Isidoro Grasso, il giarrese “Maestro di musica”

Fu direttore tra i più affermati nel panorama musicale italiano della prima metà del XX secolo

Per quanto alto sia il valore di un titolo come quello di “Maestro”, l’epigrafe sul loculo che accoglie le spoglie di Isidoro Grasso non delinea appieno le qualità che contraddistinsero un artista tanto versatile e tutt’altro che secondario nella storia della musica per banda. Una lapide come tante, nell’area più recondita del cimitero di Siracusa, con l’artistica incisione di una lira tra due ramoscelli simmetrici. Poi, sotto il nome (coperto agli estremi da due fioriere) e la fotografia, il titolo: «Maestro di musica».

Le origini

La nascita di Isidoro Grasso, avvenuta a Giarre il 23 novembre 1890, viene denunciata allo Stato Civile con Atto n. 376, il successivo giorno 28 da Bonaccorsi Rosaria, di anni 32, levatrice, che dichiara di presentarsi in luogo della madre, “impedita da malattia”. L’atto non riporta l’indirizzo.

Al bambino viene dato il nome di Pennisi Isidoro, figlio di Pennisi Concetta, di professione “industriosa”, non coniugata, nato “dalla sua unione naturale con un uomo che non intende essere nominato”. Testimoni dell’atto sono due calzolai di 50 e 61 anni.

Poco più di tre anni dopo, il 14 gennaio 1894, la stessa donna dà alla luce un secondo figlio che viene chiamato Pennisi Sebastiano. Nell’atto sono indicati sia il luogo di nascita del bambino, via Callipoli, sia l’età della madre, 26 anni; ne aveva dunque 23 quando nacque Isidoro. Questa volta, inoltre, è la stessa Pennisi a presentarsi allo Stato Civile del Comune etneo (testimoni sono un calzolaio di 40 anni e un “industrioso” di 47) e a dichiarare di non poter riferire il nome del padre.

Quanto detto ci fa riflettere su tre punti:

  1. Isidoro e Sebastiano sono figli dello stesso padre? Certamente sì, come vedremo dopo.
  2. Se la madre non aveva cambiato abitazione, anche Isidoro potrebbe essere nato nella stessa casa di via Callipoli, ma la mancata indicazione del numero civico non ci permette oggi di individuarla.
  3. Tre dei testimoni sono calzolai. Si tratta di un fatto casuale, oppure ciò può indurci a pensare che la famiglia della madre appartenesse a tale ceto artigianale?

La vicenda umana e il ruolo paterno

Nulla sappiamo sui rapporti dei due fratelli con i genitori. Tuttavia, sino al 27 ottobre 1913 Isidoro risulta certamente domiciliato a Giarre, poiché questa è la data in cui, dinanzi al sindaco-ufficiale di Stato Civile di Giarre, Mariano Sciacca, “è comparso Pennisi Isidoro di Concetta, di anni 23, musicante, domiciliato in Giarre”, per presentare un atto del notaio Girolamo Romano di Siracusa, datato 7 ottobre 1913, con il quale “Grasso Eduardo fu Isidoro, maestro di musica, nato in Messina [nel 1852, ndA], domiciliato e residente in Siracusa” riconosce come propri figli naturali Isidoro e Sebastiano Pennisi, nati entrambi dalla sua unione con Pennisi Concetta. Al di là del tardivo riconoscimento paterno, si può pensare che la relazione tra la Pennisi e il padre dei suoi figli sia durata a lungo, tenuto conto che il secondo nasce dopo tre anni dal primo. Non solo: i registri del “Corpo bandistico municipale Città di Giarre” documentano una lunga presenza a Giarre del messinese Eduardo Grasso, residente in via Archimede (oggi Corso Italia), di professione “musicante”, almeno dal 1886 al 1895, nel ruolo di primo bombardino, nonché di vicedirettore della stessa banda giarrese, prima del suo trasferimento in altre sedi.

Tornando al nostro Isidoro, non è noto il motivo del tardivo riconoscimento della paternità, avvenuto quando il genitore, Eduardo, ha già 61 anni. Pentimento, rimorso o che cos’altro? Non lo sappiamo. Tuttavia due particolari lasciano pensare che egli abbia in qualche modo mantenuto un legame con la Pennisi e che quindi, seppure a distanza, abbia seguìto la crescita dei figli e, verosimilmente, abbia contribuito alla loro formazione:

  1. È vero che sant’Isidoro è il patrono di Giarre e che si tratta di un nome diffuso in loco, ma è altrettanto vero che Isidoro è il nome del nonno paterno, che la Pennisi accetta di attribuire al figlio.
  2. Dagli atti risulta che Eduardo è di professione “maestro di musica” e Isidoro “musicante”. È solo una coincidenza, oppure tra padre e figlio vi fu un rapporto tale da consentire la trasmissione dell’arte? E poi, chi ha mantenuto agli studi Isidoro, andato a diplomarsi a Torino e a Palermo?

