Un declino inesorabile. Macchia, 5 mila abitanti, un tempo frazione vivace e baricentro culturale di Giarre, vive un presente desolante. Le infrastrutture pubbliche versano in stato di abbandono, il decoro urbano è compromesso e la viabilità disordinata regna sovrana.
Simboli di un’epoca passata. L’anfiteatro del parco giardino comunale di viale dello Jonio è inagibile e con essa i servizi igienici che attendono i lavori di manutenzione – c’è un finanziamento della Regione – da quasi 2 anni; la villetta di piazza Tricolore, in pieno centro, è in totale stato di degrado. Il lavatoio storico di via Principe di Piemonte è completamente avvolto dall’erba alta. Una indecenza. Sotto gli occhi di tutti.
Cultura negata. Il museo antropologico di piazza San Vito è chiuso da anni per l’inagibilità dei locali, privando la frazione di un importante presidio culturale.
Un cantiere al rallentatore. I lavori per la rivitalizzazione dell’ex asilo intercomunale di via Russo, finanziati dal Pnrr, si sono fermati a causa di ritardi nei pagamenti all’impresa. Il crono-programma dei lavori rimane vittima delle pastoie burocratiche. La sede distaccata della polizia locale in via Principe di Piemonte è chiusa e con essa anche la Delegazione comunale. Mentre uno dei locali è stato concesso ad una associazione.
Il vice sindaco Claudio Raciti, pur ammettendo le criticità, non offre soluzioni concrete. La speranza di un futuro migliore per Macchia rimane flebile, l’uscita dal dissesto finanziario del Comune di Giarre potrà consentire – rimarca Raciti – di assumere nuovi vigili e quindi, ove possibile, riattivare il presidio di Macchia”.
A Macchia, dunque, anno zero. Tra l’immobilismo che primeggia su tutto, i servizi negati e le speranze infrante. Una frazione che ha perso anche la centenaria caserma dei carabinieri e che rischia di trasformarsi in una pietra tombale su una frazione che ha smarrito la sua identità e la sua nota vitalità politica.