Riposto, “Non siamo illegali, ma riconosciuti. Generato un clima d’odio”. La chiesa Carismatica replica al Vescovo VIDEO

VIDEO: LA REPLICA DEL VESCOVO DELLA CHIESA CARISMATICA, CORRADO

“Non possiamo essere noi quei Ministri che il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti definisce “invalidi”, poiché nel 2002, a Montreal, il cardinale Gagnon fu invitato ad investigare, su mandato del Papa, Giovanni Paolo II, sulla validità degli ordini episcopali ricevuti da mons.Andrè Letelliee, i quali sono stati riconosciuti validi”.

Lo afferma con determinazione il Vescovo per l’Europa e il Mediterraneo, mons. Salvatore Corrado  che ha convocato una conferenza stampa nella sede di via Cialdini a Riposto, rimarcando che la nota del Vescovo Raspanti, con le gravi affermazioni generiche esplicitate “mettono in pericolo l’incolumità dei miei sacerdoti, in particolare con gravi minacce anche di morte”. 

I fatti. Nei giorni scorsi, il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti, poco prima della vigilia dello scorso Ferragosto, con una nota diffusa alla stampa e consegnata a tutte le parrocchie della diocesi di Acireale e in particolare a quelle nel  territorio di Riposto, aveva messo in guardia i fedeli dal “rischio di ritenere cattolici i ministri e gli altri esponenti delle comunità che, pur non avendo alcun vincolo di comunione con la Chiesa Cattolica Romana e con il Papa, con l’uso degli stessi abiti ecclesiastici con celebrazioni liturgiche che si richiamano a quelle della Chiesa Cattolica, possono indurre in errore”.

Non solo. Il vescovo di Acireale invitava, poi, a prendere le distanze da  “ministri di altre comunità ecclesiali presenti sempre nel territorio di Riposto, che, pur non definendosi cattoliche, operano in modo da fare pensare di esserlo”. Raspanti ribadiva che “coloro che dovessero partecipare alle celebrazioni di queste comunità ecclesiali e ricevere i Sacramenti, si pongono fuori dalla Comunione con la Chiesa Cattolica, incorrendo nel delitto di scisma, che comporta la pena canonica della scomunica “latae sententiae”.

Da qui la secca replica della chiesa Carismatica che  “pur non essendo stata direttamente chiamata in causa”, ha spinto i vertici ecclesiastici della Catholic Charismatic Church, a prendere posizione, respingendo con forza le accuse mosse dall’alto prelato acese, invitandolo a “specificare e chiarire a quali soggetti e comunità sono rivolte le generiche accuse contenute nella sua nota, al fine di evitare che si verifichino, in futuro, altri spiacevoli episodi che potrebbero dar luogo ad eventuali azioni legali”.