Giarre, quelle frazioni ... dimenticate dopo il voto -
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Giarre, quelle frazioni … dimenticate dopo il voto

Giarre, quelle frazioni … dimenticate dopo il voto

Le frazioni, quelle giarresi, soffrono e continuano a rimanere ai margini. I pochi investimenti riguardano la città e le borgate periferiche continuano ad essere tagliate fuori da ogni potenziale azione di rilancio. Una vera casistica quella giarrese che non risparmia neppure i piccoli agglomerati. Su tutti, San Leonardello, all’ingresso sud di Giarre. Da lungo tempo la piccola frazione rivendica una maggiore attenzione. Soprattutto in tema di sicurezza. I residenti hanno più volte ribadito la necessità di installare, nel tratto di Statale che attraversa la borgata, delle bande sonore, allo scopo di rallentare la velocità delle auto che sfrecciano in un luogo teatro di numerosi incidenti, alcuni dei quali mortali. Rimane una promessa non mantenuta anche l’installazione di un semaforo pedonale, nei pressi della chiesa, cosi come il rinnovo della segnaletica orizzontale e verticale. E nella confinante Trepunti non va certo meglio.

La frazione nelle ore di punta diventa una bolgia infernale per via dell’inadeguato piano viario. Trepunti ospita la maggior parte delle ataviche incompiute disseminate sul territorio: la piscina, il centro polifunzionale, il parco con all’interno la pista per automodellismo,   l’arena sommersa dalla vegetazione e i campi da tennis devastati. Scheletri cementizi per lo più.  Buoni solo per essere abbattuti. Ancora oggi, a distanza di anni, rimangono lì, in piedi, a testimoniare il fallimento della città negli Anni ’80. Quando le opere pubbliche si costruivano con gli appalti a stralcio finanziati da Stato e Regione che puntualmente finivano per rimanere incomplete per il fallimento delle imprese, a lavori ancora aperti, dopo un fiume di denaro alla fine sprecato. C’è poi Macchia, con i suoi 6 mila abitanti.

La frazione più popolosa che ha registrato una significativa espansione urbanistica. Macchia è rimasta orfana di alcune importanti strutture pubbliche: la Stazione dei carabinieri di viale Mediterraneo, chiusa per l’inagibilità dei locali. Chiusa anche la delegazione comunale. Analogo copione per il museo antropologico Genti dell’Etna di piazza San Vito, pesantemente danneggiato dalle infiltrazioni, al punto da decretarne la chiusura. E poi il parco Giardino che rimane ancora in attesa di un intervento di riqualificazione e messa in sicurezza dell’anfiteatro; l’ex asilo intercomunale di via Russo e l’annesso refettorio, chiuso da oltre un decennio, per lungo tempo fiore all’occhiello della città, le cui speranze di riattivazione sono legate ai fondi del Pnrr.

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