Fino al 28 luglio 2024 nella prestigiosa location del museo diocesano di Catania, ubicato accanto alla cattedrale, sarà di scena il patrimonio artistico degli ordini religiosi del FEC confluito fra i beni dello Stato con la promulgazione delle cosiddette “leggi eversive dell’asse ecclesiastico”, dopo l’Unità d’Italia. La mostra è stata organizzata dalla Soprintendenza e dalla Prefettura di Catania in collaborazione con l’Arcidiocesi, il museo diocesano e il Fondo edifici di culto (FEC).
Pale d’altare, dipinti, raramente esposti al pubblico, codici miniati e volumi antichi, ma anche reperti archeologici, reliquiari, uniformi storiche, arredi, paramenti sacri, curiosità e mirabilia sono le opere d’arte esposte nella mostra “Dai Monasteri e dai Conventi”, dedicata al patrimonio artistico proveniente da luoghi di culto dell’area etnea, oggi di proprietà dello Stato. L’esposizione si conclude con una piccola sala dedicata al monachesimo femminile: esposti alcuni arredi sacri appartenenti a monasteri femminili, paliotti in argento e in seta, argenti sacri e fotografie che documentano la vita attuale in monastero.
Tra le opere in mostra, spiccano due gioielli provenienti dal patrimonio culturale di Randazzo, anche se esse non appartengono al patrimonio del FEC. Dalla chiesa parrocchiale di San Nicolò è stata data in prestito una raffinatissima tavola dipinta da un Anonimo pittore siciliano del sec. XV, (già nell’ex convento dei Minimi di San Francesco di Paola, sotto il titolo della Santissima Trinità), la “Madonna con Bambino fra le sante Agata e Lucia” e sulla lunetta di coronamento la Deposizione di Cristo nel sepolcro. Il capolavoro fu esposto in occasione della storica mostra su Antonello nel 1953 a Messina e in quell’occasione fu incluso nel contesto culturale antonelliano e attribuito a un ignoto seguace di Jacobello, figlio del grande maestro, ma che altri hanno variamente attribuito pure a un seguace di Antonio Solari, detto lo Zingaro. Indipendentemente dall’attribuzione, la tavola rappresenta un importante tassello della produzione artistica che fiorì in Sicilia nel XV secolo e nei primi anni del secolo successivo. L’altra opera proveniente da Randazzo è il reliquiario a busto di san Cremete, del 1656, rame e argento sbalzato, cesellato, bulinato e dorato, opera di un ignoto argentiere messinese, oggi custodito nel tesoro della basilica di Santa Maria, ma proveniente dall’ex convento dei padri basiliani (SS. Salvatore della Placa), poi dei padri salesiani.
La presenza di queste opere all’interno della mostra riveste un significato speciale, non soltanto per il loro valore artistico intrinseco, ma anche per il contesto storico e culturale che evocano e il gusto della committenza.
La mostra sarà fruibile fino al 28 luglio 2024 dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e il martedì e il giovedì anche dalle 15 alle 18. Aperta dalle ore 10 alle 13 di domenica 21 e 25 aprile, domenica 3 maggio, domenica 2 giugno e domenica 7 luglio. Ingresso gratuito. Le visite guidate e fuori orario sono a pagamento e vanno concordate con la direzione del Museo Diocesano.
Gaetano Scarpignato