La domanda resta aperta. La risposta difficile, se non impossibile. Certo è che da lì a poco Isidoro prende le distanze dalla famiglia d’origine perché, pur prestando la propria opera in varie località, stabilisce il proprio domicilio definitivo a Siracusa, almeno dall’età di 25 anni allorché, il 24 luglio 1915, qui si unisce in matrimonio con Cocciniglia Carmela. Rimasto presto vedovo, si risposa sempre a Siracusa il 27 aprile 1920 con Cassia Angelina. Tutto questo ci fa pensare che i figli avuti da Isidoro (agli atti di Giarre non risulta quanti) non abbiano mantenuto rapporti con Giarre. Né ci aiutano gli atti relativi al fratello Sebastiano, che non riportano alcuna annotazione successiva a quella del riconoscimento paterno.

L’ultima annotazione agli atti dello Stato Civile è quella della morte a 65 anni di Isidoro, avvenuta il 14 luglio 1955 a Siracusa, atto n. 240, nel cui cimitero monumentale è sepolto al n. 606 ZM.

Il curriculum artistico

Diplomatosi in Composizione e in Strumentazione per banda alla Scuola moderna di Torino e al Conservatorio di Palermo, Isidoro Grasso insegnò pianoforte e archi all’Istituto musicale Santalamessa di Ascoli Piceno. Successivamente si dedicò alla direzione di bande musicali in varie località della Penisola e della Sicilia (Basicò, Menfi, Barcellona Pozzo di Gotto, Oppido Mamertino, Milazzo), conseguendo però i maggiori successi nel periodo in cui fu chiamato alla direzione delle affermate bande musicali di Canicattini Bagni e Siracusa.

E fu proprio durante gli anni in cui esercitò la sua attività nella provincia aretusea che egli diede la migliore parte di sé, malgrado le non felici condizioni imposte dal periodo bellico durante la prima metà del secolo scorso. Infatti, Isidoro Grasso, cinquantenne, all’inizio della seconda guerra mondiale giunse da sfollato a Canicattini Bagni, collocata sulle prime pendici collinari di Siracusa, dove si intrattenne sino alla fine del conflitto. Durante questo periodo gli fu affidata la direzione di quel che era rimasto del corpo bandistico, decimato dalla chiamata alle armi di diversi musicanti. Egli si prodigò per reggere un organico ridotto, riuscendo a mantenere quella continuità che permise di riprendere la tradizione dopo il ritorno dei musicanti impegnati al fronte. Oggi, a ben 153 anni dalla sua fondazione, nel 1870, possiamo affermare con cognizione di causa che è anche grazie all’opera di Isidoro Grasso – oltre che di altri autorevoli maestri che ne hanno assicurato la continuità – che la Banda musicale di Canicattini Bagni è considerata una “orchestra per fiati” (come definita da Ennio Morricone) tra le più affermate nel panorama bandistico internazionale.

Probabilmente il periodo bellico particolarmente travagliato contribuì ad adombrare una figura così interessante come quella del Grasso, per questo ritenuto a torto un maestro di transizione. Ma il suo itinerario artistico merita attenzione, alla luce anche della sua complessa vicenda umana, come già descritto, che incise certamente sulla sua formazione.

Tra le benemerenze, Isidoro Grasso ottenne la “Gran Croce” di membro onorario dell’Accademia di Santa Cecilia e la “Croce d’oro” degli “Uffici musicali Giuseppe Verdi” a Salzano-Venezia.

Via Isidoro Grasso

Isidoro Grasso, il giarrese “Maestro di musica”Le sue composizioni, oltre che procurargli i più ambiti premi nazionali e internazionali, sono state pubblicate dalle più importanti case editrici musicali. Tra queste, ricordiamo in particolare il poema sinfonico «La piccola fioraia» e le marce sinfoniche Autunno, Edelweiss, Menfi, Milazzo, Primavera, Patria di

Archimede; le marce militari Dora e Saluto a Barcellona; le marce funebri e religiose Cuore infranto, Eterno dolore, S. Eduardo Re, Madonna delle lagrime; i ballabili Tango delle viole, Ricordo d’amore, Dolce rimembranza.

Diversi testi e autori citano Isidoro Grasso sia come compositore sia come direttore tra i più affermati nel panorama musicale italiano della prima metà del XX secolo.

Su proposta di chi scrive, quale componente della Commissione per la toponomastica, nel 2008 l’amministrazione comunale di Giarre ha intitolato a Isidoro Grasso una via cittadina nella zona sud di recente sviluppo urbanistico nei pressi del Palasport.

Paolo Amato