Nel salone del Vascello del Palazzo di Città di Riposto, nell’ambito del “Maggio dei libri” è stato presentato il romanzo “Pietre Sante. Le figlie dell’Etna” di Marcello Proietto, archivista e bibliotecario, autore di saggi storici, di archivistica e biblioeconomia, che per la prima volta si cimenta nella scrittura di un romanzo.
L’evento culturale è stato promosso dal Comune di Riposto, rappresentato dall’assessore alla cultura Maria Chiara Longo, dal Club Unesco Riposto Giarre e la sua presidente M° Vera Pulvirenti, che ha presentato l’evento, l’Associazione Italiana Parchi Culturali, dalla Fidapa Porto dell’Etna (presidente Mirella Di Pino) e dalla Fidapa Giarre-Riposto (Maria Privitera), le due presidenti Fidapa hanno presentato il curricula dei due relatori, il preside e saggista Giovanni Vecchio e la scrittrice e giornalista Maria Cristina Torrisi. Un saluto è stato portato anche da Roberto Scelfo, membro del Comitato Scientifico Club per l’Unesco Aci Castello.
L’opera letteraria di Proietto è stata contestualizzata dal preside Giovanni Vecchio, il quale ha innanzitutto presentato il luogo in cui si svolgono le vicende del romanzo: Bongiardo nella prima metà degli Anni Trenta, quando ancora questa era una frazione del Comune di Zafferana Etnea (dal 1936 passerà al Comune di Santa Venerina). La vita della comunità ruotava attorno alla chiesa e alla venerazione di Maria SS. Del Carmelo; in paese tutti sapevano ogni cosa di quel che accadeva a ciascun abitante, nulla sfuggendo alle critiche e alle osservazioni delle donne del quartiere, ‘i curtigghiara.
“Il romanzo – secondo il relatore – richiama il verismo verghiano, infatti i vari personaggi parlano in modo diretto ed agiscono secondo modelli socio-culturali definiti dalla tradizione e dalle consuetudini. L’opera può definirsi un compendio “vivente” di antropologia culturale”. La vicenda ruota attorno a Don Cirino Pierasanta ‘u scarparu, che ha tre figlie (Maritta, Enna e Carmelina) e non vuole assolutamente che si sposino, ma c’è un variopinto corteo di personaggi che esprimono le tipiche usanze, la cultura, la religiosità popolare,le ipocrisie ma anche le superstizioni di quel tempo, quando non c’erano radio, i giornali li leggevano solo in pochi e la televisione sarebbe arrivata più di ventanni dopo.
Tutti i personaggi vengono individuati con il soprannome che si portano dietro per tutta la loro vita e alimentano nel lettore l’immaginario di felliniana memoria. La vicende raccontate, seppur in modo non ingombrante, vengono collocate nel periodo del fascismo e del controllo che il regime attraverso i suoi capi locali esercitava sui cittadini e non trascura neanche la lotta spietata per il potere economico che arriva a perpetrare dei delitti. Il relatore, concludendo, ha apprezzato lo stile di scrittura molto agile e coinvolgente, in quanto l’autore riesce a tenere viva l’attenzione del lettore durante l’evolversi degli accadimenti riservandogli delle soprese finali.
La scrittrice Maria Cristina Torrisi ha poi instaurato un colloquio con l’autore, premettendo che “in questa sua fatica letteraria Proietto ha avuto la capacità di coinvolgere il lettore in un tipico scenario teatrale, in cui i personaggi si animano nell’immediatezza. Essi hanno un ruolo ben prestabilito e sono presenti in un contesto interamente permeato di usi, costumi, tradizioni che appartengono ad una Sicilia antica”.
Proietto ha poi dichiarato, su richiesta dell’intervistatrice, che le ricche informazioni sulla vita di Bongiardo in quegli anni le ha ricavate dalle voci delle donne della sua famiglia, soprattutto la sua mamma, bongiardese di nascita, e la nonna materna. L’intervista ha poi focalizzato diversi punti: dall’inserimento dei personaggi in un contesto bigotto, alla narrazione della vicenda che si svolge in paese legato alle tradizioni e che alimenta il pettegolezzo. Infine, sottolineando il percorso di ricerca utile per unire storia, narrazione romanzata e fatti realmente accaduti, Maria Cristina Torrisi ha sottolineato la maestria di Proietto nel mettere in risalto il periodo storico e i cambiamenti epocali.
L’evento culturale è stato arricchito da due canti popolari siciliani eseguiti dal soprano Rosanna Lionti accompagnata al pianoforte dal M° Vera Pulvirenti.
Nhora Caggegi