ente Parco Archeologico di Segesta, un festival che cambia nome e direzione artistica: a guidare questo primo, nuovo capitolo di una storia iniziata nel 1967, Claudio Collovà, regista di fama internazionale, autore e attore, nonché docente e già direttore delle Orestiadi di Gibellina dal 2009 al 2017. Riconnettere il festival con le migliori esperienze internazionali nel campo della creazione contemporanea, reinterpretare il legame ideale con i fondatori del Teatro Antico, valorizzare le più interessanti espressioni artistiche del territorio e favorire e contribuire all’affermazione della Sicilia come “spazio di incontro tra culture e linguaggi”, sono le traiettorie che segnano la rinnovata visione complessiva e le scelte artistiche di questo new deal, in sintonia con la più ampia offerta culturale del Parco Archeologico di Segesta. Nell’ottica della collaborazione fra parchi archeologici della Sicilia e tra festival e istituzioni culturali, inoltre, un’ulteriore novità della programmazione 2022 è l’ospitalità che il STF offre al festival Ierofanie di Naxos Taormina e all’itinerante Festival della Bellezza.

Sono tre gli elementi principali che danno forma alla programmazione 2022: la predilezione dei linguaggi innovativi che rendono vivi e attuali i testi classici, uno sguardo panoramico che da Oriente volge verso Ovest e il recupero del sacro in chiave contemporanea. Il sacro come via necessaria a trascendere la realtà, a “superare la contingenza e la precarietà” attraverso “spettacoli che abbracciano temi eterni” e ci raccontano la “stratificazione del Mito”, come afferma il Direttore Artistico Claudio Collovà mentre Alberto Samonà, Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana commenta: “Vedere ‘altro’ e andare ‘oltre’ attraverso un percorso fatto di emozioni, riflessioni e visioni del reale che, abbandonato il disincanto, magicamente si trova a poggiare su di un tempo immutato e immutabile, privo di orologi scandenti la quotidianità”. Visioni che gli artisti hanno urgenza di condividere con il pubblico “per gioire e stupirci, avvicinandoci a figure che rappresentano spiriti divini e creature antiche che possono condurci verso la nostra forza interiore” dichiara il Direttore del Parco Archeologico di Segesta Luigi Biondo.

PROGRAMMA

A rimarcare la volontà di essere anche un festival diffuso, Il Segesta Teatro Festival si apre il 2 agosto fuori dal Parco Archeologico, al Belvedere di Calatafimi Segesta, con Omu a mari. Il cunto delle sirene del “cuntista” di nuova generazione Gaspare Balsamo, in replica poi il 23 agosto a Salemi e il 30 agosto a Contessa Entellina. Fra sirene vere e immaginarie, un “racconto” di passaggio all’età adulta nella comunità di pescatori e uomini di mare dello Stretto di Messina, che abita un universo di significati, simboli e miti. La valorizzazione della cultura siciliana attraverso la grande tradizione orale del “cunto” ritorna il 9 agosto con il primo dei suggestivi spettacoli all’alba al Teatro Antico: Cicerone e i Siciliani contro Verre di e con Alfonso Veneroso che narra una vicenda del I secolo A.C. dalle impressionanti analogie con il mondo di oggi, fra corruzione politica, crimine organizzato e guerre per l’approvvigionamento dell’energia. E poi l’11 e 12 agosto sempre al Teatro Antico, con L’ira di Achille del Maestro Mimmo Cuticchio, regista, attore e “puparo” conosciuto in tutto il mondo proprio per la sua pratica artistica che ormai da cinquant’anni fonde l’epica con il contemporaneo. In questo caso l’Iliade di Omero incontra la sperimentazione musicale del figlio Giacomo Cuticchio e del suo ensemble.

