“Pas de Sicile”, l’ultimo romanzo di Domenico Cacopardo

Pas de Sicile, Niente della Sicilia o Basta della Sicilia, è il titolo dell’ultimo romanzo di Domenico Cacopardo Crovini. Ma sarà poi vero niente Sicilia?

L’autore, che ha ambientato tutti i sui romanzi nell’isola, per questa sua ultima fatica letteraria ha immaginato, invece, la ricca cittadina di Candora, nel nord-est d’Italia. Il nome del protagonista del romanzo, l’anziano magistrato Domenico Palardo, però, rievoca già la Sicilia, giudicata con criticità dallo stesso protagonista, alias voce narrante e autore, nonostante la passione che si evince per la cultura e la natura verso l’isola.

Non è solo l’artifizio del nome del protagonista a ricordare la Sicilia, infatti lungo la trama del testo sono rievocati i ricordi di Palardo di antiche vacanze trascorse con gli amici in Sicilia, la figura di Renato Guttuso e quella di Stefano D’arrigo, l’uccisione di Salvatore Giuliano e le estati indimenticabili della sua gioventù trascorse nel mare tra Messina e Giardini.

Il nucleo dei fatti del testo è una storia realmente raccontata all’autore, nucleo dipanato attraverso il genere poliziesco, anche se non in senso classico. Tutto ha inizio dall’invito degli amministratori di Candora rivolto a Domenico Palardo, affinché coordini  la pubblicazione di  un volume per i cent’anni della costituzione del comune. Proprio a Candora Domenico, decenni prima, aveva svolto il primo lavoro di segretario generale, antecedente alla sua carriera di magistrato.

L’idea dell’amministrazione è quella di onorare i personaggi che hanno dato lustro al comune. In particolare l’imprenditore Siro Sieroni il quale, dopo la guerra, da perfetto sconosciuto si era trasferito a Candora realizzando una serie di aziende che avevano dato opportunità di lavoro al territorio. Per la pubblicazione del testo il magistrato Palardo è supportato da uno staff con cui inizia a tracciare l’impostazione degli interventi da raccogliere nel volume.

Domenico Palardo desidera che le ricerche rivelino ed attestino qualcosa di più della facciata economica ufficiale dell’imprenditore, infatti è interessato anche alla sua figura privata e alla sua sconosciuta storia antecedente all’arrivo a Candora. Tramite contatti con la famiglia ufficiale e ufficiosa, amici e conoscenti, attraverso indagini ed acquisizioni di fatti accertati, l’anziano ed esperto magistrato scopre di Siro Sieroni segreti personali che hanno a che fare con la sua “capacità“ imprenditoriale.

Il romanzo affronta la questione del permanere degli allarmanti odierni rigurgiti fascisti, delle incoerenze e connivenze di alcuni amministratori locali nel gestire la cosa pubblica e affronta, anche, il tema delle depredate ricchezze degli ebrei durante la guerra.

Questioni aperte, soprattutto l’ultima, quella dei beni sottratti ad alcuni componenti della comunità ebraica italiana, che non è mai stata risolta istituzionalmente e politicamente. Non a caso, infatti, il nome ideale di Candora che emana qualcosa di candido e di pulito come dovrebbe essere una comunità, locale e nazionale, nel suo farsi e governarsi. E non a caso il romanzo finisce con la sconfitta di Domenico Palardo, che scrive il capitolo del libro per il centenario del Comune sulla vera storia di Siro Sieroni, ma per decisione di alcuni amministratori di Candora non viene inserito nel volume, la cui realizzazione era stata affidata allo stesso Domenico Palardo. Una storia ufficiale ma monca, ancora una volta, dell’intera veridicità dei fatti accaduti. Situazione tipica dell’Italia!

Ed infine, a sorpresa, dopo avere scritto tanto della paterna parentela siciliana nei suoi tanti romanzi, nel capitolo 15 Le mie ragioni del suo ultimo lavoro, il nostro Domenico Cacopardo dedica alcune pagine alla sua famiglia materna, Crovini, che ha costituito terreno fertile per la formazione dello stesso autore. Se la famiglia del sud ha significato vacanze e divertimenti balneari, quella del nord invece è stata quella del rigore, dei principi e della cultura. E’ in virtù di questa formazione che la voce narrante, nonché autore del romanzo, si batte ancora per la verità dei fatti. Ed ancora a sorpresa l’autore firma questo ultimo lavoro con il doppio cognome, paterno e materno, Domencio Cacopardo Crovini.

Ricordo, infine, che nel luglio del 2005 il nostro autore, che è stato Consigliere di Stato, ha presentato nel salone comunale di Riposto il suo romanzo Virginia, ambientato tra Giardini e la nostra zona etnea.

Nunziatina Spatafora