Giarre, interessante tavola rotonda su Goliarda Sapienza e la sua opera nel centenario della nascita

Lo scorso 28 febbraio si sono aperti i festeggiamenti del centenario di Goliarda Sapienza nella sala degli specchi del palazzo municipale di Giarre, dove si è svolta la Tavola rotonda “Sul filo della Sicilia… Goliarda Sapienza e la sua opera nel centenario della nascita”, organizzato dalla Società Giarrese di Storia Patria e Cultura con il patrocinio del Comune di Giarre.

L’importanza dell’evento è stata sottolineata dall’Assessore alla Cultura Tania Spitaleri e dall’Assessore alla Pubblica Istruzione Antonella Santonoceto che, porgendo i saluti ai presenti in sala, riempita oltre misura, hanno manifestato soddisfazione per i tanti eventi culturali organizzati dalle Associazioni socio-culturali che operano in città e che riscontrano, sempre più, l’interesse della collettività.

Il Presidente della Società Giarrese di Storia Patria e Cultura Carmelo Torrisi, dopo aver ringraziato tutti i presenti, ha introdotto l’argomento della Tavola Rotonda e ha letto i nutriti curricula dei relatori e del pianista e compositore Mario Guarnera, che ha eseguito dei brani scelti al pianoforte. e

La prof.ssa Maria Pia Russo ha introdotto l’argomento con la biografia di Goliarda Sapienza e le scoperte editoriali. Le prime battute hanno lasciato intravedere subito una storia, che va al di là della protagonista Goliarda Sapienza. Interessanti le notizie sulla sua famiglia allargata e quelle sui genitori di Goliarda che hanno operato sempre a soccorso delle classi più deboli della collettività catanese, pagando per questo un pesante tributo che ha condizionato la fanciullezza di Goliarda e la vita della intera famiglia.

Il fervore con cui la relatrice racconta gli usi della società catanese ai primi anni del Novecento dà l’idea di un vaso che trabocca, perché troppo pieno e che richiederebbe più del tempo a lei concesso.

Il secondo intervento è stato svolto dal prof. Dario Stazzone Presidente della Società Dante Alighieri di Catania per trattare sulla Catania sotto il fascismo. Il relatore ha inizialmente fornito notizie sulle condizione socio-economica della città di Catania, mettendo in evidenza l’avvicendarsi dei tanti personaggi che ne hanno retto politicamente le sorti dai primi del Novecento fino all’avvento del fascismo. Di questo periodo ha ricordato la restrizione della libertà personale che ha riguardato anche la famiglia Sapienza, che in vari modi si oppose al regime pagando un prezzo elevato.

L’ultima parte dell’intervento del professore Stazzone ha riguardato la storia di Catania negli anni Sessanta: la “Milano del Sud” che in un clima di euforia, in un disordine edilizio senza precedenti, con la scusa del risanamento del centro storico, venne “sventrata” nel quartiere San Berillo con l’idea di abbellire la città e creare un  cuore economico.

L’intervento di Cono Cinquemani, scrittore e poeta, si innesta di seguito alle conclusioni del prof. Stazzone con il tema da trattare “questioni autobiografiche e le “trame” del quartiere”. La sua appassionata esposizione è pregevole, perché ha il senso di una passeggiata culturale dentro il centro storico di Catania, quello che i catanesi appellavano “Civita”, ovvero San Berillo, in cui la famiglia Sapienza ha avuto la fortuna di vivere. Era il periodo della grande stagione del cinema e dell’opera dei pupi degli Insanguine, elementi importantissimi che hanno consentito a Goliarda di romanzare la sua vita all’interno di san Berillo

Con una mappa del quartiere di San Berillo, quando ancora non era intervenuto lo “sventramento”, si notano i luoghi in cui ha vissuto fanciulla Goliarda. Andiamo in via Pistone n° 20, dove al secondo piano di questo palazzo Goliarda visse parte della sua vita, prima di trasferirsi nel 1941 a Roma per studiare all’Accademia d’Arte Drammatica, proseguiamo verso il Cinema Mirone dove la fanciulla assume le fattezze di “Jean Gabin” e poi attraversa la casbah di Catania proprio come Jean per quella di Algeri.

Viene menzionata anche  un’associazione, denominata “Trama di quartiere” che oltre, a raccontare meglio la storia di Goliarda Sapienza, svolge un ruolo importante all’interno del quartiere, perché fa da ponte ai nuovi cittadini che lo abitano assicurando loro accoglienza, assistenza e cura.

La prof.ssa Cinzia Emmi con ripercorre la parabola dei romanzi autobiografici, perché solo di recente abbiamo i romanzi postumi e dal 2012 sono comparsi numerosi studi monografici.

Cinzia Emmi, che ha ben approfondito la questione, non si trova d’accordo a suddividere le opere di Goliarda in due parti: pre e post il 1980, anno della carcerazione. La Emmi sostiene che è più giusto collocare le opere della Sapienza in tre periodi della sua vita. Il primo, quello dell’infanzia con la produzione del suo primo romanzo “Lettera aperta” del 1967 che raccontava l’infanzia catanese, seguito da “Il filo del mezzogiorno” (1969) che sono opere scritte con un lessico elegante che risente delle letture dei grandi classici degli autori italiani e stranieri di fine Ottocento e inizi Novecento.

Le opere dell’età adulta sono “Io Jean Gaben” e ”Appuntamento a Positano”, scritti con maggiore fluidità. Mentre la scrittrice si dedicava alla redazione del romanzo epopea, il suo romanzo più celebre, “L’arte della gioia” che fu pubblicato postumo per intero da Stampa Alternativa nel 1998, a cura di Angelo Maria Pellegrino e solo dopo la scoperta francese anche In Italia per i tipi di Einaudi,

La Prof.ssa Emmi racconta che durante la stesura di questo romanzo Goliarda si isolò completamente dal mondo per lungo tempo e quando riapparve trovò dei cambiamenti profondi; quindi, sul modello materno, pensò che l’unico modo di raggiungere la vera umanità fosse quello di farsi carcerare. Ciò che accade realmente. Nel 1980 Sapienza rimane carcerata per 7 giorni a Rebibbia e lì incontra un nuovo mondo fatto di persone drogate, di ragazze madri, di donne violentate. Così inizia la narrazione del vissuto di queste donne dentro e fuori dal carcere: nascono le opere che possono essere classificate nel terzo periodo dell’età matura “L’università di Rebibbia” e le “Certezze del dubbio”.

Per ricostruire l’intero percorso compositivo della Sapienza rimangono anche le poesie, le prime scritte in siciliano, anche queste postume, e quelle raccolte in “Ancestrale”, le tante scritture per il cinema e per il teatro.

Pregevoli ed applauditi gli intermezzi musicali del pianista e compositore Mario Guarnera che, rimanendo nel solco del tema, ha eseguito brani di canzoni che si richiamano alla sicilianità.

L’ultimo ad intervenire è Alfio Zappalà, che ha scelto i brani letti dai giovani aspiranti attori, i quindici allievi della scuola di teatro e cinema “Chi è di scena”, per ribadire la valenza di questi incontri che, oltre ad arricchire il contesto culturale della Città, si rivelano anche un’opportunità per i giovani che possono così mettere in mostra le loro capacità di recitazione davanti al pubblico.

Nino Raciti