Si è sparato sotto la caserma dei carabinieri di Riposto, in via della Repubblica, l’assassino che stamane ha ucciso due donne, Melina Marino e Santa Castorina.
La prima vittima è stata uccisa sul lungomare di Riposto mentre la seconda all’angolo tra via Roma e corso Italia.
L’uomo, dopo aver commesso i due omicidi, si era presentato in Caserma a Riposto per costituirsi ma era armato. I militari, notata l’arma, gli hanno negato l’accesso e l’hanno tenuto sotto tiro.
A questo punto il La Motta, con un gesto di stizza, pare abbia preso la pistola e, rivolgendola contro sè stesso, ha premuto il grilletto sparandosi alla testa davanti a carabinieri che lo stavano tendendo sotto controllo.
La prima vittima è Melina Marino, 48enne del posto, uccisa con un colpo di pistola al volto su quel lungomare Pantano, all’interno della propria automobile, una Suzuki “Ignis”, parcheggiata lungo la strada. Come dimostrano alcune riprese video acquisite dai militari dell’Arma, il killer, dopo essere sceso dal veicolo guidato da altro soggetto, ha velocemente raggiunto la donna che sedeva sul lato guidatore, ha aperto la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo ha fatto fuoco, colpendola mortalmente al volto.
Dopo circa un’ora, in una zona diversa dello stesso paese, nella centrale via Roma, è stata invece uccisa la cinquantenne Santa Castorina, che dopo essere discesa dalla sua automobile, una Fiat “Panda”, ferma sul marciapiede, è stata raggiunta da due colpi letali d’arma da fuoco, entrambi al viso.
Immediato l’intervento dei militari dell’Arma, che hanno quindi avviato una serie di controlli a tappeto, effettuando sia numerose perquisizioni a soggetti ritenuti in qualche modo coinvolti negli eventi omicidiari, sia “posti di controllo” sulle vie d’accesso del Comune, mentre i CC della “Sezione Investigazioni Scientifiche” eseguivano i rilievi balistici e dattiloscopici sulle due scene del crimine.
Proprio questo imponente dispiegamento di forze potrebbe aver indotto il presunto autore degli omicidi a recarsi a piedi davanti alla Stazione Carabinieri di Riposto, dichiarando di volersi consegnare, nonostante però impugnasse in quel momento un revolver cal. 38.
I militari della caserma, tenendolo necessariamente sotto tiro per questioni di sicurezza, hanno quindi subito cercato di convincerlo a lasciare l’arma a terra e a non fare alcun tipo di gesto insensato, né contro sé stesso, né contro il vicinato, che in qual momento incuriosito si era affacciato dai balconi. Tuttavia l’uomo, che aveva alzato le braccia in segno di resa, sempre tuttavia tenendo salda in mano l’arma, improvvisamente ha rivolto contro di sé la pistola a tamburo, una “Smith & Wesson”, sparandosi un colpo alla tempia.
Si tratta di, Salvatore ‘Turi’ La Motta, di 63 anni, pluripregiudicato, condannato all’ergastolo per Associazione per delinquere di stampo mafioso e gli omicidi di Campo Leonardo e Torre Cosimo, detenuto in semi libertà nel carcere di Augusta (SR) e in quel momento in “licenza premio”.
Sono tuttora in corso gli accertamenti volti a definire la completa ricostruzione dei fatti, il movente degli omicidi e i legami tra le tre persone coinvolte. L’uomo comunque potrebbe aver avuto dei rapporti di natura sentimentale con almeno una delle vittime. Si sta inoltre investigando anche sugli eventuali complici coinvolti nella vicenda, che potrebbero aver fornito assistenza all’assassino. In tal senso, si è concluso presso gli Uffici della procura Distrettuale da parte degli inquirenti, l’interrogatorio di un 56enne incensurato di Riposto, Luciano Valvo, indagato per concorso in omicidio. Confermato dal Pm il fermo. L’uomo, assistito dall’avv. Iofrida, è stato tradotto nel carcere di piazza Lanza. Valvo è gravemente indiziato di aver concorso nell’omicidio di Melina Marino.
L’univoco e concordante quadro indiziario sinora raccolto dai militari dell’Arma, ha infatti permesso di porre in luce la condotta criminale del fermato, che avrebbe accompagnato con la sua Volkswagen “Golf” di colore nero, il presunto killer sul luogo dell’assassinio, nella zona portuale di Riposto, riaccompagnandolo a casa dopo l’uccisione della donna.
Il Valvo, bloccato mentre stava abbandonando la propria abitazione dai Carabinieri durante le serrate indagini avviate a seguito del fatto di sangue, nel corso dell’interrogatorio del Pubblico Ministero, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Sono sconvolto per quanto è accaduto. Lo è l’intera comunità, che nulla ha a che fare con l’immagine violenta che in queste ore viene trasmessa sui media. Non conoscevo né le vittime né il presunto omicida. Purtroppo, ancora una volta, vengono colpite delle donne; ancora una volta si assiste a un atto di forza contro le donne. Aspettiamo che sulla vicenda sia fatta chiarezza e che gli investigatori ricostruiscano l’esatta dinamica di quanto accaduto – prosegue Caragliano -. Nessun atto di violenza può essere giustificato, nessuna motivazione è mai accettabile. Forse si può pensare al gesto di un folle, perché solo la pura follia può esserci dietro a una simile violenza. Sono vicino alle famiglie delle vittime, esprimo loro cordoglio a nome dell’intera collettività”.