La programmazione al Parco Archeologico si apre invece il 3 agosto con Supersonus, concerto della cantante armonica tedesca Anna-Maria Hefele incentrato sui suoni armonici naturali, quei suoni che vengono percepiti in maniera inconscia ma in grado di produrre sensazioni estatiche sia nel pubblico che nell’ascoltatore. Con la Hefele, il quartetto The European Resonance Ensemble, eclettico ensemble internazionale in grado di spaziare dalle ritmiche indiane alla musica barocca, dalle armonie jazz alle canzoni rinascimentali, fino ad arrivare alle melodie asiatiche: un viaggio sonoro nello spazio e nel tempo che avvolge l’ascoltatore in una dimensione totale e risuona come un inno alla ricchezza e alla diversità umana. Ruota intorno al concetto di estasi anche l’appuntamento che chiude il Segesta Teatro Festival, il 4 settembre sempre al Teatro Antico: Infinito nero: Estasi di un atto, opera firmata da uno dei più grandi compositori italiani viventi, Salvatore Sciarrino (che prima dell’esecuzione incontrerà il pubblico, oltre a tenere una masterclass al Conservatorio di Palermo nei giorni precedenti) ed eseguita da mdi ensemble nella versione scenica di Davide Santi. Con un materiale musicale rarefatto, onomatopeico, discontinuo e ossessivo, che alterna lunghi silenzi e frenetiche declamazioni, Infinito nero è un’allucinata e allucinatoria composizione per voce e otto strumenti – in scena il soprano Livia Rado – sull’estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, mistica carmelitana vissuta a Firenze nel XVI secolo e proclamata Santa alla fine del ‘600. Fra questi due appuntamenti, che dichiarano la volontà del festival di interpretare la musica contemporanea come ulteriore elemento di espressione del sacro, il tempio dorico accoglie anche tre eventi dedicati alla musica da camera nei quali tre giovani ma già rinomati ensemble internazionali esploreranno il repertorio di musica per quartetto dell’Ottocento e del Novecento con alcune incursioni nella produzione contemporanea: Adelphi Quartet il 7 agosto, Quatuor Akilone il 22 agosto e Castalian Quartet il 25 agosto.

Il 4 agosto sarà invece la volta di PPP 3% di Teatri Uniti/Casa del Contemporaneo, primo di tre progetti dedicati al più importante, scandaloso e controverso intellettuale italiano del Novecento, Pier Paolo Pasolini, nel centenario della sua nascita. PPP 3% è un trittico di installazioni performative che inizia dalla poesia civile di Le ceneri di Pasolini con la voce recitante dell’attore Peppino Mazzotta, prosegue con l’avventura picaresca di Porno-Teo Kolossal in una lettura di Anna Bonaiuto e termina con il match fra il poeta friulano e Andy Wharol di 1975. L’ideale focus su Pasolini continua poi con Parole corsare, un altro trittico di spettacoli del drammaturgo, regista e attore Vincenzo Pirrotta che, per il festival diffuso, sarà il 12 agosto a Poggioreale, il 13 agosto a Custonaci e il 14 agosto al Teatro Antico di Segesta. Il 19 agosto infine, in Prima Nazionale, sarà la volta di PPP Presente Passato Pasolini, spettacolo di teatro-danza del coreografo e regista Aurelio Gatti che indaga Pasolini nella sua ricerca sulla relazione fra Mito e Storia.

Al cuore del  programma  di Segesta Teatro Festival 2022 c’è sicuramente la grande tragedia classica riletta in chiave contemporanea come nelle Supplici di Euripide, 5 e 6 agosto al Teatro Antico, opera  riletta dalla regista milanese Serena Sinigaglia che, attraverso lo scontro fra la democrazia ateniese e la tirannide tebana, sembra parlarci dell’attuale scontro fra i modelli di democrazia liberale e i regimi autoritari; o come  nell’Edipo a Colono di Sofocle, in Prima Nazionale dall’8 al 10 agosto, con Mamadou Dioumè, attore e regista senegalese di fama internazionale, nonché storica presenza del teatro di Peter Brook, protagonista di quella che è considerata la Tragedia della Fine, qui esaltata nella sua dimensione onirica anche grazie a un allestimento multimediale. C’è poi il tramite fra l’Umano e il Divino in Tiresias, in scena il 22 agosto al Teatro Antico della regista attivista Giorgina Pi del collettivo Angelo Mai, da un testo del poeta, musicista e performer americano Kae Tempest, uno spettacolo che ha collezionato nel 2021 ben tre Premi Ubu e che trova la sua ispirazione nella cultura classica per inserirsi però pienamente nell’alveo della più radicale produzione contemporanea. Il rapporto con i testi classici si articola anche attraverso il ciclo plautino composto da Epidicus, opera che racchiude l’intera poetica del commediografo romano, diretta da Cinzia Maccagnano, in scena il 17 e 18 agosto; e, il 20 e 21 agosto, Rudens con la regia di Giuseppe Argirò, entrambi al Teatro Antico.

