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“Il Mare”… primo di una trilogia

“Il Mare”… primo di una trilogia

A un anno dall’uscita del romanzo del prof. Antonino Alibrandi, attesa per i prossimi due volumi

Un anno fa, nel settembre 2022, veniva pubblicato da “L’Erudita” (marchio della casa editrice Giulio Perrone di Roma) il primo romanzo del prof. Antonino Alibrandi, dal titolo “Il Mare”, che ha ottenuto notevole successo di pubblico e di critica ed è stato frequentemente presentato e particolarmente nel nostro territorio (avendo, in dette presentazioni, nella prof.ssa Nellina Ardizzone e nel regista Cristian De Mattheis i migliori interpreti critici). È romanzo che avrà completamento in una trilogia che vedrà ancora la pubblicazione, dello stesso autore, de “Il Fuoco” (già in fase di scrittura) e de “Il Vento”.

“Il Mare” è romanzo dalla complessa intelaiatura narrativa (e con un linguaggio per molte parti “poetico” e strutturalmente” baroccheggiante”). È ambientato nell’Impero Austro-Ungarico, fra gli anni trenta dell’Ottocento e il 1907 (il protagonista, l’ungherese Kun Andràs, vive fra la sua città natale, Brassò, Godollo e Praga). Molti i temi; i tre prevalenti, quello dell’Amore, quello dell’Europa (di “un’Europa come originale Unione di stati sovrani”; tema a cui conseguono quelli di cos’è l’Identità europea e del suo rapporto col passato e soprattutto con la Romanità in merito alla cui periodizzazione, così come quella dell’intera Classicità, Alibrandi propone, per bocca di Andràs, soluzioni del tutto alternative, fondate sul concetto che a concludere una periodizzazione storica è il finire di un progetto di civiltà e non solo le sue mutazioni istituzionali), quello della “Parola vivificatrice della realtà” (e noi aggiungiamo, anche “conoscitrice della realtà”).

Profondamente è trattato il “tema dell’amore”, in molte sue sfaccettature: Kun Andràs attraversa la sua vita all’interno di tre rapporti amorosi, quello infantile per la piccola rumena Michaela, quello della prima età adulta per l’ungherese Kelemen Jùlia (vissuto a Szentendre, senza che mai entrambi proferiscano parole per tutti i lunghi mesi della loro relazione, la quale si caratterizza per il contatto fisico pieno di imprevedibilità fino al possesso totale che comunque lascia lei intatta in quella verginità che ha promesso a quel fidanzato, che sta lì per lì per sposare) e quello della piena maturità, l’unico vero grande Amore della sua vita, per l’italiana, siciliana di Catania, Lucia Parisi (amore totale e assoluto che il protagonista non sarà mai in grado di indirizzare verso la creazione di una famiglia; Andràs non ha mai visto, sino a quel momento, il mare e dopo ogni rapporto fisico con Lucia chiede a lei, che il mare lo ha visto, proprio com’è il mare e Lucia glielo descrive ogni volta in maniera diversa, a tal punto che in ogni descrizione il mare assume i connotati metaforici ora dell’”Amore”, ora dell’”Odio”, ora della “Conoscenza”, ora dello “Stato”, ora dell’”Amicizia”, ora della “Morte, ora della “Resurrezione”). Ma, nel romanzo, l’”Amore”, con alta valenza, è quello anche spirituale che porta la sorella di Andràs, Anna, alla monacazione. E l’”Amore” è quello tenerissimo che lega il lupo “Larss” alla vecchina Maruta, in quella “favola del lupo di Natale” che è fra le migliori pagine del testo; ed è quello che lega Dio al Golem in un altro racconto interno fra i più apprezzati dalla critica.

Sì, perché “Il Mare” è un romanzo dai notevoli incastri narrativi, di racconti sentiti, ascoltati e riportati in questo racconto riepilogativo e lungo della sua vita che Kun Andràs fa a se stesso davanti a continui boccali di birra in una tarda sera d’autunno del 1907, in una birreria di Praga, “U Pevnosti; e, oltre a quelli citati, meritano menzione i racconti di “Vlad Tepes, Dracula”, “San Giovanni Damasceno e la Madonna Tricherusa”, “San Giovanni di Rila”, “Verso Leopoli: il Turul”, “Melisso Michelini e Pelaghija Mazur”, “Jean Chénier e artina Martinik”, “La battaglia di Balaklava”, “Ibrahim e Cecilia” (il mio preferito), “A Sopron, Emma e Attila”, “San Francesco e i tre ladroni” (rielaborazione della famosa novella francescana), “La tragica morte di Klaudia Zsuzsanna Rhédey”, “Bartolomeo Diaz, oltre il Capo di Buona Speranza, verso l’Impero del prete Gianni”, “Geroldo a Canossa”, “L’inopportuna morte di Rolf Muller, Margareta Weber e Ralf Fischer”, “Giovanni de Britto, Lorenzo Imbert, Andrea Kim Taegon e il continuo sangue dei martiri”. “La Chronica Bohemorum di Cosmas di Praga”. Ma, è Amore totalizzante soprattutto quello che lega Andràs al padre (ucciso nel 1849, per conseguenza dei moti dei mesi prima) e alla madre (morta prima che il protagonista è costretto a recarsi a Praga, dove vivrà per circa metà di secolo) e che spiegherà, quasi come sotto traccia, i molti risvolti del romanzo, che lasciamo in questo articolo non trattati per non privare il lettore del piacere della loro lettura.

Concludiamo con alcune parole della dotta e lunga recensione critica che la prof.ssa Pina Ardita ha scritto, sul romanzo “Il Mare”, per la rivista “Il Convivio (Anno XXIV, numero 2, Aprile-Giugno 2023, pag. 83): “…Il romanzo non può essere catalogato come storico, e neanche come psicologico o romantico, in quanto esso, nella sua tipologia, abbraccia quesi vari ambiti, perché l’eternità ha insito in sé il Tutto. Il narratore è la stessa anima dello scrittore che narra della sua esistenza in una frazione temporale ben definita…mettendo in rilievo, non solo gli avvenimenti succedutisi, ma da studioso e cultore della Storia Moderna, egli analizza gli effetti che hanno determinato e che avrebbero determinato, alcune scelte storiche in Europa…”.

Gabriele Garufi

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