Nell’austera cornice della Sala della Colonna di Palazzo Cagnone, è stato presentato mercoledì scorso (12 ottobre) nella cittadina dell’Alcantara, il nuovo romanzo di Catena Fiorello Galeano, “I cannoli di Marites” (Giunti editore), un evento organizzato dal comune di Francavilla di Sicilia, presenti il sindaco Vincenzo Pulizzi e l’assessore alla cultura Gianfranco D’Aprile, in collaborazione con la Demea Eventi Culturali di Antonio Oliveri.
Che non sarebbe stato un incontro letterario secondo i canoni rituali lo si è capito da subito, infatti, appena varcata la soglia del portone d’ingresso, la scrittrice catanese, ha puntato diritta verso il pubblico, e con grande eleganza e garbo ha iniziato a scherzare e dialogare con le numerose persone presenti, facendole partecipi e attive di un evento-spettacolo svoltosi all’insegna della leggerezza e della sicilianità; un approccio alla cultura fuori dagli schemi convenzionali, ma molto apprezzato sia dal pubblico che dal sindaco Vincenzo Pulizzi che, dopo aver evidenziato l’importanza dei temi e dei valori (l’uguaglianza, la solidarietà) che fanno da sfondo nel romanzo, ha rivolto all’autrice parole di elogio e ringraziamento: “assaporare la cultura e avvicinarla ai giovani e meno giovani in questo modo, è bellissimo”.
“La Sicilia – per Catena Fiorello – la puoi raccontare in mille modi, con la gioia, la voglia di fare, con la tenacia delle “fimmine putentissime” (le cinque signore di Monte Pepe), ma puoi raccontarla anche con il dolore di una bambina figlia di emigranti, che è Lucia, in “Picciridda” (romanzo della stessa autrice), c’è anche un film che parla di questa storia, quindi alla voce Sicilia rispondono migliaia di significati”.
Ne “I cannoli di Marites”, in libreria dallo scorso maggio, la scrittrice siciliana riprende il filo conduttore del precedente romanzo, “Cinque donne e un arancino” (Giunti editore), e torna a raccontarci delle avventure delle cinque signore di Monte Pepe, Nunziatina, Sarina, Rosa, Maria e Giuseppa, ormai famose dopo aver partecipato in America ad una celebre trasmissione della giornalista Octavia Cooper.
La loro rosticceria, “Il Regno degli arancini”, va a gonfie vele ed è meta di curiosi e avventori, l’arrivo di Cettina in cucina non basta, perciò è necessario assumere un aiuto, che sarà trovato in Marites, una ragazza filippina che vive già da qualche anno in Italia, che messa alla prova dimostrerà la sua abilità nel preparare arancini e cannoli.
Ma non tutto è rosa e fiori. Sul “Regno degli arancini” incombe infatti un tentativo di estorsione, ma davanti a questo dramma le cinque coraggiose donne non arretreranno, trovando nelle istituzioni, in particolare nell’Arma dei carabinieri, il necessario sostegno e la forza di denunciare, perché “ lo Stato c’è” – afferma la scrittrice.
E poi nel romanzo ci sono le passioni, gli amori delle signore di Monte Pepe; c’è anche la poesia, di cui Nunziatina è innamorata.
L’incontro con l’autrice volge al termine, in sottofondo le note de “La Vie en rose” annunciano nuove avventure parigine per le signore di Monte Pepe, un selfie collettivo suggella il successo di una serata indimenticabile, ma c’è ancora del tempo per chiedere alla scrittrice in quale delle cinque donne si riconosca ne “I cannoli di Marites”: sicuramente mi riconosco in Rosa – risponde Catena Fiorello – per la sua tenacia che non è sempre forza, a volte la forza ci accompagna altre no, ma la tenacia è ben diversa, è qualcosa che ti accompagna anche quando la forza non ce l’hai, quella volontà, ecco io ritengo di assomigliarle in questo aspetto del carattere, cioè se devo difendere un sogno, un’ambizione, un desiderio lotto fino in fondo, poi che io possa riuscirci oppure no quella è un’altra storia ma la lotta fino alla fine si; e poi mi riconosco in Nunziatina – ha aggiunto – per questo amore per i libri, per la letteratura, per le poesie, si sicuramente in questo ci assomigliamo molto, e poi dico una cosa: credo che qualcosa di me scivoli per forza dentro ogni personaggio, anche quando pensiamo che i personaggi siano totalmente diversi da quello che siamo noi c’è sempre qualcosa che involontariamente scivola dalla penna o dai tasti del computer”.
Luigi Lo Presti