Il 6 agosto il Tempio di Segesta accoglie il primo dei progetti realizzati in collaborazione con il Festival Ierofanie di Naxos Taormina, un dialogo fra due festival che ruota proprio intorno al concetto di Sacro. Nel buio della sera, immersi in un luogo senza tempo, si potrà assistere al concerto per voce, arpa celtica e arpa bardica del poeta e musicista Francesco Benozzo, che incrocia sciamanesimo, mitologia e tradizioni musicali euro-mediterranee e atlantiche per esplorare le connessioni archetipiche fra paesaggi fisici e manifestazioni del sacro. Il 7 agosto, appuntamento con uno dei più importanti esponenti del teatro contemporaneo, l’attore e regista Roberto Latini, fondatore di Fortebraccio Teatro, più volte Premio Ubu, anche nel 2017 proprio con il Cantico dei Cantici, in scena al Teatro Antico di Segesta. La rilettura di Latini di uno dei più misteriosi testi delle Sacre Scritture è un viaggio struggente e trascinante nei meandri dell’amore: tra turbamenti, desiderio e passione, eros ed estasi, illusione e disperazione, dolcezza e lacerazione, sublime e grottesco, abbandono, sogno, mancanza, rimpianto, pace mentale. Uscendo per un attimo dall’ospitalità che Segesta offre a Ierofanie, Roberto Latini è presente al Festival anche con Venere e Adone. Siamo della stessa mancanza di cui sono fatti i sogni – Variazione n.7, in Prima Nazionale l’8 agosto al Tempio. Lo spettacolo è un percorso senza tappe attraverso Shakespeare, Tiziano, Rubens, Canova, Carracci e Ovidio per celebrare il mito di Venere e Adone, un mito che parla di rinascita e che acquista particolare significato per un Teatro rimasto in sospeso per due anni a causa della crisi pandemica. La collaborazione con Ierofanie prosegue poi il 13 agosto al Teatro Antico con Qlima, performance elettroacustica per sintetizzatore, voce e percussioni della compositrice, cantautrice e polistrumentista Simona Norato, che si avvale anche del light design della visual artist Alice Colla. Fra omaggi a Laurie Anderson, poesie di Prevert e le canzoni del proprio repertorio che insistono sulla solennità del nostro passato e sulla celebrazione dei nostri misteri. Sempre insieme al neonato festival di Naxos, anche il concerto-spettacolo dal titolo La guardiana delle rovine di Miriam Palma, in programma in Prima Nazionale il 20 agosto al Teatro Antico: un mosaico di antiche tradizioni sonore del Mediterraneo, con il suo patrimonio letterario e archetipico, con i suoi miti, elementi di congiunzione fra la nostra interiorità e le leggi fisiche che governano il mondo. Su un versante per certi versi simile si muove anche l’arpista Giorgia Panasci che il 27 agosto, con la percussionista Giulia Perriera, presenta al Tempio di Segesta Manas, progetto di musica sperimentale per arpe e percussioni che rielabora la musica sacra e barocca con strumenti che richiamano l’antica spiritualità orientale: Manas è la forza sovrannaturale e impersonale, l’unione fra l’Umano e il Divino, il fuoco vivente che dà alla mente umana l’autocoscienza e la percezione del sé. Con Manas si chiude il ciclo in collaborazione con Ierofanie, che comprende anche Danziamo la voce fino alla morte, seminario gratuito (la mattina del 27 agosto nell’Ex Convento di Calatafimi Segesta) tenuto dall’artista multidisciplinare Raffaele Schiavo.

Al di là del sacro, i misteri sono anche quelli che ancora circondano la nostra conoscenza del cosmo. E allora quale migliore occasione per scrutare la volta celeste, circondati dalla bellezza della notte di Segesta e dalle colonne del suo Tempio dorico, se non quella di partecipare ai due appuntamenti speciali realizzati in collaborazione con Urania, ente gestore del Planetario e Museo Astronomico di Palermo? Il 10 agosto con Notte di San Lorenzo – Stelle cadenti e il 18 agosto con Giove e Saturno – I giganti sopra il Tempio, gli operatori scientifici e il personale tecnico di Urania guideranno gli spettatori nell’osservazione degli astri al telescopio.

