Correva l’anno 1973 quando un gruppo di giovani associati della Sezione AIA (Associazione Italiana Arbitri) di Catania decideva di istituire, nella vicina Acireale, una nuova Sezione arbitrale. L’idea, inizialmente, non bene accolta dai responsabili del tempo, divenne, però, presto realtà. Il desiderio di alcuni associati, di ampliare la famiglia dell’AIA, infatti, era talmente forte da superare dinieghi e difficoltà. Ai nastri di partenza, carichi di entusiasmo e tanta passione, l’ingegnere Pietro Nicolosi, oggi, dirigente benemerito nazionale e Pippo Rossi, coadiuvati, successivamente, da Delfo Grasso, oggi, presidente onorario, Olindo Ausino, Giuseppe Raciti, Graziano Finocchiaro, Francesco Grasso, Orazio e Salvatore Brischetto, Nino Cavallaro, Santino Creati, Antonio Di Carlo, Salvo Grasso e Nino Scandurra. Un team, compatto, con la passione dell’arbitraggio, determinato ad ampliare la famiglia dei fischietti siciliani che, a distanza di breve tempo, riesce a tirare su, con orgoglio, la nuova Sezione, che comincia presta ad attirare numerosi giovani, desiderosi di iniziare la carriera sportiva all’interno di un progetto che, unitamente all’arbitraggio, offriva spunti di crescita fisica e morale.
Gli anni passano, i responsabili si alternano, così come i presidenti che con serietà e dedizione hanno saputo guidare, in questi 50 anni, gli associati sulla strada della correttezza e della professionalità seguendo le regole di una organizzazione basata sui valori etici e sportivi qual è quella dell’AIA. Il cammino, negli anni che si susseguono, non è semplice, ma i tanti momenti lieti riescono a dare la forza ai dirigenti di proseguire il percorso intrapreso, ottenendo ben presto, risultati che vanno oltre le aspettative, come quelli caratterizzati dal vedere i propri giovani associati calcare campi regionali e nazionali, distinguendosi per impegno, qualità e risultati. Tanta la strada percorsa, numerosi i ragazzi che, nel corso degli anni, hanno attinto formazione e meriti dalla Sezione acese, tanti i presidenti che dal 1973 ad oggi si sono succeduti.
Dodici anni da arbitro, 40 da delegato tecnico e collaboratore dei presidenti, che negli anni si sono succeduti, colonna portante della Sezione AIA di Acireale, Delfo Grasso, presidente onorario, afferma: «Il mio servizio all’AIA, passione di vita, è stato e continua ad essere ripagato, ampiamente, dai risultati e dalla gratitudine espressa dai ragazzi che ho seguito e seguo ancora oggi. A ciascuno di loro va tutta la mia ammirazione, per la passione e la voglia di andare avanti che li contraddistingue. A loro il mio grazie, perché il loro successo è testimonianza di vita vissuta all’interno della nostra Sezione, dove il rispetto dei valori e delle regole rappresentano il principio fondamentale della vita di un arbitro».
«La storia di questa sezione – aggiunge, a conclusione, il presidente nazionale dell’AIA, Carlo Pacifici – è stata scritta con il contributo di tutti e di ciascuno. Compiere 50 anni di vita arbitrale rappresenta un momento importante, per l’attestazione dei valori sportivi e umani che va oltre il momento celebrativo. Questa associazione – prosegue Pacifici – vanta, oggi, 206 Sezioni, su 107 provincie, che rappresentano la parte importante di questo Paese. Ogni anno migliaia di ragazzi scelgono la legalità e il fare l’arbitro, rappresentando lo sport non in maniera virtuale, ma scendendo in campo, tutte le settimane, con senso di appartenenza e spirito di sacrificio, facendo sì che le regole vengano rispettate. Quest’anno celebriamo i 75 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani dove all’articolo 2 è scritto: ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna… Nonostante ciò, dopo 75 anni, siamo ancora a parlare di discriminazione. Le nostre sezioni sono sezioni aperte, che fanno dell’antidiscriminazione un baluardo importante, non per niente abbiamo abbracciato a pieno titolo un progetto promosso dalla Federazione Italiana gioco calcio che si chiama “Uniti dagli stessi colori”. Non basta, infatti, far parte di un gruppo o di una associazione per sentirsi appartenenti, il senso di appartenenza avviene attraverso l’identificazione e noi ci sentiamo identificati con questa Associazione, della quale accettiamo e condividiamo i valori della cultura sportiva e non che trasmette. Sentire di appartenere ad una comunità – prosegue Pacifici – serve a migliorare la nostra vita, a sentirsi utili, a farsi accettare e a migliorare il confronto con gli altri. Einstein diceva, ai suoi studenti, che il motivo più importante per lavorare nella vita è il piacere del lavoro, il piacere del risultato e la consapevolezza del valore del risultato per questa nostra comunità, incitandoli a diventare non uomini di successo, ma uomini di valore. Gli arbitri non lavorano con lo sport, ma lavorano per lo sport. Da luglio, lavoriamo a testa bassa per cercare di limare le tante problematiche legate ad una legge che non ci appartiene. La violenza, non possiamo minimizzare un aspetto così importante, perché lo sport è divertimento, lo sport è cultura, lo sport è rispetto delle regole, e la violenza non può far parte del nostro essere sportivo. Non si possono minimizzare, infatti, i 400 casi di violenza che ci sono stati lo scorso anno, anche in virtù delle 550 mila partite che copriamo ogni anno. Finché c’è un episodio di violenza dobbiamo lavorare a testa bassa. Non per niente, quest’anno, abbiamo ampliato il valore di una commissione che non è più osservatorio della violenza, ma è contrasto alla violenza e, non per niente, abbiamo messo a capo di questa commissione l’ex presidente dell’AIA, Alfredo Trentalance, proprio perché ne cogliamo appieno l’importanza e la valenza. E poi, il reclutamento, linfa vitale per le nostre sezioni che vivono con un ricambio generazionale importante. Da qui, la scelta di fare una riforma culturale importante come quella del doppio tesseramento, che offre la possibilità di entrare nelle società e portare cultura sportiva. E poi il reclutamento, la cui fucina primaria sono le scuole. Diceva un grande fisico, per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, guardate le stelle e non i vostri piedi, per cui dico, guardiamo sempre in alto, cerchiamo di guardare ai massimi sistemi e non alle piccole problematiche di quartiere. Diceva un grande scrittore, tra vent’anni non ricorderemo le cose che abbiamo fatto, ma quelle che non abbiamo fatto. Ecco perché ci dobbiamo rimboccare le maniche e fare, partecipare, condividere, anche aspramente, crescere all’intero di una associazione che vive da 112 anni. Da qui, l’augurio che faccio oggi a noi stessi e alla sezione di Acireale che compie 50 anni è quello di celebrare adeguatamente il passato, vivere il presente con tutti questi nostri giovani e guardare sempre al futuro».
Riconoscimenti, a fine serata, sono stati consegnati agli ex presidenti di sezione, agli associati storici, nonché ai giovani arbitri esordienti dalla seconda categoria in su. Un rinfresco, infine, ha riunito i presenti in un noto ristorante della zona. Buon compleanno AIA@Acireale, ad maiora!!!
Rosalba Azzarelli