Nel pomeriggio di ieri, 6 marzo, in una delle sale de “Le Ciminiere” di Catania, l’ufficio pastorale scolastico dell’Arcidiocesi di Catania ha organizzato un convegno per docenti, educatori, genitori, e non solo, sui percorsi per educare all’affettività.
Dopo i saluti dell’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, che ha sottolineato l’importanza di educare prima noi stessi per poi poter educare gli altri, ha preso la parola Saverio Sgroi, educatore e psicologo.
Sgroi ha parlato di “verità” per quello che riguarda la sessualità, ovvero dell’incapacità dei giovani di oggi ad approcciarsi all’affettività. Si parla troppo di sesso, ma mai di sentimenti perché vi è una frattura tra la sfera cognitiva e la sfera affettiva: l’individuo si emoziona, ma non sa sentire. È dunque necessaria una comunicazione efficace con i giovani, che sussiste solo quando riusciamo a dare valore al loro punto di vista e impariamo ad ascoltarlo, a tenerne conto. La loro fragilità sta nel fatto che vivono di emozioni, a discapito di sentimenti e passioni. Un bel problema se consideriamo che solo quest’ultimi sono duraturi! Per tali motivi è importante approcciarsi a una educazione completa: educazione sessuale, educazione di genere e educazione affettiva nel loro insieme.
Alfredo Petralia, docente di informatica e animatore digitale, è intervenuto durante la seconda parte del convegno. Si è soffermato sulla differenza tra i giovani che usano i social per rafforzare amicizie e relazioni che hanno anche dal vivo e quelli che le “vivono” solo ed esclusivamente tramite i social. L’incapacità dei secondi di approcciarsi alla realtà è una delle conseguenze della nuova tecnologia, che di certo è neutra, ma che favorisce determinati comportamenti, spesso spiacevoli (come il cyberbullismo). L’approccio alla pornografia avviene in maniera precoce e le conseguenze, tra le altre, sono la riduzione del desiderio e la chiusura verso il mondo esterno. Ciò non ci deve fare dimenticare che la tecnologia ha molto da offrire in maniera positiva, se usata con criterio. Pensiamo, per esempio, alle varie applicazioni usate nelle scuole che facilitano l’apprendimento.
Moderato dal direttore del suddetto ufficio, Marco Pappalardo, scrittore e docente, il convegno si è chiuso tra gli applausi dei seicento presenti in sala, altamente coinvolti, come mostrato dal numero delle domande poste a fine serata.
L’educazione affettiva, dunque, dovrebbe essere vista come “educazione del nostro cuore” e la comunicazione sarebbe molto più efficace se si usasse il giusto linguaggio: quello dell’amore.
Nhora Caggegi