Il 13 agosto si torna al Teatro Antico per assistere, all’ora del tramonto, all’esibizione di Cuncordu e Tenore de Orosei, formazione che custodisce e interpreta il vasto panorama delle musiche vocali sarde, sia nella forma del canto sacro che in quella profana del canto a tenore. I loro Canti polifonici sacri e profani della Sardegna si incontreranno con l’esperienza maturata nell’ambito di alcune prestigiose collaborazioni internazionali, da quella con la Konzerthaus di Berlino ai cantanti mongoli, dalle voci bulgare al jazz di Enzo Favata e Paolo Fresu. Custodi della tradizione sono anche i componenti dell’Ensemble Al-Kindi & i Dervisci Rotanti di Damasco, in scena il 24 agosto al Teatro Antico dopo un lungo periodo di inattività dovuta alla guerra in Siria e alla morte prematura del fondatore. Formazione nota in tutto il mondo per il rigore e l’eccellenza dell’interpretazione del repertorio classico arabo, composta da nove artisti provenienti da Siria, Egitto e Tunisia, di casa nelle più prestigiose sale e festival del mondo come la Carnegie Hall di New York e il Théâtre de la Ville di Parigi, l’ensemble esplora da trent’anni l’universalità della musica classica araba con lo scopo di diffondere un ideale di convivenza pacifica dei popoli.

 

La contaminazione dei linguaggi espressivi è il territorio entro il quale si muovono gli spettacoli di due dei più autorevoli esponenti della coreografia contemporanea: Compagnia Zappalà Danza e Virgilio Sieni. Il 16 agosto al Teatro Antico il coreografo e regista Roberto Zappalà si confronta nientemeno che con Ludwig van Beethoven in La Nona (dal caos/il corpo), nuovo tassello del progetto Transiti Humanitatis. La celebre sinfonia che Beethoven compose con l’animo rivolto a un ideale di pacificazione universale, dopo le guerre napoleoniche che avevano distrutto l’Europa, nello spettacolo di Zappalà è eseguita nella trascrizione di Liszt per due pianoforti. In scena, due pianisti, un soprano e dodici danzatori per andare al cuore del messaggio laico del compositore tedesco, un messaggio di cui oggi, più che mai, c’è bisogno. Il 26 agosto al Teatro Antico, invece, Virgilio Sieni si confronta con la musica di Bach ispirato dalla pittura di Piero della Francesca: Satiri, nuova produzione del coreografo toscano, è “una danza per dermatoglifi che tracciano l’aria e una sintassi che sembra riferirsi all’embrione del gesto che incontra il suo simile, riconoscendolo diverso e amico”.

 

Ancora uno spettacolo all’alba il 19 agosto. Al sorgere del sole al Teatro Antico appuntamento con un’altra Prima Nazionale: Colapesce. Dedicato a Buttitta, spettacolo teatrale di Filippo Luna che mette in scena l’affascinante leggenda, risalente al XII secolo, di Colapesce, attraverso le parole del celebre poeta di Bagheria. “Una favola dai profondi contenuti, immensamente eterna e senza connotazione temporale” come la descrive lo stesso Luna.

Fra gli spettacoli più innovativi di tutto il Segesta Teatro Festival 2022 c’è, il 26 agosto al Tempio, Elena, spettacolo di teatro-musica di Ubi Ensemble, organico in continuo divenire che fa della multimedialità la propria cifra stilistica. Elena è un monologo musicato, una drammaturgia sonora su testi del poeta greco del Novecento Ghiannis Ritsos e le musiche di Monteverdi e Händel, oltre alle composizioni originali di Ubi Ensemble, che parte dalla figlia di Zeus per costruire un dialogo compositivo tra antico e contemporaneo.

Gli ultimi giorni del festival vedono avvicendarsi ancora due Prime Nazionali al Teatro Antico: il 27 agosto, Il canto dei giganti. Primo movimento: il figlio cambiato, uno spettacolo fra teatro e musica diretto a quattro mani da Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia, dai testi di Luigi Pirandello e con le musiche degli Agricantus, band pioniera della contaminazione fra world music ed elettronica; e il 29 e 30 agosto Vincent van Gogh. La discesa infinita, performance teatrale scritta e diretta da Paola Veneto, ispirata dalla biografia del pittore olandese scritta da Giordano Bruni Guerri. Fra ricordi, suggestioni e lettere originali, la performance vede alternarsi sul palco i personaggi di Van Gogh, Sartre e Artaud in una sorta di danza fra la “fotografia” della vita del grande genio e la riflessione sulla follia dell’Artista.

 

Prima della grande chiusura del 4 settembre con l’opera di Salvatore Sciarrino, Segesta Teatro Festival il 1° settembre apre le porte al Festival della Bellezza ospitando due fra i maggiori filosofi italiani contemporanei, Umberto Galimberti, che discuterà di Sapienza greca, e Massimo Cacciari, che terrà una lectio su Mito e tragedia greca.